Legami controversi

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Rimase un po' deluso, ma per non mostrarlo, indicò il grosso libro impolverato con il quale era tornato. Lo aprì.
-Bene, cominciamo- dissi.
Sfogliò il libro fino alla sezione "mente".
- Allora, questo libro dice che quello che fa al caso nostro è una pratica mentale. Usa la stessa psicologia utilizzata dagli incubi per individuare le vittime deboli, assieme ai trucchi mentali. In pratica tu dovrai aprire la mente agli altri e sarai in grado di sviluppare una sorta di collegamento celebrale con l'individuo prossimo a te. Questo ti renderà capace di capire e individuare gli stregoni più potenti.
So che è complicato, ma ce la faremo- disse lui.
Era tutto chiaro per me, ma allo stesso tempo inquietante.
- Ma come "apro" la mente agli altri? E poi paragonarlo agli incubi è davvero crudele...-
Dan non mi rispose subito. Consultò il libro per alcuni minuti sfogliandone le delicate pagine.
- Questa è la parte brutta. E anche quella pericolosa della quale parlavo.- disse lui a bassa voce.
Non dovevo farmi spaventare. Dovevo essere disposta a tutto pur di vendicare la morte dei miei amici. Dovevo ricordarmi che lo facevo solo per loro e per tenere al sicuro i miei genitori.
- Continua- dissi decisa.
- Dobbiamo catturare un incubo- Lo disse così, nudo e crudo.
-CHE COSA?- esclamai. Non mi aspettavo di certo questo livello di pericolo.
- Qui c'è scritto che bisogna prendere una forte fonte di magia che cerchi sempre di attaccare in modo che tu possa costruire le tue difese e essere più preparata agli attacchi degli incubi.-
- E come diavolo ne catturiamo uno?-
Lui sospirò.
- Dovremo semplicemente andare a caccia- disse quasi divertito.
- E se sono più di uno, eh? Ci facciamo ammazzare? Ne ho sentite di cazzate, ma questa le supera tutte- gli risposi bruscamente.
- Senti, non lo dico io, c'è scritto nel libro,ok?-
- Ah certo e noi facciamo quello che c'è scritto nel libro.- ribattei.
- Si, Kendall-
Cercava di restare calmo ma una parte di lui diceva il contrario.
- E sai la cosa che mi fa più incazzare? È che sei quasi divertito dalla situazione nella quale siamo-
- E per alleviare la tensione, calmati-
Cercai di ignorarlo.
- Dan, ti rendi conto che significa rischiare la vita a livelli estremi?- gli chiesi cercando di ritrovare  il controllo.
Si tolse gli occhiali e si massaggiò le tempie in segno di riflessione.
- Lo so. Ma è l'unico modo o dovremmo trovare un altra fonte e non c'è tempo- disse lui calmo.
Non so come, ma mi venne il colpo di fulmine.
- Ho un idea- cominciai.
Dan mi guardò interrogativamente. Indicai il marchio sul mio braccio.
- Questo, mi è venuto dopo che sono stata in ospedale, in particolare, quando sono stata in contatto con un medico. Mark mi smentisce ma io credo che...-
- Sia una spia dei Jagerfly- mi completò lui.
Era proprio quello che volevo dire. Con Mark non ero riuscita ad esprimermi perché non pensava fosse molto furba una mossa del genere in pubblico. E così non voleva ascoltarmi. L'importante era che ero riuscita a dirlo, almeno.
Mi alzai e cominciai a ragionare.
- Allora, faremo così. Noi andiamo in ospedale, troviamo il medico e..- Mi fermai.
- E cosa?- chiese lui.
-Abbiamo bisogno di capire se è effettivamente un nemico o semplicemente un medico innocente. Non possiamo arrivare lì e accusarlo senza prove-
- Ma dai non mi dire- disse lui serio. Lo guardai torva.
- Però ho letto qualcosa a riguardo, vieni- aggiunse poi. Si alzò e mi fece cenno di seguirlo.
Così ci dirigemmo al piano superiore e dopo aver percorso le scale, seguii Dan dietro una porta in fondo al corridoio a destra.
Varcata la porta, la stanza era stupenda.
Era come una piccola biblioteca privata con cinque alti scaffali colmi di libri, tutti divisi e in ordine in base a genere e categoria. Sembravano un enorme labirinto.
Passammo in mezzo agli scaffali, per raggiungere, in fondo alla stanza, una postazione studio dotata di una spaziosa scrivania, computer è un paio di comode sedie.
La scrivania era invasa da appunti, fogli, libri e scartoffie varie.
-Non fare caso al disordine. E non toccare nulla- mi avvertì subito lui.
Nel frattempo si era buttato alla ricerca di qualcosa perché cominciò ad aprire cassetti e  libri.
- Che cosa stai cercando?- chiesi.
- È un piccolo foglio un po' ingiallito piegato in quattro. Ma non lo vedo e non ricordo dove sia-
Decisi di aiutarlo e così mi misi a rovistare tra il disordine di fogli.
È proprio dietro il pc, trovai il piccolo il foglietto in papiro. Richiamai l'attenzione di Dan agitando il foglio.
- È questo?- e glielo porsi.
Lo studiò un po' e ne lesse l'interno, poi annui.
-Si, è proprio questo-
Mi avvicinai a lui per scrutare meglio. La distanza tra noi era minima, ma cercai di non farci troppo caso.
Aprì il foglio e sulla vecchi carta, c'erano numerosissime scritte ordinate che riempivano tutta la pagina.
La calligrafia doveva però essere una lingua segreta o a me sconosciuta perché era composta da piccoli segni, seguiti da alcune lettere in latino che conoscevo solo di vista ma non di significato.
Quando alzai lo sguardo, vidi Dan che mi fissava attentamente.
- Che c'è?- chiesi un po' imbarazzata.
- Mh, niente- si affrettò lui, allontanandosi per andare ad uno scaffale di fronte.
- Ci ho messo mesi per decifrarlo. È un antichissimo incantesimo inventato e sperimentato dalla setta dell'XI secolo. È chiamato "Hospes", da latino, estraneo.
Veniva usato per riconoscere gli infiltrati e le spie della Jagerfly di un tempo. L'incantesimo agisce sotto forma di bevanda e-
- E come fai a capire se funziona?- lo interruppi.
- Ci stavo giusto arrivando, signorina-
Mi sistemai sulla sedia, un po' offesa.
- E se l'individuo è in possesso di magia oscura, dovrebbe vedersi una flebile luce esattamente... sul petto dell'altro.- conclude Dan.
-Ok, ottimo. E su gli altri? Che effetto ha?- chiesi.
Lui girò la pagina del libro che aveva preso dallo scaffale.
- Qui dice che per il resto sarà normale, nessun effetto collaterale. Ah, e dura 8 ore-
-Ottimo, prepariamola- proposi subito.
Pensavo lui fosse d'accordo con me, ma da come mi stava fissando, dedussi il contrario.
- Eiei, frena. Per prima cosa bisogna recuperare gli ingredienti e tra questi c'è un erba molto rara. Seconda cosa: ci vogliono tre giorni per prepararla- disse lui sedendosi dall'altro lato della scrivania.
Mi infastidiva molto il fatto che decidessi tutto lui. Almeno io e Mark, le cose le facevamo insieme.
- Uff, allora cerchiamo l'erba. Come si chiama?-
Mi mostro in immagine sul libro. Era un bellissimo fiore blu.
- Si chiama Ancusa crispa ed è in via d'estinzione. Fortuna che ho le conoscenze giuste.- disse richiudendo il libro.
- Allora recuperiamo l'erba e prepariamo la bevanda,no?- chiesi.
Sbuffò e capii che non era nuovamente d'accordo.
- Ma sei sempre così frettolosa?-
- Io la chiamerei determinazione-
- Ah certo certo- ribattè aspro lui.
Il suo modo di fare in quel momento di la goccia che fece traboccare il vaso.
- Ma com'è possibile che sei così?-
- Così come bambola?-
- Non chiamarmi bambola-
- Ma a me piace- scherzo Dan.
Era così arrogante e presuntuoso.
- Senti, io volevo solo finirla al più presto, ok? Non volevo di certo finire io in questa situazione. Smettila di fare il superiore con me.-
Raccolsi le mie cose per poi dirigermi fuori dalla biblioteca, poi giù dalle scale.
- Eddai, sei seria? Non hai proprio il senso dell'umorismo-
Mi girai di scatto per ribattere, avevo molto da urlargli in faccia. Ma rimasi lì ferma a fissarlo al secondo piano che mi guardava appoggiato alla ringhiera.
Non andai oltre.
- Ci sentiamo Dan-
Così aprii la porta e me la richiusi alle spalle una volta uscita.
Quando uscii, pioveva.
In pochi secondi, avevo i vestiti impregnati d'acqua e i capelli fradici.
La pioggia ed troppo forte per viaggiare in moto, avrei solo rischiato di fare un incidente.
Cominciai a camminare sotto la pioggia con lo zaino in testa, senza una meta precisa.
Avevo già imboccato il sentiero quando udii la porta della casa sbattere.
Mi fermai e mi girai.
Dan mi stava correndo incontro, anche lui fradicio. La maglia era aderente per l'acqua, mettendo in risalto il suo fisico. I capelli biondi bagnati erano appiccicati al suo viso, che in qualche modo, implorava perdono.
- Mi dispiace, ok? Non so che mi prende, mi fai un effetto strano.- disse lui tutto d'un fiato.
L'acqua, incurante delle sue parole, continuava a bagnargli la faccia.
- Che vuoi dire?- chiesi. Ero molto confusa, la pioggia battente poi, non aiutava.
Fece per parlare, ma si interruppe. Si passò una mano tra i capelli per scostarli dagli occhi.
- Lascia stare. Dai torna dentro, lascia che ti aiuti per il poco che posso fare- disse lui semplicemente.
Più che un invito, sembrava un gentile obbligo, perché andò verso l'abitazione facendomi segno di raggiungerlo.
Non avevo scelta se no restare da Dan, almeno fino a quando la pioggia non sarebbe cessata.

La cacciatrice di incubiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora