Mi misi in costume e mi buttai in piscina senza dire una parola, lasciandolo sul bordo con ancora in mano il costume a fiori di mio padre.
"Non penso che..." disse lui mentre io mi avvicinavo al bordo per prendere fiato.
Lui pensa? Ah, che novità! "Dai buttati. Hai paura? "
"No è solo che..."
"Che?"
"Oh ma si dai!" Si tolse la maglietta e in meno di un minuto venni inondata da goccie d'acqua.
Con il caldo di giugno in acqua si stava benissimo e non mi importava nulla di ciò che avrebbero detto i miei genitori del fatto che ero in piscina a quell'ora, fuori, da sola. Che poi non ero sola sola, ero con Jason o come diavolo si chiama.
"Ma ti chiami Sem?" Mi chiese il ragazzo mentre si toglieva l'acqua dalla faccia.
Lo squadrai da capo a piedi: era abbronzato, aveva la tartaruga, il solito fisico da figlio di papà.
"No Summer. "
"Sei seria? " mi chiese lui ridendo. Era la prima volta che qualcuno rideva del mio nome.
"Si Joeh Elija. " dissi per ricordargli il suo nome, che era veramente imbarazzante.
"Ti ho detto di non chiamarmi così."
"E come dovrei chiamarti? Signorino? "Scherzai.
"No, Jared. " disse lui guardandomi male.
Io sorrisi.
Era così strano... no buffo.
La serata passó in fretta, tra un tuffo, una risata e una parola.
Non è che mi stesse poi tanto simpatico, ma finì comunque per convincermi a dargli il mio numero, promettendomi di venire a trovarmi per provarmi che sa cucinare."Signorina... signorina sono le 10." Aprii gli occhi e mi comparve davanti una Miranda sorridente come sempre.
"Buongiorno tata " la chiamavo ancora così di tanto in tanto.
Mirada era di origini sudamericane, e aveva iniziato a lavorare da noi come mia tata ed ora i miei avevamo deciso di farla rimanere. A lei ci sono affezionata, come se fosse mia zia e non riesco a pensare di mandarla via...
Miranda se ne andò ed io andai in bagno: preparai la vasca, mi lavai i denti e il viso e poi mi immersi.
Avevo ancora della salsedine nei capelli e l'odore della crema solare addosso.
Mentre ero immersa nelle bollicine mi suonò il cellulare, ma non risposi siccome l'avevo lasciato in camera.
Uscii dalla vasca e mi asciugai i capelli con molta calma. Adoravo la calma delle mattine d'estate.
Lily, la mia Yorkshire, mi venne incontro non appena mi sedetti a colazione. Adoravo quella cagnolina da quando i miei, dopo Capodanno, me l'avevano regalata come regalo di compleanno.
La presi in braccio e iniziai ad accarezzarla mentre mangiavo i resti del melone della serata prima con lo yogurt.
Tornai in camera a vestirmi e guardai il telefono: 1chiamata persa e 3 messaggi da un numero sconosciuto.
-Ciao o buongiorno
-Vero non sai chi sono...indovina;)
-eddai era per scherzare, sono Jared, ti ricordi di me?
Sorrisi: pensava che fossi una malata? Nessuno sano si dimentica le cose da un giorno all'altro. Almeno credo..Comunque gli risposi: •si, mi ricordo di te...
-ah ah lo sapevo io!
Sorrisi era proprio scemo. Mentre digitavo la risposta (uno smile ) il telefono si bloccò e comparve la schermata della chiamata; Gi.
"Ehi bella! " disse appena risposi.
"Ciao Gi, a cosa devo l'onore? " chiesi guardando i vestiti.
"Mah niente... mi annoiavo... tu che fai?"
"Scelgo i vestiti. "
"Dove vai di bello?"
"A casa mia" scherzai.
"Ah bene dai, mi vesto e vengo a farti compagnia. Tra 20 minuti sono li."
Sorrisi e scelsi un paio di pantaloncini verde chiaro e una camicia bianca a pois neri e mi feci la mezzacoda chiudendola con un fiocco.
Era uno stile strano, ma io lo adoravo.Gi fu da me esattamente 17 minuti dopo, lo feci salire in camera mia e ci stendemmo a terra a parlare.
"Sai ieri sera chi è venuto da me?"
"Chi?" Chiese lui sfogliando una rivista di cani.
"Ti ricordi il tizio che ci fissava in corriera? Lui. È il figlio di amici di papà..."
"Wow. Ed è simpatico? " chiese mettendo il libro da parte.
"Abbastanza. È viziato. "
"E chi non lo è! " disse rotolandosi sulla schiena. Risi.
I modi di Gi sembravano strani e molti dicevano che fosse gay, ma lui era etero e pure molto.
"Secondo te che ha Hel? Non mi scrive da ieri. "
"Bo. Lei è lunatica di suo lo sai... ogni tanto non la sopporto. "
"Ogni tanto?" Scherzai.
Gi ed Hellen erano miei amici, ma tra di loro non andavano molto d'accordo e ad Hellen non piaceva molto che frequentassi Gi da sola... era invidiosa.
"Dici che dovrei chiamarla? " chiesi girandomi sulla schiena.
"Vedi tu... io. Non lo farei. " risi.
Mi alzai ed andai a prendere il telefono; c'erano due messaggi da Jared:
-che fai?
-ti va andare a mangiare un gelato?
Pensai a cosa scrivergli:
•sono con un amico, mi dispiace, sarà per un'altra volta.
Mi dispiaceva sempre dire di no, ma non potevo farci nulla.
Conoscendo Gi sarebbe rimasto da me fino alle 22 e poi era troppo tardi per un gelato.
"Zitto, non deve sapere che sei qui." Dissi componendo il numero della mia amica rivolta a Gi che fece spallucce.
"Pronto? " disse una voce cupa, triste.
"Ehi... tutto bene? "
"Si." Non era vero.
"Non è vero. Posso venire da te?"
"No. Sono via."
"Non ti credo: vedo la finestra di camera tua aperta. Sei in casa. Arrivo ora."
Misi il telefono in tasca, avvertii Gi che sarei tornata di li a due ore massimo e me ne andai.
Entrai in casa senza suonare, siccome sapevo come si apriva il cancello e il cane ormai mi conosceva.
La porta della camera di Hellen era chiusa, così bussai: "Elli sono io... posso entrare?"
"Sei entrata fin qui, entra. " disse aprendo la porta.
"Hel... scusa... scusa se ieri ti abbiamo lasciata sola, scusa se ti ho chiamato poco, scusa se a volte non sono dalla tua parte... scusa se sto più con Gi che con te...scusa per tutto."
"Di cosa parli? " mi chiese sedendosi sul letto.
Era sempre così con lei: doveva sempre mostrarsi forte, quasi senza emozioni.
"Hellen, perché non ti confidi con me? Capisco quando qualcosa non va bene, io sono stata male tante volte e poi ho capito che finchè stavo sola sarebbe sempre stato così...ma tu non sei sola: tu hai me."
"No, io non ho nessuno. Non voglio nessuno. Non lo capisci? "
"No, non lo capisco. Perché? "
"Se sto da sola non mi affeziono e quindi non soffro. Non è difficile. "
"Tu credi che potrei farti star male? " dissi ferita.
"Si. Come tutti. "Disse lei cupa, senza nemmeno guardarmi.
"Seriamente... è questo che pensi di me?"
"SI" disse lei chiaro e tondo.
A quel punto non ce la feci più e decisi di andarmene: corsi a casa, come se fossi riconrsa da un mostro.
Arrivata a casa trovai Gi in cucina con Miranda e dissi di non voler essere disturbata e corsi in camera con le lacrime agli occhi.
Arrivata li mi chiusi dentro a chiave e scoppiai a piangere mentre iniziavo a strappare tutte le foto mie e sue, gettandole nella spazzatura.
BUGIE. Ecco cos'erano, non erano ricordi veri e propri.
Un mucchio enorme e ben costruito di bugie. Solo quelle.
Mentre mi disperavo sul tappeto sentii bussare e nostante non sapessi chi fosse lo mandai via: era Gi, mi chiedeva se stessi bene.
Stare bene? Ma non aveva gli occhi quello?! Non mi aveva vista correre in camera?
Certo, forse il mio rapporto con Hellen non era ancora molto profondo, ma lei uno spazio nel mio cuore ce l'aveva, e non piccolo e sentirmi dire quelle parole... era stato come ricevere una pugnalata.
"Sem fammi entrare! Ti prego!"
"No! George va via! Lasciami sola, domani ne parliamo. Oggi no! Lasciami sola!" Scoppiai a piangere di nuovo.***spazio autrice ***
Ehiii scusate se vi ho fatto aspettare così a lungo '-.-
Spero vi piaccia questo capitolo ❤
#domanda#
Avete un migliore amico/a???
COMMENTATE IN MOOOOOLTIII!!!
A 5 visite posto il prossimo >.
(Sarò puntuale)
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summer
Teen FictionEstate: inizia a fare caldo, il mare, i capelli si schiariscono, le giornate si allungano, la notte si accorcia, i sorrisi si moltiplicano, le feste, la spiaggia, le prime scottature, le lucciole, la pelle diventa più scura, gli amici... Summer (se...