Fuggire per sempre

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«Dai, Terry, ripetiamo un'ultima volta...»

«'Fanculo, non c'ho più voglia.»

Jason si passa le mani sul volto, esasperato. Terry Evans allontana con una manata il foglio degli esercizi, questo si alza nell'aria, volteggia un po' e gli finisce dritto in testa. Solo a lui poteva capitare di trovare un ragazzino del genere a cui dare ripetizioni. Eppure, prima di iniziare, gli era sembrato un lavoro così semplice, perfetto per guadagnare qualcosa da investire nella futura registrazione dell'EP, così come aveva concordato con John e Valerie. I suoi amici se la staranno passando sicuramente meglio di lui, chi con un lavoro da fattorino e chi con la vendita dei propri quadri ai mercatini della contea.

«Terry, le divisioni sono importanti. Come fai a passare il sesto anno se non sai fare le divisioni?»

«E io che cazzo ne so.»

«Ma chi ti ha insegnato a parlare così?»

«Credo sia stata colpa mia,» esclama qualcuno dietro di lui; è una voce conosciuta, ma che non riesce ad associare subito a una persona in particolare. L'attimo dopo, poi, si volta di scatto e si ritrova nientemeno che Casper davanti. Casper Evans, a quanto pare.

Il cantante dei Mistress ha una sigaretta dietro l'orecchio e i capelli, ora bassi e decisamente privi di colla, raccolti in un codino. Con i pantaloni della tuta e la maglietta corta che gli lascia scoperto un filo di pancia, Casper sembra tutt'altro che il leader di una delle band hardcore più note del Midwest.

Jason resta per qualche secondo di troppo a fissarlo, poi il suo sguardo torna a Terry.

«Siete fratelli?» domanda, senza trattenere la sorpresa.

«A quanto pare,» esclama laconico il maggiore dei due, guardando il fratellino mentre si mette entrambi gli indici nel naso. Casper si china con tutta calma a raccogliere il foglio degli esercizi, dando un'occhiata con disinvoltura. Jason segue i suoi movimenti con lo sguardo, finché l'altro non lascia perdere le divisioni scribacchiate a matita.

«Beh, vi lascio studiare,» Casper sorride e fa la linguaccia a Terry. Poi, rivolto a Jason, aggiunge: «Quando hai finito, se vuoi fermarti a chiacchierare un po' io sono qua fuori,» conclude, sfiorandogli una spalla mentre si avvia verso l'uscita.

Jason non se lo fa ripetere due volte: dopo un'altra mezz'ora passata a trattenersi dallo strangolare Terry con le sue mani, raccoglie le proprie cose e raggiunge l'amico fuori, in veranda. La casa degli Evans è vecchia, fatiscente, e ha tutta l'aria di aver bisogno di una massiccia ristrutturazione; d'altronde non devono passarsela così male, se possono permettersi di pagare le ripetizioni al più piccolo.

Jason si ritrova davanti Casper, seduto sul primo scalino della veranda, mentre sorseggia distratto del succo d'arancia.

«Com'è andata con Terry?» domanda, facendogli spazio.

Jason si lascia sfuggire un sospiro scoraggiato: «Un disastro,» esclama, appoggiando i gomiti agli scalini dietro di lui. «Negli ultimi tempi ho dato ripetizioni a un sacco di bambini, ma tuo fratello è impossibile. Sono abbastanza sicuro che diventerà come te, da grande.»

«Spero proprio di no,» esclama Casper, senza perdere il sorriso. «E poi io ero bravo in matematica,» detto ciò porge all'amico il bicchiere, lui accetta e beve in silenzio, mentre lo osserva spostarsi qualche ciocca bionda dietro l'orecchio. Per una frazione di secondo gli ritorna in mente l'immagine di Casper che gli si era imposta nella sua immaginazione mentre faceva il suo sporco lavoro, dopo il loro concerto, e per poco non si strozza col succo. Nonostante ciò, riesce a mantenere un'espressione neutra e a dissimulare il proprio imbarazzo, limitandosi a guardare altrove.

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