🎠 Capitolo 11 🎠

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A Boulver le notizie corrono veloci

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A Boulver le notizie corrono veloci. Mi ricordo che una volta alle elementari avevo involontariamente spezzato la coda di una lucertola e il giorno dopo non solo tutta la scuola, ma addirittura tutta la cittadina sapeva dell'accaduto.

All'inizio ci ero rimasta un po' male, ma col tempo ho imparato a riderci sopra. In fondo, non avevo fatto nulla di esagerato.

Ho fatto le due di notte solo per leggere dieci pagine di quel diario di Ellie tra attacchi di pianto isterico e ricordi che non volevano lasciare la mia mente. Ho riflettuto a lungo sulle parole scritta da Ellie riguardo quel bigliettino.
A quanto pare era solo uno dei tanti biglietti che quello sconosciuto gli lasciava.

Mi sveglio che sono già le dieci e mezza. Mi stropiccio gli occhi mentre mi infilo le pantofole e scendo al piano terra.

Dominic, seduto sul divano a giocare ad un videogame di avventura, si volta verso di me e ridacchia. «Buongiorno, sorellina. Hai la faccia di chi ha litigato con il cuscino.»

Faccio un gesto vago con la mano. «È meglio che non ti dico quello che penso in questo momento, Dom.»

Lo sento ridacchiare di nuovo mentre io vado in cucina a prepararmi il caffè. «Grazie per avermi avvisato, allora...»

«Non rivolgermi la parola finché non bevo il caffè, lo sai già perché.»

«Agli ordini, sorellina.»

Fisso il cielo oltre la finestra dove delle nuvole bianche, che sembrano zucchero filato, lo ricoprono in parte. È troppo silenzioso fuori, di solito questa via è abbastanza animata la mattina, oggi invece... tutti sembrano spariti.

«Non è strano questo silenzio?» chiedo, una volta che sento la caffettiera iniziare a borbottare.

«Beh, pare che le vecchiettine siano troppo stanche oggi per andare a fare la spesa e forse c'è sciopero a scuola per i bambini» è la risposta di mio fratello, totalmente indifferente a questa situazione strana.

La realizzazione mi colpisce come una coltellata in pieno petto. Ingurgito il caffè di fretta e mi affaccio in soggiorno con gli occhi sgranati. «Oppure sanno già quello che è successo ieri.»

Dominic mette in pausa il gioco e mi rivolge uno sguardo serio. «Dannazione, alle volte mi dimentico quanto diavolo corrono veloci le notizie in questa schifosa cittadina...»

Annuisco, guardando il pavimento. «Non dirlo a me...»

«Ora capisco perché speravi di trovare a New York il lavoro dei tuoi sogni» sussurra mio fratello.

Mi passo una mano sulla faccia. «Non incominciare anche tu, per favore.»

«No, no, non volevo attaccarti o prenderti in giro, semplicemente volevo dire che condivido il tuo pensiero.»

Lo guardo incerta, poi scuoto la testa. «Ti do il beneficio del dubbio, anche perché non ho le forze mentali necessarie per pensare ad altro che non a questa stupida situazione.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 12 ⏰

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