A casa di Dan

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Mi svegliai l'indomani con il vibrare del telefono.
Ancora assonnata, allungai la mano sul tavolino e presi il cellulare. Accesi lo schermo e vidi alcuni messaggi di Mark. La sera prima non gli avevo risposto a causa di Dan e appena fui tornata nel covo, crollai sul divano dalla stanchezza. Aprì la chat:
- Ei, sono sano e salvo ( per ora) -
-Ti avevo promesso che ti scrivevo, visto?- Poi altri due messaggi di quella mattina: -'Giorno Kendall-
-Tutto bene? Non hai risposto ieri sera...- Non sapevo che rispondergli.
Dopo quello che era venuto fuori con Dan, la sera prima, temevo che Mark mi stesse nascondendo qualcosa. Magari ero solo paranoica o semplicemente Dan aveva detto stronzate. A ogni modo non sapevo se chiedergli spiegazioni o aspettare il suo ritorno per parlarne con calma. Così gli scrissi:

-Oi, contenta che tu sia vivo (per ora). Scusa se ieri non ho risposto ma ero molto stanca e sono andata a dormire presto dato che oggi devo iniziare la pratica con Dan. Fatti vivo :) -

Volevo scrivergli che dovevamo parlare, ma non volevo mettergli fretta o tanto meno preoccuparlo. Spensi lo schermo del telefono e mi misi seduta sul divano. La stanza era molto buia, c'erano solo due candele che illuminavano fievolmente l'ambiente. Sul divano di fronte, Madison e Jane stavano ancora dormendo una addosso all'altra. Sulla poltrona, invece, solo Kent dato che a quanto pareva, Nate non era tornato per la notte.Infine di Dan, non c'era traccia. Buon inizio. Mi stiracchiai e andai in cerca della macchina del caffè della quale Kent aveva parlato la sera precedente. Andavo alla cieca siccome una delle due candele si era spenta da poco. Solo quando andai a sbattere contro il tavolino, decisi di prendere il telefono per farmi luce. E solo in quel momento vidi due messaggi da un numero sconosciuto:

-Fuori c'è una moto, spero tu sappia guidarla, da morta non sei utile a nessuno. Se sopravvivi, vieni a questo indirizzo alle 8. - Sotto c'era un indirizzo e poi, un altro messaggio:
-Se non l'avessi capito, sono Dan. Non fare tardi, non ho tutto il giorno.-

Chi poteva essere se non Dan?
Molto spiritoso.
I messaggi erano delle 6, peccato che li avevo visti solo all'alba delle 7.48 e non sarei sicuramente arrivata in orario.
Presi borsa, telefono e senza fare troppo rumore uscii. Percorsi le umide scale e appena fui fuori, richiusi delicatamente la botola alle mie spalle. L'ambiente era molto silenzioso, si sentiva solo il fruscio delle foglie mosse da un leggero venticello mattutino. Davanti a me, in ottimissime condizioni c'era una Ducati V2 rosso acceso, con sul manubrio un casco nero con visiera scura.
-Che meraviglia- esclamai.
Senza pensarci un attimo, mi misi il casco e salii sulla moto, con qualche difficoltà. Era alta e per raggiungere il manubrio ero quasi sdraiata. Tutto sommato , ero comoda. Cercai di memorizzare l'indirizzo per non tenere il telefono sulla moto. Dovevo andare a Beartle, a 20 minuti dal covo. Dan mi avrebbe ammazzata. Dopo vari tentativi, riuscii a fare partire la Ducati e a velocità moderata, mi diressi da Dan.
Era una giornata coperta, con un po' di vento. L'aria in moto era frizzante e passava tra i vestiti, facendomi rabbrividire. I capelli invece, svolazzavano impazziti sotto il casco. Una giornata fresca ci voleva.
Dopo il pressapoco breve tragitto, arrivai a Beartle, che si rivelò essere una cittadina sperduta. Non sapevo dove andare così mi fermai un attimo e recuperai il telefono dalla zaino che avevo in spalle. Poco più avanti doveva esserci una strada sterrata, che dovevo prendere. A tal punto ripartii e presi la stradina che portava in una vasta radura con pochi alberi, che si intravedevano non troppo in lontananza.
In mezzo all'area verde, c'era un'abitazione antiquata, con mura logore e scrostate. L'ingresso principale era costituito da un grosso portone in legno, con grandi finestre sulla stessa facciata. Nel complesso era una casa grande, a vedere da fuori su due piani.
Poggiai il casco e recuperai le mie cose. Mi diressi all'entrata e dato che non c'era un campanello, bussai. Il legno era robusto e avendo colpito con forza la porta, mi bruciarono un po' le nocche. Comunque qualcuno mi sentii, perchè dall'altra parte, udii dei passi sempre più vicini all'ingresso. Scattò la serratura e la porta si aprì. La persona che mi aveva aperto era Dan. Indossava una canotta nera, che lasciava scoperte le spalle e le braccia muscolose, e un paio di pantaloni corti fino al ginocchio, anch'essi neri. I suoi occhi azzurri non erano contornati dagli eleganti occhiali che portava la sera prima. Nel complesso aveva un'aria stanca con i capelli scompigliati. Probabilmente era sveglio da poco, o da tanto.
-Sei in ritardo- notò subito lui
-Beh sai com'è.. alle 6 dormo- osservai di rimando.
-Che aspetti? entra- Me lo disse come se fossi di troppo o stessi disturbando.
Non so come Jane e Madison facessero a dire che fosse carino e gentile. Con me era tutto il contrario.
Appena entrai rimasi stupita: davanti a me si presentava un enorme stanza dove modernità e antichità erano legate in un tutt'uno. Subito sulla sinistra c'era una nuovissima cucina che rasentava tutta la parete: i mobili erano un bianco perlato che si intonava perfettamente al color crema dei muri della casa. Più verso il centro, c'era un banco rettangolare dello stesso colore della cucina, con quattro sedie attorno, due da un lato e due dall'altro. Verso il fondo della stanza, al centro della parete, si presentava un grosso camino con ai lati due mensole con una serie di libri. Da un lato, libri storici, dall'altro libri mitologici. Alla destra del camino, c'era un divano a due posti, con vicino un piccolo tavolino bianco latte. Fissata al muro, invece, c'era una televisione molto grande. Su tutte le pareti c'erano quadri, tra cui dipinti e fotografie di paesaggi. Infine alla sinistra del camino si presentava una grossa scalinata in marmo bianco, che da una parte fiancheggiava il muro, e dall'altra aveva una decoratissima ringhiera che continuava fino a un vistoso secondo piano. Se fuori sembrava vecchia e malconcia, dentro era innovativa e moderna. Era lussuosa e bellissima. -E' magnifica - mi lasciai sfuggire.
-Tutti rimangono sempre molto stupiti- disse Dan pieno di sé.
Quando si trattava di complimenti, era sempre sprezzante ed era una cosa che odiavo di lui. -Bene, come procediamo?- chiesi, dato che la situazione era un po' sconcertante. Mi fece cenno di sedermi sulla sedia della cucina e così mi accomodai al bancone.
-Caffè?- chiese cortese. Aveva un carattere molto strano a parere mio. Prima arrogante, poi d'un tratto, gentile.
Dato che comunque quella mattina non lo avevo ancora bevuto, accettai. Diedi una sbirciatina al telefono mentre Dan era girato di spalle per preparare il caffè. Erano le 8.24 e Mark non mi aveva ancora risposto. Sicuramente era ancora in viaggio.
-Quindi come mai sei arrivata tardi? Non era tanta strada- chiese ostinato.
-Te l'ho detto, la mattina dormo. E poi è stato un caso che ho letto i tuoi messaggi- ribattei.
-Sisi, certo. La moto era troppo lenta? La prossima volta te ne procuro una più veloce? -scherzò.
-Spiritoso - Mi porse la tazza di caffè e si sedette di fronte a me. Nonostante fosse arrogante, aveva un certo fascino. Era in parte attraente e i suoi occhi mi facevano impazzire. Ad ogni modo, distolsi lo sguardo fissai il mio caffè. Lui però lo notò.
-Qualcosa non va?- chiese subito.
-Mh, nono tutto a posto- Bevvi il caffè che nel frattempo era diventato tiepido.
-Perchè non mi dici che dobbiamo fare?- aggiunsi. Fece una smorfia.
-Non vedi l'ora di iniziare, eh? -Per niente. E' che non stiamo facendo nulla. Che altro dovremmo fare?- dissi secca. -Mh, d'accordo. Allora torno subito.- disse alzandosi e dirigendosi al piano superiore. Lo seguì con lo sguardo finchè non sparì dietro a una delle porte di sopra.
Nel frattempo squillò il telefono. Numero sconosciuto.
-Pronto?- risposi.
-Buongiorno, lei è la signorina Jorkin?, giusto?- chiese l'operatore al telefono.
- Si esatto- Non avevo idea di chi fosse.
- Abbiamo saputo dai vicini che è andata ad abitare con Mark Fished- continuò.
-Non proprio, ma lo conosco-
-Dato che il signor Fished è al momento irraggiungibile, può comunicargli lei che la casa è ora sotto sequestro finché non verranno pagati gli ultimi 6 mesi d'affitto?-
-Beh, si certamente- Ero alquanto scioccata da quella telefonata.
- Se ha qualcosa da prendere le consiglio di passare in mattinata-
- Ok, la ringrazio.-
-La scuso per il disagio, so che non c'entra.- concluse l'uomo.
- No si figuri, arrivederci.- Sbattei il telefono sul bancone. Ci mancava solo questa.
Non mi ero accorta che Dan era tornato e che era proprio dietro di me.
-Non ti hanno mai insegnato che non si origlia?- gli dissi sgarbata. Si mise davanti a me , in modo che potessi vederlo.
- Sono solo curioso. Illuminami.- E si sedette di nuovo. Non mi rimase che dirgli della telefonata.
-Beh in pratica ma non sa tenersi la casa stretta e devo andare a prendere le mie cose questa mattina.- gli dissi in poche parole.
Dan aveva dei segreti, ma anche Mark non ci andava piano. Dan mi guardò pensieroso.
- In tal caso resterò al covo se non è un problema- aggiunsi poi. Senza pensarci troppo mi disse subito:
- Puoi stare qui. C'è una camera in più-
Lo guardai un po' perplessa. Era una proposta alquanto sinistra da parte sua. Per l'amor del cielo amavo quella casa, ma non bastava.
C'erano molte cose che non sapevo di lui, lo conoscevo da troppo poco.
Specialmente non sapevo se ero pronta a passare tutto quel tempo vicino a lui.
-Ci penserò-

La cacciatrice di incubiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora