«Che tipo di giochi?» Will gli afferrò il braccio, trattenendolo nel corridoio mentre gli altri andavano in soggiorno.
«Oh, solo cose tipo Pictionary, forse le sciarade, e a volte ad Assassinio Nel Buio o a Sardine, una specie di nascondino.» Eric aveva l'aria imbarazzata. «Non preoccuparti. È divertente, davvero.»
Will fece uno sbuffo. Era difficile irritarsi con Eric, però, e se birra e vino avevano ridotto le sue inibizioni abbastanza per baciarlo sotto il vischio, allora di sicuro poteva reggere i giochi di famiglia che stavano progettavano di fare. La sua
mente stava indugiando sul bacio. Eric era così maledettamente dolce. Il modo in cui lo aveva guardato da sotto le ciglia e poi era arrossito era fin troppo invitante.
In qualche modo quando arrivarono in salotto lui stava ancora tenendo Eric per il braccio, e se ne rese conto
soltanto quando Emily li guardò. Lei incrociò il suo sguardo e gli fece un piccolo sorriso tutto per loro.
Lasciò andare Eric, ma si sedette accanto a lui su uno dei divani.
Paul era inginocchiato sul pavimento, e in pratica rimbalzava per l'impazienza. «A cosa giochiamo, allora? A qualcuno va Twister?»
«Dio, no,» gemette Eric. «Non dopo cena. Forse domani,» aggiunse vedendo la sua espressione delusa.
«Che ne dite delle sciarade?»
«D'accordo. Vado a prendere carta e penne.» Paul corse subito via.
Si organizzarono in due squadre, ed Eric spiegò le regole a Will.
«Reciti in base a quello che c'è scritto sul tuo foglietto.
Può essere un film, un programma tv, un libro. Usa le dita per dire quante parole sono, e poi le dita sul braccio, in questo modo, per dire quante sillabe ci sono in ogni parola. Ti puoi interrompere, e anche usare suoni e oggetti. Chiaro?»
«Okay.» Will aveva giocato a una cosa simile una volta durante una festa, ma era stato parecchio tempo prima.
Quando cominciarono a giocare Will scoprì che le capacità di recitazione della famiglia di Eric variavano molto. Eric e Paul erano davvero bravi ad indovinare, ma Paul continuava a compiere sempre la stessa azione e rimaneva frustrato quando non capivano cosa stesse cercando di fare.
Si mise a quattro zampe e allungava il collo.
La sua squadra, di cui facevano parte Emily e Frank, non ci capiva niente.
Eric suggerì: «Prova in un altro modo. Oppure c'è qualche suono che puoi fare?»
Paul sbuffò e scosse la testa.
«Tempo scaduto!» esclamò Frank mentre il cronometro del suo telefono cinguettava.
«Era una giraffa!» protestò Paul, esasperato. «Come avete fatto a non capirlo? Stavo allungando il collo!»
«Scusa, Paul.» Emily si strinse nelle spalle.
Quando fu il turno di Will, il suo foglietto diceva Moby Dick in una grafia che sospettò fosse quella di Paul. E Paul era nell'altra squadra, per cui non avrebbe aiutato la sua a vincere in fretta. Cercò di pensare a un modo per recitarlo evitando l'opzione più ovvia e indecente.
«Pronti, partenza, via!» lo avvertì Frank.
Will sospirò e si mosse in modo da indicare libro, film, due parole. Cercò di mimare le azioni per "l'intero concetto", ma era davvero complicato agire come una balena gigante. Stare
sdraiato sul pavimento e agitarsi fece ridere tutti, ma non servì a molto. Poi si alzò in piedi e cominciò a mimare
arpioni e lance... era un po' confuso sui dettagli della caccia alla balena. Paul si stava spanciando dalle risate, per cui Will sapeva che almeno una persona aveva ben chiaro cosa stesse
facendo.
Alla fine, quando il tempo stava per scadere, alzò gli occhi al cielo, fece gesti per "seconda parola" e si indicò l'inguine.
La sua squadra, composta solo da Eric
strillò «Moby Dick!» in uno scroscio di risate.
Emily stava ridendo così forte da avere le lacrime agli occhi. Le toccò asciugarseli. «Oh Will, Dio ti benedica. Perché diamine non lo hai fatto fin dall'inizio?»
Will si strinse nelle spalle e fece un sorriso imbarazzato. «Stavo cercando di essere educato.» Riprese il suo posto accanto ad Eric.
Eric sbuffò. «Penso che tu abbia visto abbastanza della mia famiglia da renderti conto che qui l'educazione
scarseggia.»
«Sì.» Will guardò quel cerchio di facce ghignanti. «Suppongo di sì.»
Era arrivato il turno di Emily, e lui ed Eric continuarono a stare seduti vicini. La vicinanza di Eric e la tranquilla accettazione della sua famiglia gli fecero nascere nel petto
un pericoloso groviglio di emozioni, finché Will non se lo sentì stringere per il fatto che fosse tutto vero. Essere il ragazzo di Eric era fantastico, ed essere accettato da quella famiglia bizzarra è stato incredibile.
Lanciò un'occhiata ad Eric, e come se lui avesse percepito il suo sguardo su di sé, si voltò e gli fece un sorriso timido.
Agendo per un impulso che non cercò di trattenere, Will gli prese la mano. Eric intrecciò le dita fra le sue. E quando Will la strinse, ricambiò la stretta.
Eric si tirò su perché era arrivato il suo turno.
Quando tornò a sedersi Will gli mise un braccio attorno, perché sul divano affollato si stava più comodi così.
Anche Emily e Frank erano seduti in quel modo. Quando lo fece nessuno batté ciglio.
Stavano tutti bevendo vino, anche se ora un po' più lentamente, e Will sentiva nelle vene il caldo ronzio dell'alcol. Lo faceva sentire temerario e fiducioso come raramente lo era con le altre persone.
Quando la partita terminò, Paul suggerì di giocare a Sardine.
Emily ridacchiò. «Sono abbastanza sicura che io e Frank siamo troppo vecchi, ma ci giocheremo comunque.»
«Fantastico.» Paul era raggiante. «Più siamo meglio è.»
«Come si gioca a Sardine?» chiese Will.
«Non ci hai mai giocato? Sardine è fantastico. È come nascondino, solo
che si nasconde una persona sola, e tutti gli altri la cercano. Poi quando la trovi ti nascondi lì con lei. Per cui finite tutti strizzati insieme come una scatola di sardine.»
«E si fa al buio. Quindi tutte le luci saranno spente,» aggiunse Eric.
«Sarà parecchio interessante, dato che io in casa vostra riesco a malapena a orientarmi con le luci accese!» commentò Will.
Emily agitò una mano come se dettagli simili non avessero importanza. «Ce la farai.»
Paul andò a spegnere tutte le luci tranne quella del soggiorno. Tornò pochi minuti dopo, sorridente e senza fiato.
«D'accordo, siamo pronti. Per primo mi nascondo io. Datemi un minuto e poi venite a cercarmi.»
Quando il minuto terminò, lasciarono tutti il calore e la luce del soggiorno; la porta si chiuse dietro di loro e l'oscurità li avvolse come velluto freddo. Will sbatté le palpebre aspettando che i suoi occhi si adattassero al buio mentre ascoltava gli altri muoversi attorno a lui.
«Oh mio Dio, non ci vedo un accidenti,» esclamò.
Emerse un vago accenno di forme, ma l'oscurità era ancora densa. Così con le tapparelle abbassate non c'erano lampioni.
«Qui.» La voce di Eric era vicinissima. Dita calde si chiusero attorno alle sue. «Resta vicino a me.»
Eric lo guidò su per le scale, sussurrando: «Proviamo di sopra. La maggior parte dei posti migliori per nascondersi è al piano superiore.»
«Perché stai sussurrando?» Will strinse più forte la mano di Eric; con le scale che scricchiolavano sotto i loro piedi era tutto stranamente inquietante.
«Non lo so. Sembra solo la cosa giusta da fare.»
Will cercò di orientarsi mentre andavano a tentoni lungo il pianerottolo. Sentirono dei passi attutiti e delle risatine provenire dalle altre stanze, e poi Emily che si scusava ad alta voce.
«Oddio, mi dispiace tanto. Ti ho pestato un piede?»
«Sì,» rispose Frank in tono un po' sofferente. «Ma è tutto a posto.»
Eric condusse Will in una camera da letto «Niente.» Poi controllò l'armadio nell'angolo.
Gli occhi di Will si erano adattati un po', e ci vedeva quanto bastava per muoversi senza andare a sbattere contro qualcosa. Lo seguì e rimase ad aspettare mentre lui controllava la seconda stanza. Ancora niente. Era vuota.
Ma nella terza sentirono un fruscio, con una risatina.
«Haha!» Eric strattonò Will verso quel rumore.
Le tende che chiudevano la finestra sporgente avevano un rigonfiamento sospetto. Eric affondò un dito, e qualcuno squittì. «Facci entrare.»
Si infilarono dietro le tende, ridacchiando e cercando di non dare delle gomitate.
«Adesso devono trovarci solo papà e mamma» disse Paul.
«Shhh! Sento arrivare qualcuno,» sibilò Eric.
Will trattenne il respiro mentre le assi del pavimento scricchiolavano. Eric gli si premette più vicino, e lui sentì
sulla guancia il suo alito caldo, dolce per il vino. Era bello sentire quel corpo snello contro il proprio. Will gli mise un braccio attorno, e il respiro di Eric si fece irregolare. Poi lo sentì strillare. «Quello è il mio sedere!»
Gli ci volle un momento per capire che Eric stava parlando alla persona sull'altro lato delle tende, e non a lui.
«Scusa.» Era la voce di Frank.
«Siete così rumorosi che vi sentivo dal piano di sotto.» Quella era Emily .
«Beh, siete comunque gli ultimi,» Paul cantilenò.
«D'accordo. Eric mi ha trovato per primo, per cui tocca a lui nascondersi.»
Si districarono gli uni dagli altri e uscirono da dietro le tende, mentre Eric andava a cercare il posto adatto.
Questa volta Will andò in giro da solo. I suoi occhi si erano adattati abbastanza, e non avrebbe rischiato di ammazzarsi rotolando giù per le scale o qualcosa del genere. Si era reso
conto in fretta che parte del brivido del gioco nasceva dal fatto di aggirarsi al buio. Era stranamente spaventoso
trovare la strada a tentoni in un posto poco familiare. Ebbe subito fortuna con l'armadio a muro nella camera da
letto di qualcuno, sobbalzando quando toccò un corpo solido invece di vestiti appesi. «Eric?»
«Sì. Sei il primo. Entra e chiudi la porta.»
Will si infilò accanto a lui e tirò la porta meglio che poteva.
C'era caldo, e un vago odore di muffa. Quando li spostò di lato per fare più spazio gli attaccapanni sferragliarono.
Il prossimo a trovarli fu Frank, che si accovacciò ai piedi di Eric. Quando li trovò anche Paul cominciarono a essere a corto di spazio. Will si rallegrò di non soffrire di claustrofobia. A questo punto c'erano un sacco di risatine ed Emily arrivò seguendo il rumore, e mentre tutti quanti barcollavano fuori dall'armadio in un groviglio, Will tirò un sospiro di sollievo.
«È il turno di Will,» disse Eric. Impostò il contaminuti sul telefono, e Will si allontanò in fretta.
Scese le scale più silenziosamente che poteva, intenzionato a mettere un po' di distanza fra sé e le persone che lo stavano cercando. Non aveva un piano, ma nel corridoio toccò la maniglia di una porta, per cui la aprì.
Dentro era buio pesto; un rapido controllo di quell'antro gli disse che era un grande ripostiglio, usato per cappotti e stivali. Si fece strada a tentoni fino all'angolo più in fondo, si
tirò addosso un cappotto in modo che trovarlo fosse ancora più difficile, e si mise in attesa.
Aspettò per quella che gli parve un'eternità. Il buio era completo, e nel silenzio sentiva soltanto il suo battito che gli pulsava nelle orecchie.
Poi qualcuno tentò la maniglia e il suo battito accelerò, con i muscoli annodati per la tensione, mentre aspettava di venire scoperto.
Qualcuno diede un colpetto al cappotto che lo ricopriva, e
poi un colpetto più forte. «Will?»
Sentendo la voce di Eric lui smise di trattenere il respiro.
«Sì.» Lo prese per un braccio e lo tirò nell'angolo.
«Gli altri sono ancora al piano di sopra, credo.»
Il sussurro di Eric era vicinissimo al suo orecchio, era caldo, e gli faceva il solletico. Gli mandò giù per la spina
dorsale un brivido che si trasformò in una pozza di calore nel
suo inguine.
Impulsivamente, lo avvolse in un abbraccio e lo tenne stretto.
Will tirò leggermente indietro la testa, desiderando di poter vedere la sua espressione. Poi i loro nasi si urtarono. Eric premette leggermente la bocca contro la sua. Will schiuse le labbra, ed Eric fece lo stesso. Le loro lingue si toccarono, mandandogli una saetta di desiderio dritta nelle parti basse. Lo tenne ancora più stretto, fondendo insieme i loro corpi mentre una coscia di Eric si infilava tra le sue.
Si bloccarono per il rumore della maniglia. Will trattenne il fiato mentre restavano fermi come statue in una versione moderna di "Il Bacio" di Hayez. Sapeva che avrebbe dovuto staccarsi da lui, ma se facevano silenzio magari nessuno li avrebbe trovati. Non voleva che rovinassero l'atmosfera.Qualcuno si infilò dentro in silenzio e tastò alcuni cappotti, ma poi inciampò su una scarpa, imprecando. Sembrava Emily.
«Niente?» chiese Frank sussurrando al corridoio.
«Non sento nessuno.»
Le labbra di Eric si curvarono in un sorriso contro quelle di Will, e il suo corpo si scosse in una risata silenziosa.
La porta si chiuse... ed Emily non c'era più.
Di nuovo soli, Will baciò di nuovo Eric, in maniera dura e decisa, questa volta. Eric rispose in maniera entusiastica, chiudendo le dita sulla sua camicia e stringendo il tessuto.
Mandò un piccolo gemito, spingendosi contro il suo fianco.
Will si spinse contro la sua coscia e lo baciò più a fondo, infilandogli la lingua in bocca e affondando le dita
fra i suoi capelli.
Si baciarono finché il tempo non smise di avere un significato.
Will si perse in quel bacio. La completa oscurità gli acuiva gli altri sensi. Il profumo e il tocco di Eric lo circondavano.
Eric era tutto quello a cui riusciva a pensare, e il resto del mondo scomparve. Erano quasi in silenzio, e solo ogni tanto sfuggiva loro un ansito, o il suono umido di labbra e lingue.
In quel preciso istante la porta si aprì, ed Eric si allontanò da Will.
Trattennero entrambi il respiro.
«Devono essere qui,» disse Paul. «Abbiamo guardato in tutti gli altri posti.»
«Emily ha controllato.»
«Beh, io ci provo un'altra volta. Forse si è rannicchiato o qualcosa del genere. È facile non accorgersi di una persona, con tutta la roba che c'è qui dentro.»
Rimasero immobili come statue mentre Paul entrava nel ripostiglio e tastava in giro sistematicamente, finché non toccò una spalla di Will.
«Haha! Lo sapevo. Sono davvero qui.»
«Piantala di strillare, o ci troveranno» sibilò Eric.
«Tanto sono già nell'ingresso. È passato così tanto tempo che siamo finiti tutti di nuovo qui, perché stavamo quasi per arrenderci. Pensavamo che fossi sgattaiolato fuori.»
Will sentì le guance diventare rosse, e accanto a lui Eric emanava calore a ondate.
Le luci dell'ingresso si accesero. «Io chiudo,» annunciò Frank. «Mi serve una tazza di caffè per tornare sobrio,
altrimenti domattina sarò ancora brillo mentre mi occupo del tacchino.»
Will sbatté le palpebre per la luce e lanciò un'occhiata ad Eric, che aveva le labbra rosa e i capelli scompigliati.
Will si risistemò prima di voltarsi a fronteggiare gli altri.
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Un fidanzato sotto l'albero
RomanceWilliam Stewart, 26enne, abita a New York ma dopo essere stato licenziato ed essere stato cacciato di casa dai suoi genitori viene accolto da suo fratello Simon, che dopo aver fatto coming out con lui decide di supportarlo. Un giorno Chloe, un'amica...