Risveglio

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Mi svegliai in ospedale.
Avevo un gran mal di testa ed ero molto confusa.
La stanza era buia, solo una piccola luce accanto al letto illuminava fievolmente la camera.
Mi misi a sedere, in una posizione comoda.
Nel muovermi, diverse fitte di dolore
pervasero il mio corpo.
Notai allora la mia situazione: avevo la mano destra fasciata, una grande benda sulla pancia, e altre ferite minori chiuse con dei punti.
Perlustrai la stanza.
Era una piccola camera tutta bianca, con diverse attrezzature elettroniche.
Sul monitor accanto al letto potevo leggere il mio battito cardiaco, regolare.
Alla mia destra c'era una piccola finestra.
Fuori, era buio.
Si vedevano diversi palazzi, ognuno con qualche luce accesa che si poteva scorgere dalle finestre.
Non avevo idea di dove fossi e sopratutto che ore fossero, ma doveva essere sera.
Vicino alla finestra, su una poltroncina, c'era Mark che dormiva.
Aveva diverse ustioni sulle braccia e anche qualche taglio, niente di tutto ciò medicato.
Doveva essere molto turbato dalla giornata, mi dispiaceva averlo coinvolto nella situazione.
Decisi di alzarmi dal letto.
Scostai delicatamente la coperta poggiata sulle mie gambe e cercando di non fare rumore, mi alzai.
Mi accorsi che alle mie braccia erano attaccati dei piccoli tubicini, collegati alla flebo.
Così per muovermi dovetti portarmi dietro l'attrezzatura.
Mi recai in bagno per sciacquarmi la faccia.
Il bagno era piccolo e stranamente accogliente.
Mi guardai distrattamente allo specchio posto sopra il lavandino.
In faccia, il lungo taglio che avevo sulla guancia destra, era stato anch'esso chiuso con dei punti.
Avevo diverse bruciature sul collo e le spalle.
Ero conciata veramente male.
Mi inumidì il viso e tornai in silenzio nella stanza.
Nel frattempo Mark si era svegliato.
- Ei, ti sei svegliata.
Come ti senti?- chiese lui.
Aveva un aria stanca e distrutta; aveva le occhiaie, gli occhi assonnati e i capelli in disordine.
Indossava ancora gli stessi vestiti del giorno prima.
- Credo bene, a parte le ferite..-
- Bene sono sollevato.
Ci sono un po' di cose che ti devo dire..- disse lui con voce quasi tranquilla.
Mi spaventava un po' il fatto che fosse così calmo.
- Per esempio?- azzardai io.
- Per esempio che sono passati 5 giorni dall'incidente-
-C-cosa??-
5 giorni?? Ma com'era possibile..
- Già.. sei stata addormentata per molto tempo.. I medici cominciavano a preoccuparsi.-
Mi ero persa tantissime cose in 5 giorni..
Avevo bisogno di notizie, magari positive.
- Spiegami cosa è successo in questi giorni- chiesi gentilmente.
Ero ancora turbata, ma dovevo sapere.
Dovevo sapere se i miei stavano bene.
Allora Mark, si sedette accanto a me sul letto e cominciò a parlare.
- Quando ti hanno caricata in ambulanza ci siamo diretti in ospedale, al Jeff Braker Di Bayville, a circa mezz'ora da Stayville.
Una volta arrivati si sono accorti che stavi cominciando a perdere molto sangue dalla ferita che ti eri tamponata, ti stavi dissanguando Kendall. Ti hanno portata subito in sala operatoria per rimuoverti il pezzo di vetro e poi ti hanno chiuso la ferita. Il vetro a causato dei danni agli organi interni e potresti avere qualche problema, ma ti spiegherà meglio il medico. Sei stata in sala operatoria quasi due ore, poi ti hanno portata qua e di giorno in giorno hanno fatto dei controlli. Per quanto riguarda l'esterno beh.. Mi dispiace ma la tua casa è andata, irrecuperabile. Ma c'è una buona notizia: I tuoi genitori stanno bene, non erano a casa al momento del casino perché erano usciti.-
Quando finì di parlare tirai un sospiro di sollievo.
Ero così felice che stessero bene.
- Oddio santo che bello, menomale. Ma sono passati in ospedale?- chiesi curiosa.
- Sisi, sono passati ieri pomeriggio.
Dovrebbero arrivare anche stasera.
Kendall per quanto riguarda la casa, puoi stare da me in questi giorni.
Non sei al sicuro da sola, o con i tuoi genitori.
Rischieresti davvero grosso ancora.
Dobbiamo capire meglio la situazione, perché la cosa sta peggiorando e le creature ce l'hanno veramente con te e dobbiamo capire perché.-
Sarei stata al sicuro con Mark, questo poco ma sicuro, ma non mi sentivo veramente tranquilla a lasciare i miei genitori da soli ancora una volta.
Per questo dovevo parlargli.
Dovevo farli andare via da lì.
- Va bene, sono d'accordo, però prima parlerò ai miei e cercherò di farli andare lontano da qui, sono in pericolo quanto me.-
Annuii con un leggero movimento della testa, restando in un silenzio imbarazzante per un po'.
- Sai quando mi dimettono?- chiesi interrompendo il silenzio.
- Non lo so.. potrei fare due chiacchiere con il medico, ma comunque dovrebbe passare a visitarti tra un po'.-
In quel momento avevo io qualcosa da chiedere.
- Ma tu invece? Sei stato qua tutto il tempo?
Sei ancora vestito come il giorno dell'incidente e non ti sei fatto curare...-
Ero preoccupato per lui è non mi piaceva che non si fosse sistemato per stare con me.
- Sono rimasto qua tutto il tempo e non volevo farmi visitare, non è nulla di grave.
Solo qualche bruciatura qua e là.
Vado ad avvisare che sei sveglia.-
E così si alzò, senza darmi modo di ribattere.
Aspettai in stanza qualche minuto, poi Mark tornò con il medico.
Era un uomo alto e robusto con un camice bianco sbottonato. Portava gli occhiali e in mano una cartellina rossa con vari fogli che stava sfogliando accuratamente.
- Jorkin Kendall, giusto?- chiese l'uomo.
- si- risposi.
- Bene Kendall, io sono dottor Sarcegall.
Le tue condizioni da quando sei qui, sono migliorate notevolmente, ma come puoi vedere non sei totalmente in forma.
Dovresti riamanere qua ancora una settimana.-
- Una settimana??-
Non potevo, e volevo, stare in ospedale ancora una settimana.
Avevo tanto da fare e dovevo occuparmi di ciò che mi voleva morta.
Il dottor Sarcegall, notò nella mia voce una nota di insoddisfazione e delusione quindi disse:
- Ti potremmo anche mandare a casa, ma dovresti stare in assoluto riposo.
Potremmo in tal caso mandare un medico a casa una volta ogni due giorni, per verificare la situazione delle ferite.-
Guardai Mark, dato che sarei dovuta stare da lui.
Lui mi sorrise e mi fece cenno di sì con la testa.
- Si, d'accordo dottore, facciamo così.-
- Bene, allora.
La dimetteremo domani mattina.
Prepari le sue cose con calma, domattina sarà libera di andare
Nel frattempo le vado a prendere i moduli di dimissione che dovrà compilare.
Può farlo tranquillamente domani prima di andare via -
E così dicendo uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di se.
- Torniamo a dormire?- proposi io.
- Sono d'accordo.-
Stava andando sulla poltrona allora gli dissi:
- Perché non vieni qua? Il letto è abbastanza grande per entrambi. Mi sento in colpa a farti dormire là. Hai più bisogno di dormire di me.
E non ribattere-
Un po' controvoglia si avvicinò al letto e si mise alla mia sinistra, sorridendo arreso.
Spostò dolcemente la coperta per poi rimetterla sopra le nostre gambe.
Non so quanto tempo passò prima che mi addormentassi.
      
                        ———————————

Mi stavo alzando per prendere le mie cose, quando Mark mi fece risedere sul letto delicatamente.
- Ferma qua, preparo io.-
- Ma ce la faccio..-
- Hai sentito il dottore? Assoluto riposo.-
E sorrise un poco.
Volevo lanciargli un cuscino, ma effettivamente non avevo l'energia per farlo.
Allora rimasi ferma ai piedi del letto, a vedere Mark fare avanti e indietro per la stanza raccattando tutte le nostre cose.
Io addosso, avevo i vestiti da ospedale e dovevo cambiarmi, ma non avevo dei vestiti.
Proprio in quel momento, tornò il medico.
Aveva alcuni documenti e un sacchetto.
- Questi sono dei vestiti che dovrebbero andarle bene. Poi qua ci sono i documenti. Si vesta con calma e poi compilo i moduli-
Mi porse il sacchetto e consegnò invece i moduli a Mark.
Il dottor Sarcegall si avvicinò a me e mi staccò delicatamente i tubi dalle braccia.
Aveva le dita fredde e al contatto con la mia pelle sentii un brivido.
Non un brivido di freddo però, quasi come una piccola scarica.
Di cosa non lo so.
L'uomo staccò velocemente le mani dalle mie braccia, come se stesse evitando qualcosa.
Non capii, ma feci finta di niente.

Dopo essermi vestita e aver compilato i moduli, io e Mark uscimmo dall'ospedale.
Salimmo sulla sua macchina e cominciammo a dirigersi a casa sua, con un tragitto non corto davanti a noi.
Avevo il bisogno di condividere con Mark ciò che era successo con il medico, nonostante non fossi molto sicura sul fatto che fosse vero.
Provai.
- Hai notato qualcosa di.. strano nel dottor Sarcegall?- azzardai all'improvviso.
Mark aveva lo sguardo fisso sulla strada, era molto concentrato o pensieroso.
Non rispose subito.
- No non credo. Perche?-
Non mi sembrava molto in sé perciò lasciai perdere.
- No, niente niente.-
Avrei aspettato, magari un altro momento, o magari il giorno che sarebbe venuto a visitarmi.
Non volevo però assillare troppo Mark, credevo fosse già troppo coinvolto nella mia vita.
Il viaggio continuò tranquillo fino a casa sua.
Arrivammo e posammo le cose a posto.
- Fa come fossi a casa tua, davvero.
Magari domani vediamo di parlare della situazione eh?-
- Grazie Mark, davvero-
Per la prima volta ebbi l'istinto di abbracciarlo, così mi avvicinai e gli diedi un breve abbraccio per fargli capire che apprezzavo.
Lui ricambiò, mi sorrise e poi andò in camera sua.

La cacciatrice di incubiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora