La setta

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Sistemai le mie cose nella stanza degli ospiti, che si trovava al secondo piano di fronte alla stanza di Mark.
La stanza, era piccola ma accogliente; c'era il letto, comodino ed un armadio a specchio che occupava tutta la parete sulla sinistra.
In fondo alla stanza, c'era invece una piccola porta finestra che si apriva su un balconcino che dava sul bel giardino rigoglioso.
Posai il borsone sul letto e sistemai le poche cose portate dall'ospedale.
Di mio ormai, non avevo più nulla.
Mi sarei dovuta ritrovare una casa e ricostruirmi la vita da zero, ma dovevo prima risolvere la situazione con le creature che mi volevano morta.
Uscì dalla stanza e mi diressi in salotto dove intravidi Mark , seduto sul divano che fissava il vuoto.
Mi avvicinai lentamente a lui e rimasi lì in silenzio vicino a lui, fino a quando non prese parola.
- Scusa, ero sovrappensiero-
- Tranquillo, a cosa pensi?- azzardai
Mark fece un lungo sospiro e si sdraiò sul divano, portando le braccia dietro la nuca.
- Sai, io combatto contro tutto questo da ormai 7 anni. La setta sta mettendo tutto il suo impegno nella ricerca del manufatto che li ha imprigionati , un arma per indebolirli, sconfiggerli. Le vittime sono sempre più numerose e gli incubi sono sempre più vicini a noi , minacciando la nostra vita e i nostri familiari, continuamente, e tu ne sei la prova.-
Era molto turbato e confuso ma apprezzavo che si confidasse con me.
Dovevamo essere uniti per combattere gli incubi.
-Tu credi che.. scoppierà una guerra?-
La domanda mi uscì dalla bocca spontaneamente, non volevo certo assillarlo con ulteriori preoccupazioni.
Ma facendo parte dei Jagerfly da poco, non conoscevo la gravità della situazione.
Lui si mise seduto, in posizione da riflessione e dopo un attimo di silenzio rispose:
-Le persone che aprirono il sigillo erano molto potenti, secondo alcuni stregoni esperti utilizzarono una magia talmente potente, che oggi è a noi sconosciuta.
Credo che se scoppiasse una guerra, non avremmo molte speranze, anche perché non abbiamo mezzi all'altezza delle loro abilità, senza contare che siamo mortali  e molto suscettibili alla morte.
Con gli incubi dalla loro parte, farebbero una strage-.
Riflettei molto sulle sue parole
Il sigillo in passato fu aperto da 12 ragazzi ,che sacrificando le loro anime,intrappolarono gli incubi, portando pace in terra per un lungo periodo.
Ma come gli stregoni, erano nuovamente venuti a conoscenze delle creature?
Troppe domande, poche risposte.
Dovevamo metterci all'opera, per essere pronti ad ogni eventuale improvviso attacco ed ogni futura evenienza.
-Portami dalla setta- proposi
-Cosa?-
-Portami da loro. Non possiamo stare qua fare niente, dobbiamo reagire o crederanno di essere in vantaggio.-
-Kendall, loro sono in vantaggio- rispose secco lui.
Era perplesso e confuso, ma cercava comunque di raccogliere più idee possibili nel modo più ragionevole.
-Lo so, ma dobbiamo fare il possibile per difenderci. Non voglio continuare a essere la vittima, ora voglio diventare colpevole. -
Mark mi guardò in modo comprensivo, poi mi sorrise, come se fosse fiero di quello che avevo detto. Mi fece sentire bene.
-D'accordo, hai ragione. Allora meglio andarci subito, nel pomeriggio potrebbe essere pericoloso-
Ero felice di essere riuscita a convincerlo, almeno avrei conosciuto un po' come la setta lavorava e mi sarei resa utile nel mio settore.
-A che ora hai detto che  attaccano solitamente?- chiesi.
-Attorno alle 18, ma ultimamente è un orario poco attendibile dato che continua a variare.-
Si alzò dal divano e protese la sua mano verso di me.
-Dai, andiamo-
Afferrai la sua mano e mi alzai.
Restammo fermi uno davanti all'altra per qualche secondo, poi lui sorrise e mi disse di andare alla macchina.
Mentre lo aspettavo seduta dal lato passeggero, osservai la mia situazione post-ospedale; le ferite e i lividi bruciavano ancora, ma riuscivo comunque a muovermi abbastanza bene.
Notai anche una ferita che non avevo visto prima: sulla piegatura del braccio sinistro, avevo una specie di livido, ma il colore era uno strano azzurro acceso.
Stavo per toccarlo quando la portiera si aprì e salì Mark.
Cercai di nascondere il braccio, ma lui notò subito la macchia sul braccio.
Sulla sua faccia si disegnò un espressione preoccupata e spaventata.
Kendall, da quanto hai questo segno?-
Mi teneva ancora il braccio tra le mani, continuando ad osservare la ferita in cerca di risposte.
Non capivo cosa avesse di così tanto speciale, o terribile, quel segno.
-Non lo so, l'ho appena notato. Non l'avevo visto prima, ci avrei fatto caso.
È comparso dopo, credo.-
-Non è affatto un buon segno..- sussurrò.
Lo disse sussurrando con l'intento di non farmi sentire, ma riuscì a percepire quelle parole che mi fecero venire subito un brivido.
Un brivido così familiare...
-E' grave?- chiesi.
-Non lo so, dobbiamo accertarcene subito però. La setta ci saprà aiutare, non preoccuparti.-
Una volta lasciato il mio braccio, mise in moto l'auto e per tutto il tragitto, andò abbastanza veloce ogni tanto superando anche i limiti di velocità.
Solitamente era sempre prudente, ma c'era qualcosa quel giorno, che lo turbava molto.
In poco tempo, arrivammo in una radura lontana da ogni cosa, con solo un piccolo sentiero che passava tra i numerosi e imponenti alberi presenti.
Il bosco sembrava deserto e inabitato e questo mi fece rabbrividire in quanto mi fece tornare in mente la notte dove morirono i miei più cari amici.
La notte che aveva stravolto la mia vita.
Almeno era giorno, e con i raggi del sole che passavano tra i rami, tutto sembrava meno inquietante.
Scendemmo dall'auto e seguendo il sentiero, ci incamminammo nel bosco.
-Riesci a camminare?- chiese lui.
Avevo un'andatura lenta rispetto alla sua, ma non si poteva dire che stessi male.
-Si, sono solo un po' lenta-
-tranquilla, non manca molto-
Infatti dopo qualche minuto, arrivammo in un punto dove il sentiero si interrompeva.
C'era davanti una grossa roccia che non si poteva superare in nessun modo.
Mark prese un bastone posto vicino alla pietra e si allontanò da essa.
Mi fece segno di indietreggiare e subito dopo colpì violentemente il suolo ai piedi del masso, scoprendo così una botola, aperta dalla botta data.
-wow, una sorta di bunker sotterraneo.. ingegnoso-
Mark si girò verso di me e si mise a ridere.
-Dai, vieni-
Lui subito sparì sottoterra così mi affrettai a seguirlo.
Sotto la botola c'era una lunga serie di scale in legno, l'aria sapeva di chiuso e di acqua stagnante, trattenuta dalle assi di legno delle scale.
Una volta scese le numerose scale, si arrivava in una piccola stanza ospitante divani, poltrone e tavolini con diverse credenze ai lati di essa.
C'erano alcuni ragazzi sul divano che parlavano animatamente, spizzicando delle patatine sul tavolo di fronte a loro, e c'erano due ragazze che parlavano in modo serio dalla parte opposta della stanza, appoggiate con la schiena a muro.
Il rifugio era sempre in legno, ma non emanava un brutto odore come quello sulle scale, anzi c'era una dolce fragranza nell'aria, molto piacevole.
Le pareti erano per lo più spoglie, solo un grosso quadro in fondo alla stanza raffigurante un bel tramonto sul mare.
Raggiunsi Mark.
-Le due ragazze al muro sono Jane, quella con i capelli neri, e Madison la bionda.
I tre ragazzi sono, a partire da sinistra, Dan, Kent e Nate. Vieni, ti presento-
Rimasi un attimo immobile. La ragazza, si chiamava come la mia migliore amica.
Colei che quella notte era morta e non c'era più.
-Ragazzi- Mark si rivolse a tutti i presenti.
-Come già sapete, lei è Kendall e da oggi fa parte della setta, come stabilito da tutti-
Tutti in poco tempo, mi avevano già messo gli occhi addosso.
-Va' da loro- mi propose Mark.
Guardai Mark con un espressione torva.
-Avanti, non essere timida- mi incitò.
Per sicurezza mi avviai verso le due ragazze al muro, come mi videro arrivare smisero di parlare e mi accolsero con aria felice tra loro.
-Ciao Kendall! - dissero all'unisono.
Jane aveva una carnagione abbronzata, lunghi capelli corvini che le ricadevano sulle spalle nude e piccoli occhi a mandorla scuri come il cioccolato.
Indossava un abito nero che le arrivava al ginocchio, con sottili spalline che si confondevano tra i capelli.
Madison, invece, aveva dei brillanti capelli biondi che le coprivano quasi tutta la schiena, grandi occhi verdi e una pelle molto chiara, messa in risalto dalla maglia rosa pastello e dalla gonna di jeans che indossava.
-Ciao ragazze, che bel posto-
Non sapevo in che modo iniziare una conversazione con loro, così mi limitai a dire ciò che mi aveva colpita appena entrata.
-Già, è davvero bello qui. È un po' come una seconda casa per tutti e presto varrà lo stesso per te.- disse Jane.
-A vederlo da qua sembra piccolo, ma ci sono molte altre stanze, quelle dove lavoriamo e dove ci svaghiamo, protette da entrate segrete- aggiunse Madison.
Diedi uno sguardo alla stanza in cerca di qualche segno sulle pareti che delimitasse qualche porta, ma non vidi nulla.
Jane capì che le stavo cercando.
-Ovviamente sono nascoste con la magia, così in caso qualcuno viene a conoscenza del rifugio, il nostro lavoro è al sicuro.-
Mi misi a ridere per sciogliere la tensione in me e loro fecero lo stesso.
-Hai già conosciuto i ragazzi? Mark a parte ovviamente. Vedo che andate già molto d'accordo.- chiese Madison.
Sorrise e mi diede una gomitata leggera in modo amichevole.
Possibile che pensassero potesse esserci qualcosa tra me e Mark?
-Ma va, siamo solo amici. Mi ha aiutata a uscire da un momento difficile- risposi a entrambe.
Vedevo davvero Mark come un amico. Non volevo che ci potesse essere qualcosa a rovinare le cose.
-Bene, se è veramente così, adorerai Dan. Andiamo da loro.- disse Jane.
Mi presero a braccetto, una da una parte e una dall'altra e ci dirigemmo al divano dove i ragazzi parlavano vivacemente.
A loro nel frattempo si era unito anche Mark.
Ci vedettero arrivare, così  fecero spazio sul divano a tutte e tre.
-Eccoci, ragazzi ecco la nostra nuova componente- disse Madison.
A turno i ragazzi mi strinsero la mano e si presentarono.
Nate portava degli occhiali rotondi con una sottile montatura argentea, che gli davano un aria molto seria e allo stesso tempo simpatica.
Era vestito di nero dalla testa ai piedi: dai capelli disordinati alle Nike consumate.
Kent era il fratello di Madison, ed erano per lo più identici, a parte il colore dei capelli, che lui aveva di un marrone ramato.
Per il resto stessa carnagione chiara e stessi occhi.
Infine c'era Dan.
Indossava una canottiera nera che metteva in risalto la muscolatura delle braccia e dei cargo neri che gli coprivano le scarpe.
Aveva dei bei capelli biondi, con alcuni ciuffi che ricadevano sugli occhi azzurri, contornati da occhiali d'orati.
Erano così azzurri, che ci si perdeva nel contemplarli.
Era molto carino, ora capivo perché le ragazze ci tenevano che lo conoscessi.
Sembrava molto aperto, sempre sorridente.
Ma nello stesso tempo, un ragazzo con molti misteri.
Mark, dopo le presentazioni, prese parola.
-Allora Kendall, come già sai, sarai nel settore della costruzione delle armi, insieme a Kent e Dan. Menomale che ci sarai te, che questi due non fanno altro che perdere tempo in laboratorio.- Mark scoccò un occhiata ai due, che si misero a ridere in modo innocente.
Sorrisi.
-Poi c'è il settore delle cure dove ci siamo io, Jane,Madison e Nate.-
Mark tornò di colpo scuro in volto, come se gli fosse venuto in mente qualcosa di spaventoso.
-A proposito di cure..., A Kendall e comparso sul braccio un segno che non avevo mai visto prima.-
Mark mi fece segno di mostrare il braccio e in poco tempo, tutti ebbero un espressione indescrivibile.
-Non è possibile..- disse Kent.
-cosa? Io non ho mai visto una cosa del genere.- disse Mark.
Dan fece un sospiro, si mise la faccia tra le mani e poi disse:
-Questo, è il segno della setta che ha liberato gli incubi. Ciò significa che...sono tornati. E non credo abbiamo intenzione di salvarci.-

La cacciatrice di incubiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora