Sei tu a decidere cosa vuoi essere

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Salto alla realtà originaria proprio nel momento in cui mia madre ritorna a casa.

Recupero una tuta dall'armadio e scendo a salutarla.

-Ciao mamma scusami. Non ci siamo visto in questi giorni sono rientrata tardi - dico io.

-Non preoccuparti ma l'importante che sappia dove sei... e con chi sei.- risponde lei.

Sembrava abbastanza serena, mi ha sempre considerata una ragazza "con la testa sulle spalle", e questa è la mia più grande moneta per la libertà.

-Oggi vado a scuola per verificare l'iscrizione. Ti serve qualcosa mentre sono in giro? -

-Nulla - risponde mia madre dal piano di sopra. Tornerò tardi ho il turno alla casa di riposo.

"Già! Mia madre aveva trovato un secondo lavoro e praticamente non era mai in casa."

Entro in bagno, abbandono la tuta sul pavimento e faccio la doccia. Poi, dopo averla reindossata, mi do una sistemata ai capelli e scappo via inforcando la bicicletta.

Pedalo verso il centro del paese, cerco di trovare un percorso poco affollato per arrivare presto a scuola, svolto proprio in piazza e dopo un centinaio di metro giungo alla scuola.

La segretaria è gentilissima, mi dice che i moduli per il trasferimento sono arrivati dall'altra scuola e che tutto sembrava regolare.

Certo, le sue parole mi arrivano ovattate, vengo distratta dalla sua abbronzatura e da uno scollo che farebbe girare la testa a tutti.

Lei se ne accorge ma non fa nulla per coprirsi, anzi pare che il farsi guardare le piaccia.

"E meno male che non sono un uomo" penso.

Così mi scatta l'idea: saluto la segretaria dico che manderò mia madre per la firma vista la mia ancora minore età e scappo verso casa.

Giunta a casa mi denudo che sono ancora nel giardino, giungo in camera col fiatone, scaravento la tuta sul letto e dopo il rito passo dall'altra parte.

"Sei tu a decidere cosa vuoi essere", mi ritrovai dall'altra parte delo specchio senza nemmeno accorgermene.

- Cazzo che figata! - gridai.

Mi riguardai: peluria su tutto il corpo, gambe robuste... avevo palle e pisello, i seni non c'erano più e i capelli erano corti... ero un uomo!

Dopo lo sconvolgimento iniziale, mi ritrovai in erezione immediata.

- Oh, ohhh aspetta, calmati, cavolo come si fa a calmarlo? - ridevo, imbarazzata, divertita, impaurita.

Cercai di concentrarmi su altro, cercai di gestire le pulsazioni del cuore e riuscii a farlo sgonfiare.

La stanza questa volta sembrava la stessa, stesso mobilo, stesso letto.

Cercai nell'armadio, stavolta i vestiti c'erano. Trovai un paio di jeans e una polo, mi vistii e uscii dalla stanza incuriosita o meglio incuriosito di dove fossi andato a finire.

Uscita, o meglio uscito fuori trovai uno scooter, lo inforcai e mi diressi verso il paese. Guidai e mi resi conto che li invece sembrava tutto come nella realtà originale. Lasciato lo scooter mi incamminai verso la galleria commerciale, entrai e subito una commessa volenterosa mi chiese cosa cercassi. 

Sorrisi, non avevo soldi ma volevo solo giocare eprovare qualcosa. Chiesi dei pantaloni chiari stretti da provare, mentre lo dicevo mi accorgevo che ero molto spigliato (era mutato anche il mio carattere) e il pisello si stava svegliando.

Entrai in camerino con un paio di pantaloni da provare, tolsi la polo e sfilai i jeans rimanendo nudo.

Notavo il mio nuovo corpo nudo allo specchio, quella strana protuberanza che continuavo ad ammirare, la toccai ed ebbi un sussulto; lo scappellai e mi guardai nuovamente. Poi indossai i pantaloni, e mi guardai allo specchio. Sentivo i pantaloni piuttosto stretti, il pisello in erezione mostrava la tensione della stoffa, la cappella libera dava una strana sensazione nello strusciarsi sul tessuto.

Dopo avere aperto la tendina del camerino, mi trovai la commessa davanti. Una giovinetta alle prime armi mi si piazzò davanti.

- Come mi stanno? - chiesi - Mi sembrano piuttosto stretti al cavallo che ne pensi? - 

La ragazza paonazza alla vita del pisello in erezione sotto i pantaloni, balbettò qualcosa, poi scappò via a prendere un altro paio di pantaloni.

Colsi l'occasione così chiusi per poco più di metà la tendina del camerino e mi misi completamente nudo, poi aspettai la commessa di spalle.

Quando vidi la sagoma, e che stava per entrare dentro, mi voltai mostrando il pisello in tiro e la cappella lucida, lei fulminea si tuffò dietro la tenda cercando di tirarla per chiudere e infilò la mano con il pantalone da provare.

Lo indossai e tirai via la tenda così che ora fosse completamente aperta.

Stavolta il pantalone era comodo, per cui provandolo davanti alla commessa, infilavo le mani in tasca spingendo verso il basso la vita del pantalone.

- Belli si - dissi io - Ma sono piuttosto comodi, preferivo qualcosa di più aderente - e così dicendo tirai i bottoni così da far uscire nuovamente la cappella.

Stavolta non aspettò neanche che li sfilassi, scappò via lasciando il camerino spalancato. Approfittando della desolazione, tolsi i pantaloni rimanendo nudo.

La commessa tornò, diligente quanto mai, per soddisfare il cliente; penso se ne fece una ragione e finalmente si guardò lo spettacolo della mia vestizione e "rimbocco" del pisello nei pantaloni.

Un pantalone aderente quadrettato molto serioso. Tutto sommato mi stava bene e la quadrettatura permetteva di nascondere il bozzo del pisello.

Mi guardai allo specchio, poi chiesi alla commessa che gliene sembrava e lei fece un passo più del dovuto; dopo avermi detto che mi stava a pennello, raggiunsi le sue mani e le portai verso i miei fianchi, spingendola ad abbracciarmi da dietro.

- Vedi qui - facendole accarezzare i fianchi - Secondo me qui è perfetto. E' qui che mi sembra stretto - portando le mani al pisello.

Lei ancora più paonazza, mi guarda stordinta attraverso lo specchio.

- Però se io lo mettessi così - le dico, portando le sue mani dentro i pantaloni e cercando di spostare il pisello.

Mi afferro il pisello utilizzando le sue mani, poi, quando sento che lei sega in autonomia, lascio la presa e sbottono completamente i pantaloni. Mi appoggio allaparete del camerino e la faccio segare, sento, percepisco il calore e i tremori attorno ai testicoli, un senso di godimento...

Vengo e copiosamente sulle mani della commessa e sulle sue scarpe. Lei incapace di muoversi, rimane con le mani gocciolanti aperte, io raccolgo le ultime gocce di sperma dalla cappella, gliele poggio sulle labbra e la bacio.

Mi stacco da lei ormai una statua, raccolgo i jeans e li indosso mentre la commessa scappa nel retro. Da ultimo infilo le scarpe e la polo mentre esco dal negozio proseguendo per la galleria.

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