Capitolo 12

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L'ambulanza arrivò dopo pochi minuti a sirene in funzione. I soccorsi estrassero Will dall'auto con difficoltà.
Un paramedico gli controllò il battito «Dobbiamo portarlo all'ospedale. Subito»ordinò ad un altro, con tono grave. Sentiva il suo battito a malapena. Lo sistemarono su una barella e poi lo caricarono sull'ambulanza mettendogli la mascherina per l'ossigeno sul viso.

Eric in quel momento era nel suo ufficio quando sentì le doppie porte dell'ambulanza e qualcuno abbaiare ordini «Portiamolo dentro. Presto!». Eric si alzò dalla sua scrivania e affacciandosi dalla finestra osservò i paramedici correre verso l'ingresso dell'edificio trasportando una barella. Disteso, c'era un ragazzo con degli inconfondibili ricci biondo cenere.
Ad un tratto si sentì il cuore in gola. Non riusciva a immaginare cosa fosse successo e vedere Will in quello stato era terribile.
Eric uscì dal suo ufficio e si precipitò verso i paramedici.
Guardò il volto di Will, la fronte coperta di sangue. Fece scorrere gli occhi sul resto del corpo e notò che apparentemente, per fortuna- non aveva nulla di rotto.
«Cos'è successo?» chiese agitato.
«Dottor Johnson» disse il paramedico «Il ragazzo ha avuto un grave incidente d'auto. Gli ha causato diverse ferite, inclusa una alla testa» lo informò «È privo di sensi al momento. Sembra grave.»
«Ok» Eric cercò di calmarsi «Bene, portiamolo in sala operatoria. McDonovan!» chiamò il collega che immediatamente gli si affiancò «Dovremo agire subito e metterlo in sicurezza per vedere se io, te e gli altri colleghi riusciremo a fare qualcosa per lui» si rivolse al collega con tono autoritario «In caso contrario...vedremo» Eric non voleva pensare al peggio, ma pregava che si sarebbe ripreso.
In sala operatoria Eric fece del suo meglio. Le ferite alla testa erano lievi, non tanto quanto aveva temuto, anche se c'era un leggero trauma cranico. Gli fasciò la fronte con una benda. Quando ebbe finito Eric fece uscire Will dalla sala operatoria e lo sistemò su un lettino in una stanza tranquilla, mentre un raggio di sole la illuminava.
Gli attaccò le flebo e attese che si risvegliasse.

Ore dopo Will si sentiva stordito. Si sforzò di aprire gli occhi, ma non ci riuscì. Al secondo tentativo li aprì, cercando di mettere a fuoco la vista.
Socchiudendo gli occhi vide un uomo vestito di bianco seduto su una sedia accanto a lui che lo osservava con sguardo preoccupato.
«Will» sussurrò Eric, sorridendo nel vederlo sveglio.
«Chi sei?»chiese con voce roca. Aveva la gola secca.
Eric tornò al suo cipiglio preoccupato, terrorizzato all'idea che avesse perso la memoria. Sentì ridacchiare e alzò di nuovo lo sguardo sull'altro. Lentamente si rese conto che lo stava prendendo in giro.
«Will Stewart, sei un completo imbecille!» esclamò Eric dandogli uno schiaffetto sul braccio, ma stava sorridendo. «Come ti senti?»
«Leggermente intontito, ma sto bene»
«Mi sono preoccupato per te» gli prese il viso fra le mani e si chinò a baciarlo «Temevo di perderti». Lo baciò più a lungo.
«Sono qui, ora» Will ricambiò il bacio e continuarono così per un pezzo finché qualcuno non bussò alla porta.
La testa di Paul fece capolino dal piccolo spiraglio «Oh, disturbo?» chiese con un sorrisetto, prima che i due ragazzi si distanziassero in tutta fretta, arrossendo violentemente.
«Non preoccuparti, Eric. Sapevo già delle tue preferenze»
«Tu...lo sapevi?» Eric si era allontanato da Will ma gli teneva la mano.
«Sì, lo avevo capito»
«Hai...hai detto a qualcuno di me?»
«No, assolutamente no. Non lo farei mai» rispose Paul, guardandolo negli occhi «Devi essere tu a decidere a chi dirlo e quando dirlo»
Paul era felice per quel tipo di legame che si era creato tra Eric e Will e già da tempo aveva sospettato le preferenze del fratello. Insomma, lo sospettava e in quel momento aveva avuto la conferma.
«A dire il vero, penso che i nostri genitori lo sospettino. Sai che dovrai dirglielo prima o poi»
Eric annuì. L'avrebbe fatto.
In quel momento entrò uno dei suoi colleghi con in mano la cartelletta degli esami medici di Will.
La porse ad Eric.
Lui la prese e iniziò a leggere, esaminando le pagine. Il collega nel frattempo uscì, lasciandoli soli.
«Buone notizie»disse a Will mentre un sorriso gli piegava le labbra «Sei fuori pericolo. Con molta probabilità verrai dimesso presto, forse prima della vigilia di Natale dovresti essere già a casa» lo informò mentre riponeva la cartelletta.
Will era felice e sollevato.
«Will, c'è...una cosa che devi sapere» Paul esitò, guardandolo «I tuoi genitori hanno riconosciuto la tua auto, hanno visto l'incidente e poi chiamato l'ambulanza. E... sono qui fuori seduti nella sala d'attesa»
«Li avevo visti al centro commerciale ma non ho avuto il coraggio di parlargli» Will si ricordò quanto era terrorizzato quella mattina. Sospirò «Fateli entrare»
Paul annuì, andò alla porta, l'aprì e fece cenno ai signori Stewart di entrare.
Per Will era strano provare ad interagire con i suoi genitori di persona dopo della fatidica notte in cui l'avevano cacciato di casa.
«William» suo padre fece per raggiungerlo ma si trattenne, notando la sua mano racchiusa in quella di Eric.
Quest'ultimo non si rese conto di quello che stava facendo ma per nulla al mondo l'avrebbe lasciato andare. Si limitò a guardare i genitori di Will con aria di sfida.
«Cosa ci fate qui?» chiese Will, la voce ridotta a poco più di un sussurro.
Paul si sporse verso il comodino, riempì un bicchiere d'acqua con una cannuccia e aiutò Will a bere. Voleva rendersi utile per il suo migliore amico, mentre l'atmosfera si faceva tesa.
«Volevamo vederti» rispose Allison, con un cenno di tristezza nella voce.
«Non dovevamo cacciarti. Ma provare a capirti» aggiunse suo padre «In questi due anni abbiamo avuto il modo di provare ad accettare la...cosa»
«Nelle telefonate che ti ho fatto sono stata ingiusta. Non dovevo provare a farti conoscere delle ragazze, sapendo che tu non ne fossi interessato. Nessuno dovrebbe dirti chi amare»
Will fu enormemente colpito dalle loro parole.
Eric gli stringeva la mano, sollevò lo sguardo e gli sorrise.
«In più non dovevo chiamarti in quel modo orribile» "La parola con la F" si rammentò Will. Suo padre scosse il capo, mentre una lacrima iniziava a rigargli il viso. Non l'aveva mai visto piangere prima di allora.
«Non so se vorrai mai perdonarci. Ma ci pentiamo immensamente. E... Ti rivorremmo nelle nostre vite» Allison si avvicinò di un passo verso il figlio.
«Sta' a te decidere» aggiunse Kevin sfregandosi una mano sugli occhi.
Will era dannatamente indeciso. Si sentiva come se da qualche parte ci fosse una fregatura. Ma in fondo i suoi genitori avevano appena dimostrato di essere pentiti del danno che avevano fatto. Senza lasciar andare la mano di Eric allungò l'altra verso sua madre, che senza esitazione la prese.
«Io...vi perdono. Se mi accetterete e mi supporterete davvero»
Guardò Eric in cerca di rassicurazione e lui gli sorrise.
Will ricambiò stringendo la mano di Allison, che nel frattempo aveva iniziato a singhiozzare.
«Certo, tesoro» lo abbracciò con delicatezza per non fargli male.
I suoi capelli biondi gli solleticarono il naso e Will le diede un bacio sul capo, sorridendo.
Paul ed Eric uscirono per dargli un po' di privacy.
Appena la porta si fu richiusa, Kevin si sedette sulla sedia vuota accanto al letto osservando il figlio con un accenno di un piccolo sorriso «Lo ami, non è vero?»
Non l'aveva ancora detto ad Eric. "Ti amo". Due parole semplici ma così difficili da dire senza che i battiti accelerassero. Molte volte era stato a tanto così dal dirglielo, ma il coraggio scompariva alla velocità della luce ogni volta che ci provava.
«Sì, papà» rispose Will, con gioia.

Un fidanzato sotto l'alberoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora