Capitolo 3

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Era successo davvero.
Ci mise qualche minuto a realizzare che non era stato un orribile, super
vivido incubo o un’allucinazione data dalla febbre, o qualcosa del genere. Era davvero reale.
Aveva fatto coming out con i suoi genitori e loro lo avevano cacciato di casa.
Pensava sul serio che fosse andato tutto bene, che illusione. Pensava che avrebbero continuato a essere una famiglia felice e che, senza segreti tra di loro, lui avrebbe potuto finalmente essere solo se stesso. Avrebbe dovuto invece prevederlo.
Non sapeva se piangere o urlare, o fare entrambe le cose
contemporaneamente.
«Non riesco ancora a crederci.» Mentre scendeva le scale sentì la voce di Simon rimbombare per la casa.
«Ti ha chiamato ieri sera?» Era una voce che Will non riconosceva, dolce e squillante. Immaginava fosse la moglie di Simon. Rose.
«E c’erano zero gradi fuori.» Simon fece cadere la tazza nel lavandino con un tonfo sordo.
Will si strofinò gli occhi. Non aveva idea di che ore fossero e si aggirò cercando di capire dove
fosse situata la cucina.
«Simon?» Lo chiamò mentre si guardava intorno nell’ingresso stracolmo di fotografie. Ce n'erano alcune che riconosceva da Facebook, altre sembravano quelle del loro matrimonio, altre ancora sono di lui e Rose in montagna.
Sembravano felici insieme.
La porta alla fine del corridoio si aprì e il suo fratello maggiore ne uscì vestito con un enorme maglione e un paio di jeans scuri.
«Buongiorno» gli sorrise, incrociando le braccia.
«’Giorno.» Will si passò una mano tra i capelli scuri.
«Abbiamo preparato la colazione.» Simon lo guidò attraverso la porta della cucina. La ragazza delle foto era seduta al tavolo con un piatto vuoto di fianco.
Portava gli occhiali e un maglione di lana.
«Buongiorno, dormito bene?» si limitò a chiedere.
«Sì» rispose Will.
«Will, questa è mia moglie Rose.» Simon indicò con la testa la ragazza seduta al tavolo. Era strano avere all’improvviso una cognata, una persona che prima d’ora aveva visto solo in fotografia.
Rose alzò la sua tazza verso Will.
«È un piacere conoscerti finalmente. Simon mi ha raccontato un sacco di cose.»
Will si sedette su una delle sedie accanto al tavolo.
Le finestre inondavano la stanza di luce, fin troppa per essere mattina presto. Lanciò un’occhiata al microonde e scoprì che in realtà era quasi mezzogiorno.
«Will.» Simon si accomodò sulla sedia di fianco a Rose, con le mani intrecciate sul tavolo. «Ti
va di raccontarci cosa è successo?»
Non c'era davvero più modo di evitare questa conversazione e alla fine gli doveva almeno una spiegazione. Il problema è che non sapeva neanche da che parte iniziare.
«Io vado di sopra, forse è meglio se voi due parlate da soli.» Rose
prese la sua tazza e spinse la sedia al suo posto sotto il tavolo mentre si
stiracchiava le gambe. Quando uscì dalla cucina, Will guardò la porta a vento oscillare avanti e indietro sui cardini, sempre più lenta fino a fermarsi nella posizione di partenza.
«Per favore, Willie, parlami.»
Okay. Poteva farcela. L'aveva già fatto la sera prima. Solo quelle due parole e tutto quello sarebbe finito. Ma conosceva davvero suo fratello? Forse era stato tutto un enorme errore.
«Sono… gay» disse alla fine.
Simon si lasciò andare sullo schienale della sedia e sembrava allo stesso
tempo guardarlo ma non vederlo. Era stato un errore. Fece per alzarsi a recuperare la valigia in camera per poi andarsene.
«No, Will, aspetta.» Simon lo afferrò per il polso.«Scusami, è che non me l’aspettavo.» Puntò lo sguardo su suo fratello «Quindi mamma e
papà ti hanno buttato fuori per questo?»
Will annuì. «Pensavo avrebbero capito.» E lo credeva davvero.
«Mi dispiace, Willie.» Simon indicò con il mento la sedia. «Risiediti. Per
favore.»
Will lo osservò prima di rimettersi a sedere, strofinò le mani sudate sulle
ginocchia dei suoi jeans.
«Hai ventisei anni, giusto?»
Will annuì.
«Hai un lavoro?» chiese.
«No, sono stato licenziato.»
«Okay. So già la risposta a questa domanda, ma vuoi tornare da loro?»
Anche solo al pensiero gli si strinse lo stomaco, come se una mano
lentamente gli si chiudesse intorno. «No, ti prego, no.»
«Okay, okay, va bene. Dobbiamo parlare di alcune cose allora. Io e Rose ci stiamo trasferendo in Florida. Potresti venire con noi.»
«Siete sicuri?»
«Certo, fratellino.» Si passò una mano tra i capelli biondi.
Will non riusciva neanche a guardarlo. «Scusa.»
«Ehi, non scusarti, non è mica colpa tua.»
Lo sapeva, in fondo ne era consapevole. Ma in quel momento fu troppo da mandar giù, era difficile da accettare.
«Quindi, ti piacciono i ragazzi? Hai già avuto una cotta per un ragazzo in passato?» chiese Simon, curioso.
La domanda lo colpì. Non in modo negativo. Simon era la prima persona a chiederlo, la prima che era nella posizione di farlo.
«Sì, Eric, il fratello maggiore del mio migliore amico. Adesso mi odia» rispose«L'anno scorso c'è stata una festa in un locale. Avevo bevuto troppo, e in un momento di confusione, l'ho baciato davanti a tutti»spiegò, imbarazzato.
Simon rimase in silenzio per un attimo, poi prese la mano di Will e la strinse.«Okay, be’, sappi che ti sosterrò. Vorresti che spieghi tutto io a Rose?»
Will annuì, ringraziandolo con lo sguardo.

Un fidanzato sotto l'alberoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora