Sono...

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(Da una pagina di diario ritrovata in un vecchio cassetto - 2018?)
Sono un essere insignificante.
Non sono bella, né brutta, non sono simpatica, ma nemmeno antipatica, non sono intelligente, ma nemmeno stupida.
Persino il mio nome è uguale a quello di centinaia di altre ragazze—solo nella prefettura di Tokyo. Sono nata in un ospedale di periferia, cresciuta in un quartiere tranquillo e morirò come molti altri in maniera non memorabile.
La mia tomba verrà scavata in poche ore da uomini a cui non importerà nemmeno di sapere il mio nome e i fiori secchi verranno cambiati per appena qualche mese, dopodiché persino chi mi fosse stato accanto per tutta la vita avrebbe fatto fatica a ricordarsi i miei lineamenti.
Conduco una vita altrettanto insignificante. Mi alzo, vado a scuola, torno a casa, il sabato sera esco con gli amici e la mattina dopo non ricordo cosa ho fatto nella settimana appena passata. Di fatto, non ricorderei nemmeno cosa ho mangiato per colazione se non fosse che ogni mattina prendo solo caffè e tre biscotti.
Sono una di quelle persone che non si sa nemmeno esattamente perché sta al mondo.
Non diventerò un medico, un politico o un avvocato; probabilmente concluderò gli studi con la sufficienza, nella vana speranza di ogni studente che crede di ottenere la libertà appena si laurea.
Finirò poi a fare un qualche lavoro insignificante fino alla fine dei miei giorni non degni di nota e infine morirò in silenzio, invisibile come una goccia di pioggia in mezzo a una tempesta.

Post scriptum (2023)
Chissà quando ho scritto queste duecento quarantasette parole. Non lo ricordo, ma penso siano un ottima introduzione per questa raccolta.
Leggendola bene, dovevo essere all'inizio del liceo, quando già avevo iniziato a capire quale sarebbe stata la direzione di questa mia vita piena di errori: un ciclo infinito di fatica.
Passato il liceo sarei andata all'università, per un momento avrei pensato di essere libera e avrei capito in seguito che dopo altri cinque anni di studio sarei passata a lavorare, magari avrei avuto anche una famiglia, dei figli. E avrei lavorato e sputato sangue fino a settant'anni, quando mi avrebbero concesso una misera pensione con la quale avrei dovuto sopravvivere fino alla fine dei miei giorni, accompagnata dal solo dolore della vecchiaia.
È inevitabile. La vita ormai è diventato un andare avanti, sperare di non essere colpiti da proiettili volanti. Vivere è sopravvivere.
Pensarla così mi ha fatto venire il voltastomaco più volte, ma che farci? Meglio esserne consapevoli che vivere nell'illusione che non sia così.

Post scriptum (2029)
La vita prende pieghe inaspettate, a volte. Sono passati più di dieci anni da quando ho scritto quella pagina di diario e sei anni dal commento postumo. Sono cambiate tante cose e nel frattempo ho deciso di mettere insieme i frammenti di pagine di diario e ricordi che ho scritto in questi anni. Perché? Non per me. Non è un autocelebrazione, anzi, se non fosse per loro, non sarei seduta a questa scrivania.
Come ha scritto la me quindicenne, io sono un essere insignificante, ma forse sto iniziando a capire perché sono qui: questa insignificante vita ha sfiorato, anche se solo per un breve momento, quella di altri le cui storie dovrebbero essere raccontate. Come se avessi saputo che un giorno avrei provato questo desiderio, ho appuntato degli episodi e ora ho la possibilità di rivisitarli.

Confessioni di un mostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora