Trentadue

11K 685 957
                                    


Come ho comunicato sui social questo è l'ultimo capitolo della PRIMA PARTE.
Quindi non temete.
Non è finita qui.

Mi scuso per gli errori che troverete nella lettura, ma ora non ho tempo di revisionare e allo stesso tempo non voglio farvi aspettare ancora.

Scusatemi se vi ho messo tempo.
Ma sappiate che ci ho messo anche tanto cuore qui dentro.

Buona lettura❤️

Il filtro brucia sulle labbra, mandandomi in combustione perfino il cervello

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Il filtro brucia sulle labbra, mandandomi in combustione perfino il cervello. Magari.

Ho finito le sigarette, e vorrei che quest'ultima durasse all'infinito per non dover affrontare ciò che verrà dopo, perciò mi fumo pure il filtro.

Provo a ritardare gli eventi, le conseguenze delle mie azioni che mi rotolano sulla pelle come rocce a precipizio. O forse sono io stesso che sto precipitando da uno strapiombo, immune alle gioie della vita.

Immagino che determinate cose accadano quando sei un figlio di puttana. E mia madre sarà anche quel che è, ma la verità è che ci ho messo del mio per essere così.

Così incazzato. Così marcio. Così... rotto.

È che quando non vedi il futuro, allora chiudi gli occhi anche davanti al presente.

Il mondo diventa polvere, l'esistenza un puro passatempo tortuoso che ti chiedi quando finirà e il tempo il tuo peggior nemico.

Che cazzata. Il mio peggior nemico sono io.

Io, che non ho mai creduto in me stesso, se non nei miei fallimenti. Io che mi butto giù, odio e odio e odio, e poi consumo la mia luce e quella di chi mi sta intorno.

Io che vorrei solo svegliarmi un giorno e non essere più io.

Ma quel giorno non verrà mai.

Queste catene premono sulla carne, lasciano il segno e tiro, tiro, tiro più forte solo per farmi male, che tanto la speranza non ce l'ho mai avuta. Per certe cose serve coraggio, e ho preferito vendermelo assieme all'anima per qualche grammo.

Inalo la striscia di coca, tagliata con la lidocaina, e getto la testa all'indietro godendomi l'attimo di estasi assoluta. Quell'ebrezza dell'attimo sospeso, il minuto di silenzio che preannuncia lo sballo o la morte.

Non ho idea di che ore siano. Non so che giorno sia. Non so se è passato Natale. Non so un cazzo di niente. E va bene così.

Sono andato in tilt.
Qualcosa mi è esploso nella testa.
Non sono bravo a reagire.

My BabyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora