Capitolo 20 "Il cambiamento"

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La riabilitazione si era conclusa, Jimin era ritornato in forma al 100%, visto che ormai stava benissimo pensava di ritornare a lavorare, ma quando si presentò al supermercato il titolare gli comunicò che non avrebbe potuto riprendere, era passato suo padre.
Quando sentì l'ultima parola ovvero padre si innervosì, ringraziò l'uomo senza lasciarlo finire di parlare, sapeva che lui non c'entrava nulla, chissà che gli aveva detto per togliergli anche il lavoro.
Aveva voglia di urlare, di sfogarsi, ma purtroppo nessuno era disponibile in quel momento, si chiuse in camera sua, si sedette a gambe incrociate sul letto e iniziò a pugnare quel povero cuscino, era l'unico modo per liberarsi almeno di una piccola percentuale della sua rabbia.
All'improvviso sentì qualcuno bussare alla porta, suo fratello non poteva essere, stava svolgendo uno stage presso la loro ditta, rimaneva solo una persona, quella che aveva immaginato al posto del cuscino, sembrava troppo bello quel cambiamento, non avrebbe mai dovuto abbassare la guardia.
Non lo invitò ad entrare ma lui lo fece comunque.

"Oggi ti ho fissato un appuntamento".
Esordì guardandolo, il figlio si aspettava che ovviamente fosse ritornato alla carica per convincerlo a lavorare per la ditta di famiglia.

"Vedrai un fisioterapista, se ti troverai bene diventerà il tuo personale".
Aggiunse lasciando confuso l'opposto.

"Un ballerino deve prendersi cura del proprio corpo".
Continuò facendo spalancare la bocca di Jimin, pensava avesse sbattuto la testa violentemente.

"Non capisco, non ho un lavoro per mantenere i corsi".
Controbatté infastidito, non voleva illudersi interpretando male le sue parole.

"Mi occuperò io di ciò, un lavoro così è troppo pericoloso per un ballerino".
Rispose seriamente ricordando la paura che aveva provato quando lo vide immobile in quel letto di ospedale.

"Ma".
Era impossibile, sicuramente stava sognando.

"Credo fermamente che diventerai qualcuno Jimin, mi dispiace di averti ostacolato, lasciami rimediare".
Aveva gli occhi lucidi mentre pronunciava quelle parole.

Jimin era così emozionato chi si alzò dal letto e si gettò tra le braccia del padre, lui lo strinse forte a sé.
Rimasero così per qualche secondo, fu il padre a sciogliere l'abbraccio, guardò il figlio asciugando le lacrime con i pollici.

"Manca ancora una cosa".
Disse sorridendo.

"Cosa?"
Chiese Jimin non aspettandosi altre sorprese, erano già fin troppe quelle che aveva appena ricevuto.

"Una cena di famiglia, così potrai invitare il tuo ragazzo".
Il figlio sgranò gli occhi dopo le parole del padre, come risposta gli sorrise e lo riabbracciò stringendolo forte a sé.



Luna Jimlix (Jimin+Felix)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora