Cap. 7.3

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Un movimento del letto la scosse dai suoi sogni inducendola pian piano ad aprire gli occhi. In un primo momento si sentì disorientata, poi tutto le tornò alla mente. Aveva appena passato la notte nello stesso letto di Can, che nonostante avesse ancora qualche linea di febbre, l'aveva tenuta stretta tra le sue braccia, e, cosa ancora più sconcertante, non era successo niente. Si stropicciò gli occhi prima di girarsi e scoprire che in quel letto era da sola, dove se ne era andato? Si mise a sedere e perlustrò la stanza con lo sguardo, ne si vedeva ne si sentiva. Avrebbe dovuto svegliarla se aveva bisogno di qualcosa...che testone! Ancora mezza assonnata si diresse al bagno per sciacquarsi il viso. Quella mattina aveva un aspetto selvaggio, i capelli erano scompigliati all'invero simile e in faccia aveva ancora qualche righetta data dal cuscino. Improvvisò una doccia rigenerante, azionò la sua playlist preferita su Spotify e aprì l'acqua. 

"Just give me a reason

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"Just give me a reason

Just a little bit's enough

Just a second we're not broken just bent

And we can learn to love again

It's in the stars

It's been written in the scars on our hearts

We're not broken just bent

And we can learn to love again"

Canticchiava spensierata Pink, mentre il getto fresco le accarezzava la pelle. Era completamente rilassata, i muscoli si scioglievano minuto dopo minuto. In testa, le immagini del giorno prima, scorrevano languide provocandole un brivido lunga la schiena. Altre volte erano stati vicini ed aveva avvertito la voglia di baciarsi, ma quello che era successo ieri andava ben oltre. Aveva percepito un desiderio pressante che però il ragazzo aveva domato, in favore di un rapporto che andasse oltre il lato fisico. Non se lo aspettava...probabilmente faceva davvero sul serio con lei. L'aveva trattata come una principessa di cristallo e lei adorava quel suo lato premuroso. Sapeva essere passionale e prepotente, così come poteva essere dolce e attento. Un fuoco le si accese di nuovo nell'interno più profondo, in fin dei conti erano mesi che non era così vicina a un ragazzo, se poi quel ragazzo era Can, diventava tutto più complicato. Doveva imporsi di seguire il flusso degli eventi senza precipitare il passo, anche perché consapevole del loro carattere impulsivo, sarebbe potuta finire in disastro. Si massaggiò il viso e poi sciacquò i capelli più volte per togliere la salsedine accumulata con l'umidità di quei due giorni. Era incredula e felice, anche se una piccola parte di lei era ancora dubbiosa e spaventata dall'impeto di quei sentimenti sorti in così poco tempo.

Dopo l'ennesima canzone cantata con tutto il patos possibile, si decise a terminare la doccia. Can doveva essere ancora chissà dove, non aveva sentito rumori. Si avvolse un asciugamano intorno al corpo e uscì dal bagno.

– Questo si che è un buongiorno – seduto sul letto, con indosso solo un paio di pantaloncini sportivi, c'era Can che la guardava sorridente.

Luna in evidente imbarazzo si strinse più che poteva nell'asciugamano e si affrettò a recuperare i vestiti, quando lui con aria divertita le disse: – cerchi queste? – nella sua mano destra stringeva le sue mutandine.

L'altra faccia della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora