L'ostacolo

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Quella notte non dormii quasi nulla.
Continuavo ad avere incubi su quello che era successo, era così reale che ogni volta sussultavo e non riuscivo più a prendere sonno.
Mi alzai alle sei e con calma mi diressi a farmi una doccia per pulirmi e sistemarmi, ancora sporca di terra e lacrime della notte precedente.
Quella sarebbe stata una lunga e impegnativa giornata visto che dovevo affrontare un interrogatorio, la polizia aveva già aperto le indagini e c'erano diversi sospettati e testimoni.
Quindi per prepararmi al meglio dovevo pensare e ragionare sul tipo di racconto che dovevo inventarmi, in modo da convincere le autorità che ero innocente e che non avevo nessuna colpa.
Doveva essere perfetto perché altrimenti anche solo il minimo dettaglio fuori posto avrebbe ribaltato la mia situazione e la verità che stava sotto le mie bugie.
Nessuno doveva sapere nulla delle creature.
Non potevo ancora credere che delle creature mostruose avessero ucciso i miei amici e non riuscivo ancora ad accettarlo.
Terminai la doccia e mi misi addosso un vestito di seta nera, per non dare troppo nell'occhio.
Avrei preferito sparire in quel momento e non affrontare nessuno tipo di problema, anche se sarebbe stato da codardi.
Non dovevo fare rumore, i miei dormivano e certamente non volevo svegliarli perché anche loro erano molto stanchi, a causa del colpo che gli avevo fatto prendere ieri sera, temevano di perdermi.
Ma fortunatamente stavo bene, ma mentalmente mica tanto.
Finii di prepararmi e in quel momento decisi che ci sarei andata da sola, anche se i miei volevano accompagnarmi.
Non riuscii ad inventarmi un discorso rettilineo, tanti erano i pensieri che mi frullavano nella testa, avevo le idee ingarbugliate e non riuscivo a formulare niente.
Alla fine decisi di rischiare e di improvvisare al momento.
Presi chiavi e telefono, uscii di casa senza fare rumore e mi diressi alla macchina.
Una volta presa la strada principale, arrivai in quindici minuti alla stazione di polizia di Stayville.
Rimasi qualche minuto in macchina ad osservare la struttura, che più che altro sembrava una scuola, con la facciata bianca e pulita, numerose finestre che evidenziavano le diverse sale e uffici.
Scesi dalla macchina e mi diressi un po' titubante e impaurita all'entrata.
Varcai la porta e mi diressi al gabbiotto al centro della stanza, per registrarmi.
All'interno di esso c'era una donna di mezz'età che all'apparenza era molto seria.
- Nome e cognome- Chiese la capoufficio lì presente.
- Kendall Jorkin- Dissi dopo essermi schiarita la voce.
- Età - Continuò lei.
- 23 - Risposi.
Continuava ad inserire i dati nel computer, scrivendo ininterrottamente sulla tastiera.
La conversazione continuò chiedendo dati personali come residenza e nascita, non capivo perché non mi faceva semplicemente compilare un modulo.
Alla fine arrivò la domanda tanto attesa.
- Motivo della visita-
- Sono indagata in un caso e dovrei essere interrogata- Riuscii a dire la frase con sicurezza nonostante le circostanze.
- Sala 712 terzo piano in fondo al corridoio-
Ringraziai e attraversai la stanza per raggiungere l'ascensore che mi avrebbe portata al terzo piano.
Schiacciai il pulsante e rimasi in attesa dell'arrivo dell'ascensore.
In quel momento cominciai a ragionare nuovamente su quello che avrei detto al poliziotto nel modo più convincente e completo possibile, visto che già la polizia non mi aveva interrogato sul posto la sera prima, ma mi permise invece di tornare a casa per riposarmi e riprendermi dallo shock.
L'ascensore, nel frattempo, arrivò, fortunatamente era vuoto, così entrai senza tanti problemi.
Mi resi conto che avevo le mani che tremavano, nel momento in cui cliccai il tasto tre dell'ascensore.
Ero molto nervosa, anche se continuavo a convincermi del contrario e non volevo ammetterlo.
Sarei caduta in mano alle emozioni e sarebbe stato un disastro incontrollabile.
L'ascensore rallentò e intuii che ero quasi al piano giusto.
Le porte si aprirono e uscii.
Mi diressi in fondo al corridoio come mi aveva detto la donna all'ingresso, in cerca della stanza dell'interrogatorio.
Arrivata in fondo la vidi, e mi avvicinai.
Poco prima di entrare feci un profondo respiro per tranquillizzarmi anche se la cosa in realtà non aiutò molto.
Bussai e sentii una voce che mi disse di entrare.
La stanza presentava una telecamera dove c'era un tavolo con un paio di sedie, che avevano la vista su un vetro enorme dal quale si potevano intravedere altre sedie e tavolo probabilmente sala dell'interrogatorio.
Mi soffermai dopo a vedere le persone che risiedevano.
Dall'altra parte c'era un signore in divisa che stavo già sentendo un ragazzo, che riconobbi come Mark.
Quando lo vidi un po' mi agitai, ma cercai di rimanere calma, così distolsi lo sguardo.
Invece dalla parte dove mi trovavo io, c'era un altro uomo che ascoltava la conversazione e prendeva appunti.
Ad un certo punto mi fece cenno di sedermi e non disse altro.
Non riuscivo a sentire nulla della conversazione, ma potevo vedere la faccia di Mark che esprimeva pura tranquillità.
Ma come faceva in una situazione così fragile?
Lo vidi, che all'improvviso si alzò lentamente e intuì che avevo terminato.
Non penso che lui mi potesse vedere perché nonostante guardò nella mia direzione, sembrava non avermi vista.
Quando uscì, mi vide e mi sorrise, così mi tranquillizzai un po'.
I due uomini in divisa si scambiarono un paio di parole fino a quando non mi chiamarono.
- Signorina Jorkin mi può seguire-
Entrammo e feci per guardare il vetro, ma notai che questo era scuro, così solo coloro che si trovavano dall'altra parte mi potevano vedere.
Mi sedetti sulla sedia e poggiai le mani sul tavolo.
Potevo sentire come il battito del mio cuore accelerava e neanche un pensiero positivo riusciva a rallentarlo.
A quel punto, l'uomo cominciò a parlare.
- Buongiorno signorina, spero che lei stia bene dopo lo spiacevole incidente avvenuto questa notte.
Per cominciare le farò qualche domanda si senta libera di rispondere come desidera, basta che sia chiara sui fatti.-
Avevo molta ansia e non sapevo come iniziare,
Ma mi venne in mente un' idea.
Non mi capitava spesso di mentire e questa doveva essere una bugia perfetta.
- Va bene, sono pronta- dissi convinta
Così mi feci forza.
- Mi può raccontare esattamente quello che è successo dall'inizio della vostra serata?-
Così cominciai a raccontargli la serata esattamente come era andata veramente,fino al punto dove i miei amici decisero di fare la corsa nel bosco.
- Quindi cosa succedette a questo punto?
- Io e le mie due amiche sentimmo le loro urla, e ci fiondammo nel bosco per cercarli continuando a gridare i loro nomi ma non sentivamo altro che le loro urla che andavano affievolendosi.
Ad un certo punto Jane, vide qualcuno muoversi nel bosco e ce lo fece notare.
Così cominciammo a scappare perché avevamo paura.
Non ci eravamo accorte però che ci eravamo perse Kail, così nel chiamarla sentimmo le sue urla.
Spaventate io e Jane continuavamo a correre fino a quando non siamo inciampate nei corpi di nostri amici.
Rimanemmo inorridite a vedere come erano stati ridotti e per qualche minuto rimanemmo lì .
Però a noi si avvicinò un uomo, alto, non riuscii a vederlo in volto, che prese Jane e cominciò a colpirla con qualcosa, provocandole continue ferite in tutto il corpo.
Cominciai ad urlare, ma non volevo scappare per lasciare lì i miei amici.
Da qui non ricordo più nulla perché Mark è venuto e mi ha salvata.-
Tirai un sospiro di sollievo appena finì.
- Bene, grazie mille per la sua testimonianza è libera di andare.
Le faremo sapere per quanto riguarda i risultati delle autopsie e le indagini.
Condoglianze per i suoi amici.-
E così l'uomo mi fece uscire e vidi Mark che mi aspettava, che a quanto pare mi aveva vista, perché mi sorrideva soddisfatto.
Uscimmo quindi dalla piccola stanza, e potei quindi tirare un bel respiro di sollievo.
- Penso proprio che ci abbiamo creduto- Disse Mark contento.
Ci avviammo all'uscita del locale e una volta usciti potemmo parlare liberamente.
-Pensavo potesse andare peggio sinceramente- Gli dissi sollevata.
- Sai andata benissimo ora aspetteremo solo gli esiti finali ma penso che noi siamo a posto-
- Appena usciranno gli esiti, dovrò pensare al funerale.. Anzi dovrei già pensarci..-
L'ultima cosa che mi mancava affrontare, ultima cosa che avrei fatto in questa via vita.
Perché dopo sarei stata un'altra persona.
- Se vuoi ti posso aiutare, mi sento un po' colpevole per tutto questo- Era molto sincero e non avrei mai rifiutato il suo aiuto, ma non lo conoscevo ancora bene e volevo iniziare a conoscerlo bene dopo aver affrontato il funerale.
- Tranquillo non sentirti in colpa, mi aiuterai già quando mi dovrò addestrare no?- gli dissi sorridendo.
Così mi allontanai salutandolo e lui ricambiò.
Salì in macchina e vidi che ancora mi guardava, fino a quando mi allontanai e non lo vidi più.

La cacciatrice di incubiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora