Ventisette.

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«Ti vibra il cellulare da tre ore

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«Ti vibra il cellulare da tre ore. Ti dispiacerebbe rispondere? Dopo un po' diventa fastidioso», mugugna Levi, stiracchiandosi di fianco a me.

Mi accuccio sul banco, la testa poggiata sulle braccia ripiegate fra la loro, e socchiudo gli occhi, mentre la Saroli spiega la definizione di funzione.

«È mio padre», sospiro.

«E che vuole?»

«Farmi tornare a casa, o almeno così dice nei tremila messaggi che mi ha inviato negli ultimi due giorni».

Non è nulla di nuovo. Negli anni è successo tantissime volte che mio padre facesse le sue stronzate per poi sentirsi in colpa. Lui è una di quelle persone che pensa basti chiedere scusa o farti un regalo per ripulirsi la coscienza.

Ma io mi sono stancata di fargliela passare liscia. Mi sono stancata di essere come mia madre, incastrata in questo circolo vizioso che le ha soltanto rovinato la vita.

Mi sono stancata di tenermi i miei lividi e aspettare in silenzio che passino soltanto perché... è pur sempre mio padre.

«Capisco». Levi mi stringe il braccio in una presa di conforto. «Non dargliela vinta».

«Col cazzo».

La professoressa in sottofondo si schiarisce la voce, mentre ci fulmina attraverso la montatura sottile degli occhiali. Ancora non ho recuperato il voto che quella stronza mi ha messo.

Roteo gli occhi e mi metto a disegnare scarabocchi sul quaderno, giusto per farle credere che sto seguendo un minimo. Tanto, alla fine, dovrò ritrovarmi a studiare tutto da sola comunque, che io stia attenta o meno a lezione.

«Dormi ancora da Nicholas?», torna a indagare il mio migliore amico.

Scuoto la testa. «No, sono stata da Nicole per queste due notti».

«Problemi in paradiso?»

«Ma quale paradiso», sbuffo una risatina. «È più un inferno stare dietro a quel ragazzo. E poi casa sua non è un hotel, non posso contare sempre su di lui».

Non gli dico che se non si fosse presentata sua madre, sarei rimasta eccome da Nicholas molto probabilmente. Soprattutto dopo quello che abbiamo fatto, e ciò che ci siamo detti.

È stato talmente... inaspettato. Ho come l'impressione di star ancora sognando, mi sembra di viaggiare in una dimensione parallela.

Non so cosa mi abbia fatto Nicholas, so soltanto che mi si è inciso sulla pelle. Mi è entrato dentro come una droga, si è preso tutto quello che c'era da prendere ed è rimasto lì, in attesa che io gli dia altro ancora.

Che devo fare con te?

Me lo chiedo da giorni, ormai. Perché è Nicholas, non un ragazzo qualunque. E non si tratta solo di ciò che vuole lui, ma anche di quello che voglio io.

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