Il ritorno in moto fu più silenzioso del previsto, perché entrambi erano ancora saldi all'istante in cui le loro labbra si erano toccate.
Entrambi vagheggiavano ancora sulle loro dita che si intrecciavano tra i ricci dell'altro, alle carezze sulla schiena e il suono del mare in sottofondo.
Lo sguardo dopo fu soltanto la prova definitiva che c'era un forte desiderio dietro quell'azione così impulsiva, e per la prima volta Manuel gli sorrise, perché voleva mettere da parte il pentimento che la scorsa volta lo aveva divorato.
Si era reso conto che forse valeva la pena accettare quella parte di sé stesso.
Specialmente perché rischiava che il cuore di Simone iniziasse a perdere la testa per qualcun altro.
Era stato un semplice scambio di gesti spasimanti che non si era dilungato oltre, ma fu un periodo di tempo che li fece sentire vivi.
Per questo motivo, Simone non persistette a lasciargli un bacio sulla nuca mentre Manuel conduceva la moto verso casa in piena notte.
Trattenne qualsiasi reazione per concentrarsi sulla guida, ma un forte brivido gli percorse la schiena e un sorriso luminoso si nascondeva sul suo volto.
Simone era confuso, molto confuso, perché ciò che era successo quella sera andava completamente in contrasto con quello che Manuel gli aveva effettivamente detto.
Però quasi non gli importava, gli interessava solo che fosse tutto reale.
Appena raggiunsero il cortile di villa Balestra dopo un lungo tragitto, Manuel parcheggiò silenziosamente nella solita area prima di riporre i caschi sul prato.
Entrarono nella villa con le chiavi di Simone, e Manuel lanciò un'occhiata all'orologio: si era fatta l'una di notte.
Il più grande diede una gomitata all'altro ragazzo per attirare la sua attenzione, per poi indicargli l'oggetto attaccato alla parete. Questo assunse un'espressione caotica, quella di una persona che era consapevole di essere fottuta.
Per loro fortuna, le luci nella casa erano tutte chiuse e non si avvertiva alcun suono, eccetto quello dell'acqua che sgocciolava nel lavandino della cucina.
Quindi decisero di salire riservatamente le scale, per poi entrare nella stanza di Simone e chiudere la porta a rallentatore per non provocare rumore.
Finalmente fecero un sospiro, mentre Simone si lasciò cadere sul materasso, con il viso rivolto verso il soffitto.
Manuel prese posto accanto a lui, lanciandogli un'occhiata trasparente. Era raro che si sentisse così sereno con qualcuno.
Non si erano detti nulla dagli istanti prima del bacio, perché c'erano troppe cose da dire e Simone aveva tanta voglia di parlare, ma sapeva che Manuel avrebbe preferito se si fosse stato zitto.
Però in quel momento, quando alzò il busto dal materasso per incrociare il suo sguardo con il suo, non poteva proprio rimanere in silenzio.
-Hai intenzione di negare nuovamente che tutto questo è successo?- dichiarò con tono provocatorio, e Manuel sgranò gli occhi, prima di afferrare un cuscino e scaraventarglielo sul volto rischiando di soffocarlo.
-Sei proprio 'no stronzo, t'hanno mai detto?- esordì ridendo, sforzandosi di mantenere un basso tono di voce, mentre per poco non si sedeva su di lui.
Simone afferrò il cuscino per poi disporlo nuovamente sul letto, mentre rideva spensierato.
Forse non gli importava nemmeno della ramanzina di suo padre il giorno seguente, perché nulla poteva abbassargli il morale in quel momento.
E Manuel pensò la stessa identica cosa: quanto era stato bello ignorare la legge morale dentro di loro.
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•'Sta dannata legge morale•
FanficLa legge morale serve a farci agire in maniera giusta ed equa, ma per due adolescenti come Simone e Manuel è difficile capire cos'è davvero giusto per smettere di rincorrersi in cerchio senza sosta ed essere felici assieme.