Senza direzione

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La situazione non accenna a cambiare. John alza gli occhi al cielo.

Com'era ormai prevedibile, da un po' di tempo Dex ha preso a seguirli a ogni trasferta di gruppo come una specie di groupie. C'è da dire che questa volta è stato utile: si trovano tutti a Bloomington, a un'ora circa da Urbana, in una punkhouse indicata dal leader degli Energy Drinks e dalle mura impregnate di fumo e muffa, mentre aspettano che arrivi l'orario giusto per andare al concerto della serata. Il motivo principale per cui si trovano lì, infatti, è beccare i Twisted Mistress in una delle date del nuovo tour. Jason e Val in particolare avevano insistito per partecipare, impazienti di scoprire in che modo Casper cercherà di rovinare la festa a tutti.

Greta sarebbe venuto con loro, se solo non avesse un turno di lavoro impossibile da spostare: ora che si sono riappacificati, andare a un concerto con lei è una delle sue priorità, ma questa volta non è stato fortunato, e ciò contribuisce a metterlo di cattivo umore.

John sbuffa di nuovo, più sonoramente. Accanto a lui, sul divanetto smollato, Valerie è seduta sulle gambe di Dex e i due si scambiano effusioni e smancerie da almeno venti minuti. Se solo Greta fosse qui, pensa John. Almeno potremmo prenderli in giro insieme.

«Gesù, che noia,» esclama a un certo punto, ad alta voce, ma i due continuano a ignorarlo. Rassegnato a dover passare altro tempo così, annoiato e con una coppietta melensa a fianco, senza nemmeno un goccio d'alcol che i ragazzi che gestiscono l'appartamento si sono già scolati da un pezzo, John fruga nelle tasche dei jeans. Trova una bustina contenente quel poco di erba che gli è rimasta dagli ultimi giorni, così inizia a rollarsi una canna con gesti lenti ed eccessivamente prolungati.

È pomeriggio, e in casa non c'è ancora nessuno. Sono solo loro quattro, John, Dex e Val sul divano, e Jason... lui continua ad andare in giro per il salotto con aria assorta, concentratissimo nel proprio lavoro. John lo vede passargli accanto, per poi riprendere a camminare in tondo. Non riesce a trattenere un sorriso: l'amico è completamente assorbito da quello che sta facendo, cioè leggere, rileggere e correggere un nuovo testo. Mormora le parole sottovoce, provando diversi ritmi; poi prende la matita che tiene dietro l'orecchio e inizia a riscrivere qualcosa, con l'aria di star effettuando l'operazione più delicata del mondo.

Una volta completata la propria delicata operazione, John si allunga ancora di più sul divano, finché non raggiunge l'altro che ancora cammina avanti e indietro e gli fa lo sgambetto; l'altro inciampa e per poco non finisce a terra.

«Che cazzo, John,» strilla Jason, offeso. Piega i fogli e li intasca come se ormai il lavoro fosse rovinato, poi gli lancia la matita addosso. «Sto facendo una cosa importante.»

«Datti una calmata, Shakespeare,» John gli sventola la canna davanti. «Anzi, vieni qui e facciamo una pausa.»

Jason alza gli occhi al cielo con aria esasperata. «Le canzoni non si scrivono da sole,» puntualizza, seccato, ma questo non gli impedisce di sedersi sul bracciolo del divano, accanto a lui, accettando così la sua offerta.

Da quando hanno ricevuto la proposta della Longshot, Jason non ha avuto un attimo di tregua. Ogni volta che si ritrovano insieme, lui è intento a scrivere qualche nuova canzone, a cambiare i testi di altre o a sperimentare riff e giri di accordi.

Jason squadra l'amico mentre si rialza e si stiracchia, con la canna che penzola tra le labbra, e non riesce a trattenere un sorriso.

«E tu perché avresti bisogno di una pausa, di grazia?»

«Perché?» replica John, ostentando incredulità. «Ma li hai visti questi due? Mi stanno facendo venire la nausea solo a vederli.»

Il batterista finge di spolverarsi la maglietta e poi circonda le spalle dell'altro con un braccio, trascinandolo con lui verso la finestra. Arrivati lì, si appoggia al davanzale mentre John accende e fa un tiro generoso. Per un po' i due rimangono così, facendo qualche tiro a testa in silenzio. Jason porta una mano in tasca per riprendere il foglio con i testi, ma John lo intercetta, gli afferra il polso e gli rimette la canna in mano.

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