🎠 Capitolo 3 🎠

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Osservo il vialetto di cemento che porta alla villetta a schiera beige con il tetto rosso dove sono nata e cresciuta con un velo di malinconia nello sguardo

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Osservo il vialetto di cemento che porta alla villetta a schiera beige con il tetto rosso dove sono nata e cresciuta con un velo di malinconia nello sguardo.

Gli alberi attorno alla casa stanno cambiando colore, molti sono già rossi altri arancioni e un piccolo numero ancora gialli. Alcune foglie sono cadute nel vialetto e altre sono sul portico. Le luci spente della casa mi comunicano che mio padre ancora non rientrato dal viaggio di lavoro a Los Angeles e non so nemmeno quando tornerà.

Bryce, seduto alla guida del vecchio pick-up nero di suo nonno, mi guarda preoccupato. «Hey, sei sicura che vuoi restare da sola?» mi chiede, appoggiando una mano sulla mia spalla. «Lo sai che sia per me che per Crystal non è un problema se stai a dormire in una delle nostre case per qualche notte.»

Crystal, seduta nei posti posteriori, annuisce. «Già, non hai bisogno nemmeno di chiedere.»

Scuoto la testa e sorrido riconoscente ai miei amici. «No, sto bene. Non è la prima volta che sto a casa da sola, papà viaggia spesso per lavoro, ma grazie comunque per la vostra disponibilità.»

Bryce si sforza di annuire, seppure ancora incerto. «D'accordo, allora. Ma...» mi punta l'indice contro. «Per qualsiasi cosa, chiamami immediatamente, anche nel bel mezzo della notte. Al diavolo se mi svegli mentre dormo.» commenta, per poi uscire dal pick-up e prendere le mie valige nel baule.

Scendo anch'io dalla macchina e lo aiuto a trasportarle fino al portico della casa. Mi volto verso di lui e lo abbraccio. «Grazie, Bryce...» lo ringrazio ancora.

Lui ricambia l'abbraccio subito e lo sento sorridere. «Guarda che sono serio. Sei hai bisogno di qualsiasi cosa, chiamami subito. Non scherzo, hai capito?» dice, staccandosi poi dall'abbraccio per rivolgermi uno sguardo serio.

Annuisco prendendo le chiavi dallo zaino che porto sulle spalle. «Okay, ho capito. Se dovessi avere bisogno, ti chiamerò.»

«Bene» sorride sollevato, poi scende i gradini del portico e mi rivolge un'altra occhiata. «Penso di parlare a nome di tutti se dico che è bello riaverti a casa, avventuriera.»

Apro la porta d'ingresso e gli faccio il segno di saluto militare. «Grazie, campione di football.»

Al mio commento, lui sbuffa e si mette le mani sui fianchi. «Di nuovo?» domanda, alzando un sopracciglio. Poi scuote la testa e si incammina verso la macchina. «Farò finta di non aver sentito nulla. Vai a dormire, Paige, il viaggio di ritorno da New York ti ha dato di volta il cervello!»

Ridacchio e saluto sia lui che Crystal dal portico. «Lo sai che ti voglio bene, Bryce!» dico ancora un sorriso divertito sul volto.
Bryce non risponde, semplicemente scuote la testa esasperato.

Crystal abbassa il finestrino della macchina. «Buonanotte, Paige.»

«Notte, Crys» la saluto di rimando e lei, prima che Bryce possa mettere in moto il motore del vecchio pick-up, mi manda un bacio con la mano. Poi Bryce fa inversione di marcia e si dirige verso la strada principale della cittadina.

𝑳𝒂 𝑮𝒊𝒐𝒔𝒕𝒓𝒂 𝒅𝒆𝒊 𝑪𝒂𝒗𝒂𝒍𝒍𝒊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora