Outsider tra gli outsider

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Jason sente gli occhi di Simon addosso per tutto il tempo, mentre accorda Princess tra una canzone e l'altra. A dirla tutta è l'ultima cosa che vorrebbe fare, accordare la chitarra davanti a tutti con il rischio di combinare un casino e sbagliare nota, ma è costretto la chitarra non è esattamente in ottime condizioni, quindi è costretto. Anzi, è già tanto che suoni ancora dopo essere passata tra le mani del chitarrista dei Twisted Mistress.

Dopo aver girato per l'ennesima volta le chiavi della chitarra alza lo sguardo, pronto a partire con la prossima canzone, e di nuovo si incrocia con il padrone di casa, dall'altro lato della stanza. Si trova lì da quando hanno iniziato a suonare, e non si è mosso di un centimetro, limitandosi a fissare il gruppo con espressione seria, indecifrabile. Jason giunge quindi alla conclusione che Simon lo sta studiando, o almeno è questa la sensazione che prova: si sente come un insetto osservato da un ragazzino attraverso una lente di ingrandimento. Di solito la mossa successiva è riflettere la luce del sole tramite la lente per dargli fuoco.

Jason sospira e scuote la testa, cercando di liberarsi da quei pensieri stupidi e di continuare a suonare. Dopotutto non sta andando male come pensava. Certo, ha sbagliato un paio di accordi e per poco non si prendeva il manico di Val in faccia, che per la felicità di John sta dando spettacolo saltellando intorno ai due compagni di band con quel basso gigante addosso, ma i ragazzi nel pubblico sembrano abbastanza coinvolti. Almeno Adrienne, Dex e gli altri in prima fila lo sono.

Durante il coro di Rain On You, Jason fa l'errore fatale di guardare oltre le prime file e incrocia lo sguardo con un paio degli amici di Simon che li guardano confusi, alcuni persino infastiditi. Forse si stanno chiedendo come ci sono finiti tre idioti come loro a fare i giullari in casa del loro amico. Quasi gli dispiace per Simon, che potrebbe perdere la stima della comunità degli skater di Urbana, tutto per qualche giorno di fumo gratis.

A un tratto Jason si distrae e dimentica il testo, continua a suonare il secondo verso della canzone, le mani gli scorrono in automatico sulla chitarra ma la voce è bloccata in gola, mentre sente un brivido lungo la schiena.

Che figura di merda.

«Pratt, sei diventato muto per caso?» strilla John da dietro alla batteria, ma anche lui si blocca quando nota Simon andare ad aprire la porta, accogliendo niente meno che Greta, che avanza nel salotto dei Becker con sguardo confuso e incuriosito allo stesso tempo. I capelli colorati di quel rosso acceso e innaturale la rendono subito identificabile in mezzo a tutti i ragazzi che li circondano.

Come al solito è stupenda, con una delle sue magliette prese a un concerto locale e dei jeans neri e vita bassa, e gli sembra quasi che la stanza sia diventata un po' più luminosa. Lei avanza tra i ragazzi, si fa subito spazio tra le prime file e lo saluta con un sorriso e un gesto della mano. Se esistesse il Paradiso per John sarebbe più o meno così.

Anche Jason accenna un sorriso rivolto a Greta, che lei incredibilmente ricambia. Sconvolto da questo fenomeno più unico che raro, Jason si convince che stanno suonando davvero bene per avere quell'effetto, e l'attimo dopo sono già alle prime note della canzone successiva. Madfield corre come una scheggia, e Jason sente l'energia della canzone che lo attraversa come una scossa elettrica, un'energia si trasmette all'esterno tramite la mano che cambia accordi velocemente e quella che invece stringe il plettro.

E le canzoni successive sono tutte così: scorrono velocissime una dopo l'altra, con Jason che urla il più possibile per farsi sentire oltre la barriera di suono creata dagli strumenti dei Neftali's Heart tutti insieme. Come previsto, poi, terminano con una cover di Where Eagles Dare, in cui si alterna a cantare con Valerie, che prontamente dimentica il testo e canta parole a caso. È negli ultimi momenti prima della fine della canzone che Jason si ritrova a chiedersi come sarebbe stato, quel concerto, se si fossero trovati in un club. Su un palco vero. Gli sono bastati i primi minuti del loro set per desiderare già qualcosa in più, come se quella casa l'avesse stancato troppo in fretta. E le reazioni degli amici di Simon non aiutano di certo: una volta finito di suonare, nell'attimo che separa la band dagli applausi e il casino dei ragazzi della scena, Jason guarda di nuovo tra le ultime ultime file del pubblico, e di nuovo non trova altro che apatia e fastidio nell' aver portato via la musica che avrebbero davvero voluto ascoltare. E realizza che forse il problema non è il luogo, ma il pubblico.

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