3. Classifica mensile dei sederi più belli

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E li presi coscienza che la forza invincibile che ha spinto il mondo non sono gli amori felici bensi quelli contrastati.
Gabriel García Márquez, "Memoria delle mie puttane tristi"

Richard
22 Dicembre '08

Il Distretto G.O. era il motivo della mia esistenza.

Dopo Coco, ovviamente.

Ma anche il Distretto era come un figlio, per me. Mio padre e il padre di mio padre agivano sottocoperta nella manipolazione di tutto il Bloodstone Heights, uno dei quartieri più malfamati di Los Angeles.
«I Douglas sorreggono questa gente da generazioni. È tutto nelle tue mani, Richard» erano state le ultime parole che mio padre aveva pronunciato prima di morire. Ed era vero. Chi pensava che fossimo solo dei criminali, non aveva mai provato a vivere nel Bloodstone Heights, dove la gente chiedeva l'elemosina, i bambini dormivano nei cartoni e sniffavano cocaina prima di avere i peli sul petto.

Quando cresci in queste zone, dimenticate dal mondo, dove tutti sono figli di nessuno e mogli e mariti del niente, impari ad usare quel poco che hai e a fartelo bastare.

Il Bloodstone Heights fu edificato dal magnate delle ferrovie Thaddeus Ellsworth e dall'industriale Winifred Hargrave di Pasadena. Era a quei tempi uno dei distretti più ricchi nella città con le sue case signorili in stile vittoriano. Ma nell'ultimo secolo era ormai abbandonato a se stesso.

Nel cuore di Bloodstone Heights, le strade si snodavano come cicatrici sul tessuto urbano, lacerate dal tempo e dall'indifferenza. Gli edifici, una volta sontuose dimore ora abbandonate, si ergevano come fantasmi silenziosi a testimonianza di un'epoca dimenticata. Le finestre rotte e le facciate scolorite narravano storie di decadenza, mentre l'odore di degrado si insinuava nell'aria.

Le persone che popolavano questo quartiere trasudano una mescolanza di resilienza e rassegnazione. I loro sguardi raccontavano di battaglie quotidiane, di lotte contro avversità implacabili. Tra le vie malmesse, gruppi di individui dall'aspetto sgualcito si radunavano in angoli dimenticati, tessendo trame oscure di affari loschi e alleanze ambigue. Le strade, una volta possenti arterie di vita, erano ora il palcoscenico di attività clandestine. Corse automobilistiche notturne, il rombo dei motori spezzato solo dai sussurri di transazioni illecite. L'ombra del crimine si allungava lungo i marciapiedi, un complice silenzioso nella danza della corruzione.

La povertà era dipinta su ogni facciata, una vernice grigiastra che sembra impossibile da lavare via. Le case fatiscenti fungevano da rifugi precari per coloro che lottavano per sopravvivere, mentre i vicoli stretti nascondevano segreti e ambizioni spezzate. Bloodstone Heights era un pozzo senza fondo di difficoltà, un luogo dove la speranza sembra essere stata spazzata via dalle intemperie della vita.

Per questo era nato il Distretto G.O. Una sorta di Robin Hood, ma più cattivo e - modestamente - meglio organizzato. Rubavamo ai ricchi per dare ai poveri. Avevamo cominciato dalle piccole cittadine limitrofe; poi ci eravamo spostati sulle banche, le aziende, le multinazionali. Fino a quando non avevamo più smesso: il crimine era una droga, più ne assaggiavi e più ne volevi.

All'inizio il Distretto era un misero gruppo di ragazzini ribelli, radunati in un vecchio garage abbandonato, divorato dai tarli, che ospitava più topi che persone. Il mio bisnonno era riuscito a rubare, con i suoi amici, un vecchio telegrafo. Lo aveva messo a disposizione di tutto il quartiere ed erano letteralmente impazziti.

Poi, si sapeva, noi Douglas siamo affamati di gloria. Così continuò.

Fino ai tempi di mio padre, il Distretto non aveva un nome, non aveva una sede, né un'organizzazione interna. Ma poi ero arrivato io.

DEAR ENEMY - Amore, crimini e altri motivi per cui dovrei lasciare il paeseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora