Capitolo 10

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Kaeya's POV
Ci sono degli avvenimenti che ogni persona è convinta che non gli accadranno mai. Dei fatti così straordinari che si sentono solo ai notiziari, eventi così inconcepibili che si leggono solo nei libri. Eppure ci sono delle persone che li vivono sulla propria pelle, e a quel punto tutto diventa più spaventoso, alla meraviglia si sostituisce l'incredulità, l'orrore, mille domande si affollano nella testa e la più frequente "perché proprio a me?" ronza come una mosca fastidiosa, non lasciando un attimo di respiro, suscitando rabbia contro tutto e tutti, seppure spesso non ci sia un vero colpevole.

Quando però il colpevole c'è, allora la rabbia molto presto si indirizza verso di lui, e allora diventa una rabbia cieca, vendicativa, disposta a tutto pur di sterminare la causa di quella sorpresa, tanto inattesa, quanto fuggita e immeritata.

Io ora mi trovo in una di quelle situazioni. La lettera anonima che avevo ricevuto poche ore prima sembrava uscita da un film e l'unico pensiero logico che avevo avuto era quello di correre dall'unica persona che avrebbe potuto aiutarmi.

L'Hero mi aveva appena sfilato la lettera dalle mani tremanti e, con la sua solita voce metallica, aveva letto ad alta voce le poche righe scritte sul pezzo di carta con una grafia che esprimeva solo rabbia incontrollata, le lettere disordinate e allungate ma ben leggibili per far capire il messaggio senza possibilità di errore

"Dottor Alberich, stia attento, l'angelo della morte arriverà anche per lei. Faccia sapere a qualcuno di questa lettera e quel giorno sarà più vicino di quanto non sia già."

Aver dato voce alla minaccia l'ha resa più vera alla mia mente e subito sento le gambe cedermi e mi ritrovo sul pavimento freddo, con la testa china, cercando di ragionare ma non riuscendo a formulare nessun pensiero logico. Sento delle braccia forti ma gentili sollevarmi da terra e sistemarmi comodamente sulla sedia davanti alla mia scrivania. Poi il mio amico mascherato si abbassa in ginocchio, guardandomi con quei suoi occhi rossi, caldi come il fuoco, che mi sembrano tanto familiari e mi offrono un lieve conforto mentre appoggia lievemente la sua mano sulla mia. Non parliamo per un po', rimaniamo in silenzio e vorrei tanto buttarmi tra le sue braccia e sentire il suo calore. No, vorrei che Diluc fosse qui, e forse con lui al mio fianco riuscirei a fare qualcosa invece di rimanere inerte, incapace di pensare a qualsiasi soluzione.

"Ti prego aiutami" dico con voce flebile "non posso perdere mio fratello, è tutto ciò che ho."

La stretta della sua mano sulla mia si fa più intensa e vedo nei suoi occhi la determinazione di volermi aiutare. Questo mi fa sentire leggermente meglio, quel poco che basta per riordinare un poco i miei pensieri.

"Axel non deve sapere niente di questa questione, e anche la polizia è esclusa, non posso rischiare. Rimaniamo solo noi due." dico, dando voce ai miei pensieri.

Vedo l'Hero annuire "Dobbiamo cercare di identificare questa minaccia. Innanzi tutto dove hai trovato la lettera?"

"Proprio davanti alla porta. Forse guardando i file delle telecamere di sicurezza posso identificare il mittente." esclamo, in preda a una rinnovata speranza.

Subito mi giro verso il computer e dopo poco tempo accedo alle telecamere del mio vialetto. Purtroppo il colpevole doveva essere a conoscenza delle telecamere perché non c'è nulla che possa identificarlo, il sul viso è completamente coperto ed ha un abbigliamento scuro, che si confonde con lo sfondo notturno.

Sospiro frustrato ma sento l'Hero mettermi una mano sulla spalla.

"Non è del tutto inutile questa registrazione. È un uomo, lo si capisce dalla corporatura, di media altezza."

"Non abbiamo ridotto di molto ma è pur sempre un inizio." dico, anche se sento la speranza di prima abbandonarmi poco a poco.

"Proviamo un approccio diverso. Chi è che vorrebbe fare del male a tuo fratello?"

Symphony of love~A Luckae storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora