Conoscenze

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Tornai a casa verso le 11.30 e vidi dalla finestra del salotto i miei che preparavano il pranzo.
Probabilmente sentirono il rumore del motore della macchina, perché subito si affacciarono al vetro e mi sorrisero salutandomi.
Fino ad un secondo prima potevo vedere le loro espressioni pensierose e preoccupate, mentre in quel momento le loro facce erano per lo più serene.
Entrai in casa e mi accolse un piacevole profumo di cipolle fritte che si stavano cuocendo sul fuoco.
Vidi poi mia madre che tagliava l'insalata e mio padre che apparecchiava.
Era molto gentile da parte loro fare tutto quello nonostante fosse casa mia.
Li aiutai a preparare tutto per il pranzo e nel frattempo che cuocevano le ultime cose, ci sedemmo sul divano e gli raccontai l'andamento dell'interrogatorio.
Erano alleggeriti mentalmente dal fatto che la polizia non avesse sospetti su di me.
Mi feci sfuggire, inoltre, che Mark era restato con me e vollero subito sapere chi fosse il ragazzo che restò ad ascoltare il mio interrogatorio.
Non mi andava di parlarne sinceramente,visto che comunque il nostro incontro era avvenuto in un momento molto tragico per me.
Mentre pensavo a come strutturare il discorso, suonò il timer delle cipolle e i miei in tutto quel sistemare e fare, si dimenticarono di Mark.
Ci sedemmo a tavola e nessuno aprii bocca per tutto il pasto.
Quando finimmo, aiutai a sistemare tutto e cominciai a pensare ad un programma per il pomeriggio.
Giacché non volevo stare a casa, mi venne in mente che sarei potuta andare a fare visita a Mark, poiché avevo il suo numero di telefono.
Così decisi che in un secondo momento lo avrei chiamato per farmi dare l'indirizzo, così avrei potuto sapere di più su lui e la setta.
Dissi ai miei che sarei andata al lago per rilassarmi e accettarono la cosa senza fare storie.
Così, una volta preso tutto uscii di casa.
Presi il telefono e cercai il numero di Mark, che avevo salvato in rubrica la notte prima appena tornata a casa.
Il telefono squillò diverse volte prima che lui rispondesse.
-Pronto?- Sembrava fosse di fretta e sotto sforzo perché aveva il fiatone.
- Ciao Mark, sono Kendall, disturbo?-
-Ciao Kendall! Che sorpresa! No, tranquilla mi stavo solo allenando. Tutto bene?- il suo tono ora era più felice e respirava regolarmente.
- Si tutto bene grazie. Senti stavo pensando..
Non è che potrei venire da te? Vorrei parlare se ti va.- Nello stesso momento che lo dicevo, mi volevo tirare indietro, perché non mi andava di interrompere la sua routine per me.
- Certo! Nessun problema. Immagino tu abbia bisogno dell'indirizzo- disse lui divertito.
- Si esatto-
- Ecco, vieni al 68 di Jacksonville, ti aspetto!-
Non feci in tempo a ringraziarlo che aveva già riattaccato.
Jacksonville non distava molto da casa mia, ma decisi che sarei comunque andata in macchina, per una questione di comodità.
Avrei fatto con molta calma per dare a lui il tempo di sistemarsi e non mettergli fretta.
Così salì in macchina e partì.
Le strade di Stayville erano per lo più deserte, con pochissime macchine in circolazione e solo qualche persona che camminava nel parco del lago.
Andavo molto piano per osservare il paesaggio attorno a me, benché lo conoscessi bene.
Parcheggiai all'entrata del parco e decisi che avrei fatto una piccola deviazione, poiché ero in anticipo.
Dunque camminando lentamente, attraversai il parco passando in mezzo a diversi alberi di moderate altezze che venivano tutti mossi dalla leggera brezza di quel pomeriggio.
Inoltre si potevano sentire i cinguettii degli uccelli, ma nient'altro.
Per il resto era molto silenzioso e sentivo solo le mie scarpe che muovevano i sassi dove passavo.
Attraversai il parco e arrivai ai cancelli che ne delimitavano il confine.
Perciò andai a recuperare la mia auto e mi diressi a casa di Mark.
Arrivai all'indirizzo che mi era stato dato e davanti a me, mi ritrovai una bella casa, color marmo, con poche ma vistose finestre.
Il tetto era basso e rendeva la casa ancora più carina.
C'era,infine, un piccolo giardinetto che circondava la casa, con tanto di garage dietro la casa.
Parcheggiai davanti all'abitazione, sperando che a nessuno desse fastidio.
Suonai il campanello che si trovava sul piccolo cancello e dopo pochi istanti, quello si aprì.
Arrivai fino alla porta e li bussai delicatamente un paio di volte.
La porta si aprì e ed ecco Mark che mi accolse con un gran sorriso stampato in faccia.
-Ei ciao! Entra!-
Indossava una canottiera bianca e dei pantaloni grigi e aveva i capelli bagnati.
Aveva l'aria stanca, ma nonostante quello riusciva a non mostrarlo molto.
La casa non era troppo grande, aveva un ampio salotto sulla sinistra con tanto di divano e televisione mentre a destra c'era una cucina spaziosa con tavolo e sedie.
- Vieni in cucina, ti preparo un caffè-
-Grazie mille-
Così lo seguì in cucina e mi sedetti su una sedia nel frattempo che preparava il caffè.
-Dunque, cosa ti porta qui?- chiese lui venendo a sedersi di fronte a me.
- Diciamo che non volevo stare a casa e mi è venuto in mente di venire da te visto che non ci conosciamo ancora bene.-
- Sono d'accordo, si- Disse lui subito.
Si alzò per andare a prendermi il caffè che nel frattempo era pronto.
- Giustamente ci siamo solo detti i nomi e nient'altro haha- disse ancora.
- Allora procedo ad una breve presentazione.- continuò.
Si mise al centro della stanza e con fare giocoso fece un inchino e cominciò a parlare.
Ero tutto molto divertente e strano allo stesso tempo.
-Il mio nome è Mark Tyler Johnson, ho 25 anni e sono laureato in medicina.
Nel poco tempo libero che ho mi piace praticare sport e uscire.-
Era alquanto imbarazzante, ma avevo bisogno di distrarmi un po' quindi non gli dissi nulla.
- Wow, medicina molto bello- gli dissi.
Finì e fece un altro inchino, tornando poi a sedersi di fronte a me.
-Ora tocca a te hahaha-
Così mi alzai e feci lo stesso.
- Sono Kendall Jorkin, ho 23 anni e sono laureata in ingegneria.
Mi piace leggere, costruite cose e pensare.
Ecco fatto hahaha-
- Wow, molto interessante. -
Tornai a sedermi e comincia a sorseggiare il mio caffè che nel frattempo era diventato tiepido.
-A proposito delle nostre abilità, ti devo informare sul tuo ruolo nella setta.
Da quanto hai appena detto sei specializzata in ingegneria, quindi credo che sarai nel settore armi.
Detto in modo semplice e veloce.- lo disse con un tono quasi rassicurante e in modo veloce, come se se lo sarebbe dimenticato di lì a poco.
- wo aspetta. Tu mi dici una informazione di questo genere così all'improvviso?
E poi non so niente, non ne sono capace a comando..-
- Sta tranquilla, non sei certo l'unica.
Ci sono altri come te che sono nella setta da molto tempo e ti aiuteranno e ti daranno suggerimenti.
Io non potrò aiutarti perché sono occupati nel settore cure e pozioni.- disse lui diventando ora più serio.
- Quindi create come dei sieri che annientano le creature e create cure per guarire le ferite da loro causate?- chiedi io molto incuriosita.
- Si, esattamente-
Nonostante tutta la paura che avevo nell'affrontare le creature, non vedevo l'ora di addentrarmi in quel mondo e cominciare a fare qualcosa di utile.
Passammo così altre due ore a chiacchierare appassionatamente sulla nostra vita passata.
Era ora che tornassi a casa.
- Grazie di tutto Mark, è stato un piacere-
- Anche per me davvero, mandami un messaggio quando arrivi a casa solo per vedere se arrivi sana e salva-
- Certo. Tanto cosa vuoi che succeda?
Le strade sono deserte a quest'ora- gli dissi rassicurandolo.
- Giustamente.. dai non ti faccio perdere tempo. Ciaoo!-
Mi allontanai e andai alla macchina.
Le strade a quell'ora erano abbastanza buie ma come immaginavo non c'era anima viva in giro.
Non mancava molto, tant'è che intravedevo già casa.
Ma ad un certo punto sentì delle urla provenire da casa mia.
Premetti il piede sull' acceleratore.
Avevo paura.
La prima cosa che mi venne in mente era andare a soccorrerli qualsiasi cosa stesse succedendo.
Temevo che fossero le creature che mi cercavano.
Unica ragione. Speravo solo che non succedesse nulla di grave.
Vidi poi come una piccola esplosione partire dalla casa.
Cercai di focalizzarmi sulla casa.
Ma le lacrime cominciavano a offuscarmi la vista è l'ansia occupare la mia mente.
In quel momento mi ero dimenticata di essere in macchina e quando me ne accorsi era troppo tardi perché persi il controllo della macchina e nel tentativo di riprenderla, andai a sbattere contro un albero.

La cacciatrice di incubiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora