Prefazione

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Min Yoongi.

Eccolo lì. Dio quanto gli stava sulle palle!

La prima volta che lo aveva visto a dire il vero era stato sul palcoscenico della sala prove in facoltà. Jimin, essendo al primo anno, ci aveva messo piede per la prima volta solo come spettatore. Lui e qualche ragazzo con cui frequentava alcuni dei corsi, compreso il suo migliore amico Kim Taehyung, erano andati a vedere le prove di quelli del terzo che si preparavano per il saggio di fine anno.

Dopo un'esibizione incredibile di un rapper e ballerino estremamente dotato, di cui solo più avanti avrebbe imparato il nome, le luci si erano spente e un singolo faro aveva illuminato un pianoforte al centro del palco. Era stato allora che Min si era esibito.

Anche se all'epoca di lui non sapeva nulla, nemmeno il nome.

E il corvino lo aveva stregato.

The Last era il titolo della canzone che aveva cantato, anzi per la precisione rappato. Sì perché Min Yoongi era un rapper straordinariamente dotato.

Il pezzo era così intenso, pieno di dolore, desiderio di farcela e di risalire dal baratro ma soprattutto era colmo di speranza. Diceva che lui ce l'aveva fatta, che stava bene, ne era uscito e, nonostante il suo passato e le sue ferite sarebbero rimaste per sempre con lui, aveva imparato ad affrontarle e conviverci facendole diventare cicatrici. Lo avevano reso più forte.

E a Jimin quel pezzo era entrato nel cuore e nell'anima, si era accorto della lacrima che gli stava solcando il viso solo quando le luci si erano riaccese.

Da quel giorno non era riuscito a smettere di cercare il ragazzo corvino con lo sguardo in ogni luogo in cui andasse, sulle prime aveva pure pensato di essersi preso una cotta per lui. Lo aveva pensato perché si era detto che solo un animo bello e pulito, un cuore pieno di dolore ma anche di passione e amore, avrebbe potuto dare luce ad un pezzo tanto pieno di significato e sentimento.



Poi però, man a mano che lo guardava da lontano e sentiva in giro le voci che giravano su di lui, aveva iniziato a chiedersi se non stesse sbagliandosi. Insomma all'inizio lo vedeva sempre in sala prove o in giro con i suoi amici. Poi però aveva iniziato a sentir dire che era uno che scopava a destra e sinistra con chiunque. Che erano più quelli che si era fatti di quelli che conosceva per nome. Uno a cui la possibilità di spezzare il cuore a quelli che si innamoravano di lui non interessava minimamente.

Sulle prime non aveva voluto crederci ma dopo averlo visto più di una volta appartato a limonare con gente sempre diversa aveva iniziato ad aprire gli occhi.

Un giorno poi aveva trovato un suo compagno di corso sul retro della scuola seduto in terra, a piangere. Eunji. Non è che gli stesse mostruosamente simpatico, forse soprattutto perché sapeva che aveva una cotta mostruosa per Min. Beh in realtà tutta la facoltà d'arte lo sapeva visto che il tizio in questione non faceva assolutamente nulla per nasconderlo da quando l'anno era iniziato. Ma comunque gli era spiaciuto vederlo così triste. Si era quindi avvicinato e gli aveva allungato un fazzoletto. Questi lo aveva guardato stupito per poi ricominciare a piangere come una fontana appoggiandosi sulla sua spalla.

Facendolo sentire fottutamente a disagio. Cazzo! Nemmeno si parlavano a lezione.

E poi il ragazzo aveva iniziato a parlare a ruota, raccontandogli tra i singhiozzi disperati di come il corvino lo avesse scopato ad una festa la sera prima e completamente ignorato quella mattina.

Di come, quando gli aveva chiesto di potergli parlare, gli avesse risposto malamente di non rompergli il cazzo, che non era il suo hyung -a quanto pare lo aveva chiamato così- e che il fatto se lo fosse scopato non implicava fossero amici né nient'altro.

Seven days a week - Il PattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora