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Ne quid exspectes amico,
quod tute agere possis:

Se puoi fare una cosa da solo, non aspettare l'aiuto di altri

T/n's pov:

Tutti gli edifici,a Tokyo,erano uguali,disposti in maniera perfettamente geometrica e in file uno accanto all'altro mentre i marciapiedi erano costeggiati da alberi e panchine in ferro.

Tokyo era terribilmente monotona,affollata di gente dalla mattina fino alla sera tardi,dove era impossibile passare senza che nessuno ti venisse a sbattere contro con qualche spallata;era rumorosa,molto rumorosa, e da una parte andava bene così, andava bene perché quel frastuono metteva a tacere i miei pensieri che aumentavano di minuto in minuto,come un ragno che tesseva una tela infinita.

Dall'altra parte non andava bene,se da un lato volevo che i miei pensieri venissero messi a tacere,dall'altro volevo che non fosse così,che il silenzio attorno a me avrebbe permesso di concentrarmi su di essi e sciogliere ogni singolo nodo che i miei pensieri formavano,dovevo avere tutto sotto controllo.

La motonia la odiavo:era tutto uguale,ogni giorno.

Le stesse facce,gli stessi negozi..tutto identico ma,in fondo in fondo,quella monotonia, alla quale non mi sarei mai abituata del tutto,un pò mi salvava quando tutto nella mia testa era in disordine.

Uscivo solo di sera,quando non c'era nessuno,se non ragazzi della mia età che tornavano ubriachi nelle proprie case o nascosti in angoli a vomitare l'alcol ingerito durante la serata.

Feci una smorfia al solo pensiero di quel tipo di bevande e tirai fuori dalla tasca destra della giacca il mio pacchetto di sigarette che non dimenticavo mai.

L'accesi e me la portai alle labbra stringendola con esse;inspirai a lungo il fumo e buttai fuori la nube di fumo che si era formata nei miei polmoni e che,ormai, non sopportavano più.

Continuai a camminare per le strade di Tokyo con passo felpato e tranquillo mentre mi soffermavo a guardare una Tokyo avvolta in un silenzio insolito ma sicuramente piacevole.

Buttai il mozzicone di sigaretta a terra e fissai per qualche minuto il posto in cui dovevo entrare,la porta che dovevo attraversare.

L'edificio era abbastanza squallido e abitato dalle poche famiglie problematiche rimaste,il resto degli appartamenti erano disabitati e nessuno era interessato a comprarli e dunque abitarci.

Iniziai a salire la prima rampa di scale e subito sentii il fetore di polvere e muffa arrivarmi al naso,mentre le urla arrivavano,invece,alle mie orecchie forti come tuoni improvvisi nel bel mezzo di un temporale.

Una volta arrivata suonai il campanello all'appartamento interessato e aspettai lì fuori imprecando a bassa voce e iniziando a suonare il campanello ripetutamente e in modo fastidioso per chi era all'interno dell'abitazione.

<<E muoviti>> dissi alzando la voce.

La porta finalmente si aprì e senza degnare nessuno di uno sguardo e di un saluto entrai,appendendo la mia giacca all'appendiabiti, rimanendo,così,con una maglia nera attillata e dei jeans larghi abbinati alla giacca.

<<I tuoi saluti sono sempre molto calorosi e intensi T/n>> sbuffò Haitani, mentre si infilava i guanti neri e si sedeva alla sedia vicina alla poltrona dove dovevo sdraiarmi.

Lo guardai dalle lenti degli occhiali tondi dorati e sorrisi beffarda davanti al suo essere profondamente irritato e annoiato,come sempre d'altronde.

<<È sempre un piacere salutarti Rindo>> lo presi in giro io.

Tatuaggi:un amore pericoloso •Baji Keisuke x reader•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora