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Wanda

-nel caso di febbre prendi questa due volte al giorno, quello lì è uno spray gola, di qua invece c'è il cortisone- la mattina della mia partenza per Parigi, mia madre era più agitata di me.

Stavo ultimando la valigia e lei la stava cospargendo completamente di medicinali. Era una sua particolare fissa e nulla la poteva smuovere.

-se hai rapporti con Pablo non dimenticarti mai di prendere la pillola. Non riesco nemmeno ad immaginare tre giorni insieme cosa combinerete- da quando mia madre aveva saputo della mia relazione, la prima cosa di cui si era occupata era stata portarmi da un ginecologo, e farmi prescrivere un anticoncezionale. Era molto attenta a queste cose, mentre io invece, ne ero terrorizzata.

-mamma!- esclamai imbarazzata. Mi sentivo a disagio a parlarne davanti a qualcun'altro che non fosse, Pablo stesso, o Ambar ed Inés.

-io non sto scherzando Wanda, cerca di tornare con le ovaie apposto- mi raccomandò seria, ed io scossi la testa.

-non sono una bambina, lo so come funziona- gli ricordai mentre sistemavo il beauty dei medicinali accanto a quelli dei trucchi.

-mamma deve ancora realizzarlo a quanto pare- mia sorella fece il suo ingresso in stanza e venne a sedersi sul mio letto.

-le sto soltanto dicendo di avere le giuste accortezze. Proprio tu vorresti biasimarmi?- mia madre e mia sorella cominciarono a discutere, ed io mi estraneai della conversazione quando vidi il mio telefono illuminarsi.

Ora parto da casa

-potete continuare dopo? sta arrivando- le avvertii e mi feci aiutare a chiudere la valigia.

Mi guardai allo specchio per darmi un'ultima occhiata;avevo addosso un paio di jeans a lavaggio chiaro, mentre per il sopra avevo indossato un classico top nero a spalline sottili, e lo avevo coperto con un cardigan corto che andava bene per il periodo in cui ci trovavamo.

I miei lunghi capelli erano raccolti in una coda bassa e avevo lasciato alcuni ciuffetti più corti sul davanti. Mi ero truccata e avevo messo dei semplici orecchini a cerchio argento alle orecchie.

Quando Pablo arrivò, salutai la mia famiglia, e dopo aver caricato la valigia in auto il mio ragazzo partì verso l'aeroporto dove molti erano già arrivati.

Ci unimmo ad Ambar e Pedro e attesimo l'imbarco sul jet riservato ai giocatori. Presi posto accanto a Pablo, e dopo una prima mezz'ora passata a parlare crollai in un profondo sonno che mi risvegliò poco prima dell'atterraggio.

Giunti in hotel Pablo e Pedro andarono a recuperare le chiavi delle stanze, mentre io ed Ambar restammo all'entrata per parlare con Anna, la compagna di Lewandowski, e Antonella la moglie di Messi.

Per Ambar era già la seconda volta lì, per questo assieme alle altre due mi stavano dando delle dritte, anche se a detta loro non ne avevo bisogno perché dovevo essere soltanto me stessa.

Arrivata in stanza lasciai la valigia accanto a quella di Pablo e ritornammo giù per pranzare. Erano ormai passate le due, ma solo ora avevamo trovato tempo per mangiare qualcosa.

Solo noi due ci incamminammo in cerca di qualche ristorante vicino, e dopo averlo trovato presimo posto ad uno dei tavoli e attesimo il nostro cibo.

-che hai?- mi chiese, ed io sollevai la testa dal mio cellulare dove stavo scrivendo a mia madre che ero arrivata.

-nulla- alzai le spalle e finsi di non sapere ciò a cui si stava riferendo.

-mi sembri preoccupata, è successo qualcosa?- domandò con sguardo interrogatorio ed io mi presi qualche secondo prima di rispondere.

-non è niente, sono solo un po' agitata, le altre sono già state qui sanno cosa devono fare, come comportarsi, io invece no, e ho paura di non essere all'altezza- confessai i miei timori e lui mi ascoltò.

-Wanda queste cose non dovresti nemmeno pensarle. Io sono nella tua stessa situazione, è la mia prima volta qui, non so come funziona, è tutto nuovo, ma ti ho chiesto di accompagnarmi perché è un momento importante per me e voglio avere affianco la persona che amo- accarezzò la mia mano e ci posò sopra la sua.

-sono contenta che tu me l'abbia chiesto, ma sono io che mi sento un'estranea. Come se non ci centrassi niente- continuai a parlare mentre mi torturavo l'indice mordicchiandolo.

-tu centri con me e questo basta, non ti voglio vedere così- aggiunse ed io annuii. Non volevo dargli problemi in un momento così speciale.

Quando tornammo in hotel era ormai sera, avevamo passato quel pomeriggio in giro per Parigi ed era stato bellissimo. Non raggiunsimo gli altri per la cena, e la fecimo portare in stanza.

A seguire Pablo propose di fare il bagno nell'idromassaggio posto nel grande bagno della suite, e così mi cambiai con un costume bianco. Mi legai i lunghi capelli in una crocchia disordinata messa giusto per non fare bagnare i capelli.

Entrai nella vasca e raggiunsi il mio ragazzo sul bordo. Circondò il mio collo col suo braccio, ed io mi appoggiai a lui.

-sei più tranquilla ora?- chiese guardandomi. Le sue parole erano riuscite a farmi alleggerire la mente, e l'iniziale paura era andata via durante quelle ore passate assieme a lui.

-si- annuii e mi persi ad osservarlo. Ero così innamorata di lui che ogni volta che mi ritrovavo a pensarci, mi veniva naturale chiedermi come un ragazzo del genere avesse potuto scegliere proprio me.

Allontanava ogni mia paura perché sapeva che non mi ritenessi alla sua pari, ed ogni suo gesto mi causava un terremoto interiore.

-non ti voglio più vedere così- disse e si avvicinò per lasciarmi un lungo bacio che approfondii e presi ad accarezzargli il petto bagnato.

La sua mano scivolò sulla mia gamba, e la passione cominciò a travolgerci. Mi spostai su di lui e continuai a baciarlo facendo di tanto in tanto una pausa per riprendere fiato.

Le sue dita accarezzarono la mia intimità, e subito dopo sfilò il pezzo di sotto del mio costume, e si tolse anche il suo.

Strinse le mie natiche e mi aiutò a farlo entrare dentro di me. Ma, l'istante prima che potesse entrare, il mio telefono squillò. Smisi di baciarlo e ci guardammo negli occhi per qualche secondo.

Ambar.

Aveva un dono nel chiamare nei momenti meno opportuni.

-sei una stronza, mi hai lasciato tutto il pomeriggio con quelle montate, e Pedro non è stato tanto d'aiuto- la mia amica iniziò ad attaccarmi due secondi dopo averle risposto.

Vidi Pablo corrugare la fronte confuso ed io le feci vedere il nome sul mio telefono.

-scusa, siamo stati tutto il giorno in giro- le spiegai brevemente e nel mentre Pablo continuava a stuzzicarmi.

-non te lo dò il mio telefono, se vuoi parlare con Pablo lo chiami col tuo- la sentii litigare con Pedro seduto al suo fianco. Il ragazzo voleva parlare col suo amico, e voleva usare il telefono di Ambar dato che era già in chiamata con me.

Alzai gli occhi al cielo e passai il mio cellulare a Pablo che parlò per alcuni minuti con Pedro.

-dieci minuti e arriviamo- disse ed io cercai di capire cosa si fossero detti. Pedro aveva proposto di fare un giro a piedi nei dintorni.

-dobbiamo rinviare- alzò la testa e sbuffò. Io risi di lui, ed uscii dalla vasca per asciugarmi, e rivestirmi.
Ora come ora sentivo di stare bene, ero in pace e non desideravo essere in nessun'altro posto con nessun'altra persona.

Ciaoo!
Sono troppo felice che stasera il Barça ha vinto, ho sudato fino all'ultimo minuto.
Quindi dopo un bel 2-1 mi è venuta la voglia di pubblicare ben due capitoli.
Al prossimo aggiornamento.
Bluemoon 🌙

Dame | Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora