L'inizio di un inferno

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Tutto iniziò quella notte, la notte che vidi quello che vidi. Quando scoprii che la mia vita avrebbe avuto uno scopo da quel giorno.
Era un caldo pomeriggio d'estate quello in cui io, Jane, Mason, Henry e Kail decidemmo di andare alla festa di laurea, organizzata in un locale della zona.
Passammo tutto il pomeriggio a preparare i nostri ouftit per la notte che ci avrebbe aspettato. Ero così emozionata, che i minuti mi sembravano passare lentamente e che l'ora della festa non arrivasse mai.
Io e le ragazze ci preparammo a casa mia, ci provammo diversi vestiti, ma solo uno mi calzava a pennello quella sera: un vestito color prugna con sottili spalline in corda, mi arrivava poco più su rispetto al ginocchio.
Assieme al vestito indossai degli stivali neri in pelle con il tacco.
Con cura mi piastrai i miei folti capelli biondi, e subito dopo, misi un leggero trucco che non mi avrebbe resa agli occhi di tutti imbarazzante.
Nel frattempo pure Jane e Kail si erano preparate ed erano veramente stupende. Chissà quanti ragazzi avrebbero rimorchiato quella notte...
Presi giacca e borsa e salimmo in macchina per dirigerci a casa di Mason dove i ragazzi ci aspettavano nel lussuoso portico di lui.
Dopo aver recuperato i ragazzi, (che si erano fatti veramente eleganti con quella camicia bianca...) ci dirigemmo alla festa a un paio di isolati di distanza.
Il posto era davvero molto grande e invitante a vedere dall'esterno. Era posizionato in modo strategico, confinando con un innocuo boschetto che faceva in modo di non disturbare nessuno con la musica ad alto volume. Mason e Henry si stavano già imbucando alla festa, lasciando noi alla macchina.
- Cosa aspettate? Non vorrete mica stare a guardare! - Ci urlò Mason dall'ingresso.
Allora, io e le ragazze ci avviammo verso l'entrata e ci fermammo poco prima di entrare.
- Promettetemi che stasera vi divertirete e non avrete ripensamenti! - Ci disse Kail prendendoci le mani e guardandoci dritte negli occhi.
Subito dopo scoppiamo tutte a ridere e ci stringemmo in un lungo abbraccio.
Finalmente entrammo. C'era una marea di gente che occupava la pista da ballo e beveva, erano tutti in movimento. Nessuno solo o in disparte. Era un festa da brividi, con luci e fumo ovunque.
- Vado a prendere da bere! - Esclamai, ma le ragazze mi seguirono e così andammo assieme al bancone.
- Cosa posso dare a queste tre fanciulle?- Chiese il barista. Era un ragazzo molto carino con due diamanti al posto degli occhi che ti ipnotizzavano.
- Tre tequila grazie- rispose Jane divertita.
Così passammo gran parte della serata a bere, e dopo alcuni bicchieri, neanche ci tenevamo in piedi dall'alcool.
Ma tentammo comunque di andare a ballare e fu lì poi, che rincontrammo Mason ed Henry.
- Hey mi sa che qualcuno qui ha bevuto un po' troppo- Disse Mason sorreggendomi, ed effettivamente senza di lui sarei senz'altro caduta.
- Credo di aver bisogno di una boccata d'aria- Dissi a Mason.
Così, mi portò fuori e insieme a noi arrivarono Jane, Kail e Henry.
Ci sedemmo su una panchina tutti assieme, noi alcolizzate e loro apparentemente sobri.
Eravamo in silenzio ad ascoltare la musica, che dall'esterno era solo una melodia di sfondo che in un momento così tranquillo mi faceva sentire protetta e al sicuro.
Ma tutto cambiò nel giro di pochi minuti.
Mason e Henry si alzarono e si misero in piedi di fronte a noi proponendoci una sfida che avrebbero fatto loro stessi in quel momento.
- Vedete quell'albero laggiù? Il primo che lo tocca e torna indietro vince- Ci disse Henry.
- Troppo semplice- ribatté Kail.
-Semplice?-
-Si, per essere sobrio è poco. Sei per caso ubriaco Henry? - E subito dopo scoppiò a ridere. Lei si che aveva esagerato con l'alcool.
-Va bene, lo faremo due volte e non si discute.- Disse Henry, Mason fece un cenno di assenso con la testa.
Così, Henry e Mason si tolsero la camicia e si riscaldarono per la corsetta.
- Uuu che pettorali Mason hihi- Disse Kail ubriaca.
- Ti servirà una sbronza Kail, altro che palle- Le dissi ridendo subito dopo aver terminato la frase.
-Penso servirà a tutte, Kendall- Rispose Mason.
Dopo un veloce riscaldamento i ragazzi si prepararono a partire.
-Chi dà il via? Jane?- disse Henry
-Vaa benee. Pronti... partenza.. VIA!- Subito i due scattarono scomparendo nei fitti alberi del boschetto.
Passarono i minuti, ma i due non tornarono. Mi sembrava di essermi addormentata, non ricordo.
Così ci venne la splendida idea di andare a cercarli.
- Si saranno nascosti per spaventarci- Disse Kail.
-Che bastardi- Rispose Jane.
Attrezzate di torcia del cellulare, fummo inghiottite dall'oscurità degli alberi.
Kail e Jane continuavano a ridere a causa dell'alcool, io in confronto ero leggermente brilla.
Le ragazze avanzarono mentre io rimasi dietro, perché, nonostante tutto, avevo un po' di paura.
Camminammo ancora per qualche metro, fino a quando poco più avanti Kail si mise ad urlare.
Le raggiunsi a passo svelto e mi bloccai a quella terribile vista.
Proprio davanti a noi, c'erano i due corpi dei nostri due amici.
Erano ricoperti di sangue, con profondi tagli lungo tutto il corpo e il sangue ancora fresco fuoriusciva dalle ferite per riversarsi sul prato e ricoprirlo.
Sentii il mio viso umido e mi resi conto che stavo piangendo.
Non poteva essere.
Era sicuramente la mia mente offuscata dall'alcool che mi faceva brutti scherzi, magari mi ero addormentata su quella panchina dove ci abbracciammo tutti insieme e dove mi sentivo al sicuro.
Ma dovevo comunque non perdere il controllo e rimanere calma per qualsiasi cosa fosse successa.
Ma non ci riuscii.
Specialmente, quando Jane si mise a urlare e scoppiò a piangere.
-Chiama aiuto Kail!- Urlò Jane sconvolta, così Kail si allontanò per chiamare i soccorsi.
Jane, tremendamente traumatizzata alla vista del corpo in quello stato, si mise ad accarezzare la faccia di Mason, che pareva innocua a quello che gli era capitato.
Mi sentii anch'io in dovere di prendergli la mano, ma quando lo toccai, sentii un energia che mi sconvolse, che mi fece girare la testa.
Fu allora che sentii poi uno stridio fortissimo, che sembrava stesse per sfondarmi i timpani.
Non potei trattenermi dall'urlare con tutta la voce che avevo in gola, ma nonostante quello, non sentii neanche la mia stessa voce uscire dalla bocca. Solo quel fastidiosissimo stridio. Nient'altro.
Nella mia mente cominciarono ad apparire delle visioni, delle immagini. Presagi di morte, sangue. Altri corpi ridotti come quelli dei miei amici.
Sembrava un vero e proprio assassinio di massa. Era una cosa che faceva venire i brividi, la pelle d'oca.
Dopo incessanti minuti di agonia, il rumore nelle mie orecchie si dileguò e così riuscii a riaprire gli occhi lentamente.
Mi ci volle un po' di tempo per riadeguare gli occhi al buio del bosco.
Poi mi accorsi che erano scomparse Kail e Jane, così provai a chiamarle, sperando che non fossero morte pure loro.
Ma mi accorsi che non c'erano più nemmeno i corpi di Henry e Mason, così pensai che era tutto collegato. Presa dal panico cominciai a correre, correre per dimenticare, correre per scappare.
Per la mente avevo solo pensieri di morte, di vendetta. Eppure non capivo perchè, pensavo che la paura popolasse la mia mente.
Tornai di colpo alla realtà quando inciampai in qualcosa.
Mi guardai alle spalle, vidi un alto mucchio di quelle che da lontano sembravano foglie. Ma guardando attentamente, potevo rendermi conto che non erano che i corpi di Jane e Kail, a quella vista rimasi atterrita, non potevo crederci, anche loro erano morte. Kail stringeva nella sua mano destra il telefono, stranamente ancora intatto.
Mi avvicinai premurosa a loro e cercai di prendere il telefono di Kail, ma quando lo toccai, ecco che nuovamente sentii l'insopportabile stridore dominare le mie orecchie.
Ero traumatizzata e stufa di questa situazione, volevo solo fuggire, salvarmi e riavere indietro i miei amici.
Ma sapevo che con la paura, non sarei andata da nessuna parte, specialmente con quelle visioni e quei suoni acuti.
Questi cessarono nuovamente.
E notai che non c'era niente attorno a me se non alberi e ancora alberi.
Sapevo che la morte prima o poi avrebbe raggiunto pure me, che non avrei avuto chance contro quell'essere.
Così mi accasciai alla base di un albero, aspettando il mio assassino.

La cacciatrice di incubiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora