6. Cinque minuti prima

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Ci sono momenti in cui la vita separa due persone solo perché capiscano
quanto l'una sia importante per l'altra.
Paulo Coelho

Coco
3 Giugno '07

Faceva caldo, finalmente. E la scuola era finita, finalmente. Potevo tornare sull'Andromeda, finalmente.

Eravamo sul ponte principale, dove i nostri genitori prendevano il sole e chiacchieravano. Io e Lysander avevamo appena finito di fare il bagno ed eravamo grondanti d'acqua, mentre Brielle e Tobias stavano infastidendo Xavier che tentava di studiare. Il moro sbuffò e lasciò perdere i libri, radunandoci tutti al centro con un fischio. Aveva appena proposto una gara di fortini, maschi contro femmine.

«Te lo scordi! Io, con quella, non ci sto» incrociai forte le braccia al petto. Brielle mi fissò sottecchi con quegli occhi grigi e dolci e la cosa mi innervosì. Non mi parlava, non parlava a nessuno, solo a Tobias e qualche volta a Lysander. E la cosa mi faceva andare di volta il cervello.

«Allora mescoliamoci» propose Lys, i capelli biondi ora erano leggermente più scuri perché bagnati. Si mosse dal mio lato e affiancò Tobias. Fissai quest'ultimo con uno strano cipiglio sul volto. Indossava un costume rosso e i capelli biondissimi portati più corti del solito.

Si sapeva già come sarebbe andata a finire, io andavo sempre dove andava Tobias. Papà me lo diceva sempre. Io e Tobias la pensavamo sempre uguale su tutto, mi sembrava la cosa più logica.

Eppure, successe qualcosa di strano.

«Brielle sta con noi, lo sapete che con Xavier non ci parla»

Spalancai la bocca, mentre quella ladruncola di amici correva in mezzo a loro, soddisfatta. Socchiusi gli occhi in due fessure e afferrai il braccio di Xavier con tutta la forza che avevo, trascinandolo lontano da loro, in un angolo del ponte.

«Facciamoli fuori, Xavi» abbaiai, sperando di farmi sentire.

Io e il mio amico ci demmo da fare. Setacciamo tutto lo yacht, io decidevo cosa prendere e lui lo faceva al posto mio perché era più grande. Avevamo un piano bene in mente e mio padre alzò due pollici verso l'alto quando mi vide dare dritte a Xavier. Io sorrisi, spostando i capelli sulle spalle.

Paula, invece, guardava di sbieco ogni qual volta appoggiavo una mano sul braccio di Xavi o quando ci davamo il cinque dopo aver incastrato bene due pietre assieme. Forse era gelosa che facessi qualcosa meglio del suo frugoletto.

Non lo sapevo, ma ero sicura che avrei vinto, così gliel'avrei fatta vedere a Tobias che io ero io, che non poteva sostituirmi con nessuna e che nessuna sapeva fare fortini come la sottoscritta.

In una mezz'oretta, il nostro fortino era bello che finito. Alto e possente. Lo osservammo da lontano, con le mani sui fianchi, l'uno accanto all'altra.
Questo fortino era costruito su una base di rocce e pietre. Utilizzava massi e rocce pesanti per stabilizzare le pareti esterne, con l'intenzione di renderlo resistente alle intemperie e alla forza esterna. Le pareti erano composte da un'architettura rocciosa, alcune pietre impilate in modo strategico per creare mura solide e difese naturali. All'interno, poteva esserci spazio per nascondersi e proteggersi, magari sfruttando sporgenze e crepe per creare un senso di sicurezza.

«Sei una vera forza della natura, mon ami»
Strepitò Xavier, afferrandomi da dietro per i fianchi facendomi volteggiare sopra di lui. Scoppiai a ridere e mi aggrappai alle sue spalle, mentre mi faceva scendere e sballottai a causa delle risate.
«Lo sei anche tu, Xavi»

DEAR ENEMY - Amore, crimini e altri motivi per cui dovrei lasciare il paeseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora