Il sole raggiava calore e un fulgore immenso quel mattino di settembre sulla grande villa Balestra dalle pareti giallo ocra, circondata da alti alberi che ombreggiavano il cortile, dal quale si avvertiva la voce di Simone che quasi inveiva seccato dal ritardo del padre.
-Pa', te sbrighi?- domandò con insofferenza allacciandosi il casco sotto al mento, mentre di tanto in tanto si protendeva verso la porta aperta, impaziente di scrutare la sagoma del padre.
Era il primo giorno di scuola dopo le vacanze estive, che aveva trascorso considerevolmente con la sua famiglia, provando a rimarginare le profonde ferite nel rapporto con Dante.
Non era stato fallimentare, anzi, avevano risolto tante lacune ed entrambi si guardavano con occhi diversi, più indulgenti ed empatici. Insomma, si stavano avvicinando ad il rapporto a cui entrambi avevano sempre aspirato.
Ed è anche per questo che Simone si era offerto per accompagnarlo a scuola con la vespa quel primo giorno, ma se avesse saputo in anticipo che ci avrebbe impiegato tutto questo tempo forse avrebbe ritirato la proposta.
-Arrivo, un attimo!- fu la risposta del professore, sollecitato dalla richiesta del figlio. Pochi secondi dopo, il ragazzo lo vide uscire dall'abitazione con il casco sotto il braccio, e un raccoglitore blu stretto nella mano destra.
Simone sospirò sollevato, per poi scendere gli scalini rapidamente per dirigersi verso la moto, sedendosi a cavalcioni sul sedile. Dante lo imitò subito dopo aver riposto l'oggetto della sua borsa, e poggiò le mani sulle spalle del figlio.
-Quest'anno hai intenzione di partire più organizzato?- chiese il ragazzo con un accenno di sarcasmo, mentre metteva in moto il veicolo. Si mosse cautamente nella zona alberata, per poi dirigersi verso la strada aumentando progressivamente la velocità.
-Sì, mi piacerebbe, ma quel raccoglitore non c'entra. Contiene dei documenti che devo consegnare alla preside- spiegò l'uomo, mentre con lo sguardo percorreva il paesaggio in movimento alla sua sinistra. Simone annuì, disinteressato dalla finalità di quelle carte.
Prevalse la quiete per un po', gli unici suoni erano quelli prodotti dalla vespa e dalla strada del centro di Roma che si faceva sempre più vicina. Poi Dante interpellò il figlio:
-Sei felice di tornare?- questa frase venne accompagnata da una risata, perché probabilmente conosceva già la risposta ma il suo fine era quello di comunicare con Simone, il quale era spesso di poche parole e raramente prendeva l'iniziativa per una conversazione.
Simone sorrise. -Non vedo l'ora di rivedere il professor Lombardi- dichiarò, e chiaramente il padre colse il sarcasmo.
-Non dire così, potrebbe diventare il tuo nonno acquisito- lo stuzzicò l'uomo, e Simone corrugò la fronte confuso dall'improvvisa affermazione. -Perché dici questo?- domandò con tono più serio, quasi preoccupato.
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•'Sta dannata legge morale•
FanfictionLa legge morale serve a farci agire in maniera giusta ed equa, ma per due adolescenti come Simone e Manuel è difficile capire cos'è davvero giusto per smettere di rincorrersi in cerchio senza sosta ed essere felici assieme.