capitolo 20.

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"ethel, è ora di pranzo, vieni?" pansy indossava la divisa e diversamente dai giorni di lezione portava i capelli sciolti.

"pansy ma oggi è venerdì." sibilai chiudendo gli occhi.

"lo so, ma in questi giorni sei così triste e stanca che ho pensato di lasciarti dormire, domani è il tuo compleanno."

mi rigirai sul fianco opposto dandole le spalle.

"ieri sera non hai cenato, vieni a pranzo." avevo una fame da lupi, purtroppo però la paura di incrociare il suo sguardo era più forte di un semplice buco nello stomaco.

"ci sono tutti?" rimasi distesa in posizione fetale.

"si, tutti, anche mattheo." capì immediatamente qual era il mio scopo.

sentii il materasso calarsi, pansy si era accomodata dietro di me.

accarezzò lentamente i miei capelli.

"ethel, non puoi non mangiare solo per evitare di vederlo." il suo tono tranquillo mi rasserenò.

"avanti metti la divisa ed andiamo, ti aspetto." si allontanò lentamente.

mi aveva convinto.

mi alzai e dopo essermi sistemata indossai la divisa, con tanto di cravatta.

spazzolai i capelli ed indossai il mio profumo preferito.

"avanti splendore domani compi diciott'anni, su col morale." le sorrisi, grata per quei piccoli gesti.

quando arrivammo in sala grande c'erano tutti, mancavamo solo noi.

sentii il suo sguardo bruciarmi addosso ma finsi di essere totalmente disinteressata.

mangiai, forse un po' troppo e chiacchierai con i miei amici.

dopo circa mezz'ora decisi di tornare in camera mia, dove avrei studiato e messo le idee in chiaro riguardo qualche problema.

quando arrivai fuori le camerate però il mio cammino fu interrotto.

sapevo perfettamente chi fosse, volevo andare via ma il sentimento e la voglia di comunicare e guardarlo negli occhi fu più forte della ragione.

mi voltai, prestando tutta la mia attenzione sul suo corpo che si dirigeva verso di me.

"che ti è preso ieri?" mi osservo, scrutando ogni singola parte di me.

davanti ai suoi occhi mi sentivo completamente nuda.

"Non chiedermi spiegazioni..." cercai di tutelarmi, se avesse scoperto che probabilmente non lo vedevo solo come un amico avrebbe deciso di chiudere il rapporto.

dopotutto i riddle non provano sentimenti, era già troppo che mi avesse confessato di aver bisogno di me.

"ethel sai che puoi dirmelo."

dovevo inventare una scusa e al più presto.

"cosa vuoi sentirti dire, mattheo?" lo guardai dritto negli occhi sperando di non perdermi nella loro oscurità.

per qualche secondo mi parve confuso.

"la verità, ethel, quello che pensi davvero." mi spiazzò totalmente.

"non mi va di parlarne adesso." dissi prima di allontanarmi per lasciarlo solo con i suoi dubbi.

-

quando arrivai nella mia stanza afferrai il libro di pozioni con l'intento di studiarne il contenuto ma la conversazione avvenuta poco prima era troppo nitida della mia mente.

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