I. Ruoli Letali

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HARRY

Fuori pioveva, tutto era buio e le uniche luci visibili erano quelle dell'hotel in cui stavo entrando. Il nome scintillava fuori e le sette stelle sottostante ad esso luccicavano più che mai, stavano indicando una sola cosa: lusso.
Ero abituato a quegli hotel, la maggior parte dei nostri clienti alloggiava proprio in posti come quelli o in case che lasciavano senza fiato.
Il giro in cui mi trovavo mi permetteva di avere a che fare con gente che aveva un conto in banca spaventoso e che, automaticamente, me lo facevano avere anche a me. Era un circolo vizioso senza fine a cui ormai mi ero abituato.

Il tappeto rosso mi accompagnò fin dentro l'hotel, il portiere mi aprì la porta e mi spronò ad entrare senza prima avermi dedicato un sorriso. Mi conosceva bene ormai. Con la ventiquattrore stretta fra le dita, mi diressi verso la reception dove una donna dai capelli biondi raccolti in una coda alta e due occhi azzurri da far girare la testa, mi accolse come il migliore dei clienti. Non mi rivolse una sola parola, semplicemente mi sorrise, si morse le labbra tinte di rosso e si alzò dalla sua postazione per raggiungermi.

Mi porse un badge rinchiuso in libretto rilegato in pelle nera e si avvicinò con la bocca al mio orecchio. «Decimo piano, stanza trecento quindici» sussurrò. «Buon divertimento» si allontanò dal mio viso per sorridermi e io non potei fare a meno che ricambiarlo. Quel sorriso era ammaliante e anche un cieco sarebbe caduto ai suoi piedi.

«Ti ringrazio, Emily» sorrisi. La superai e con il libretto stretto fra le mani, mi diressi verso l'ascensore dove il bottone con su inciso il dieci si illuminò. L'aggeggio ci mise poco meno di trenta secondi a raggiungere il decimo piano e il tintinnio delle porte che si aprirono mi fece muovere dalla mia posizione.

Appena le suole dei miei costosi stivaletti della Woolrich si posarono sulla moquette beige, intonacata con le pareti del medesimo colore, il telefono squillò e fui costretto a rispondere.

«Pronto?» Intonai mentre mi incamminavo verso la stanza indicata da Emily.

«Tesoro, tutto bene?» La voce di mia madre mi accarezzò l'udito come una dolce folata di vento. Non la vedevo da qualche settimana e le nostre telefonate avvenivano di rado, purtroppo avevo poco tempo libero e quel poco che avevo lo dedicavo completamente a James, mio figlio.

«Sì, mamma. Voi come state?»

«Noi bene, tuo padre è tornato da un viaggio di affari esattamente pochi minuti fa. Voleva sapere come stesse procedendo il piano».

Certo, ovvio. A mio padre importava solo di quello.

«Oh alla grande, sto andando da Draco ad ultimare le ultime cose, poi dovremo esserci». Cazzata. Cazzata colossale. Erano tre giorni consecutivi che ci vedevamo e tre giorni che l'unica cosa che ultimavamo era la gara a raggiungere l'orgasmo... e avevo la sensazione che quella sera non sarebbe andata a finire in modo troppo diverso. Ma questo i miei genitori non avrebbero mai dovuto saperlo.

«Il tempo stringe, tesoro. Lo sai?»

Sospirai pesantemente e tirai fuori il badge dal libretto per posizionarlo sul lettore. La medaglietta in oro scintillava e le luci del corridoio erano soffuse. «Lo so mamma, dì a papà di non preoccuparsi. Io e Drac-...». Oh. Merda.

La voce mi morì in gola perché la figura slanciata di Draco mi si parò sotto gli occhi come il più bello degli dei. Indossava un boxer nero e una camicia bianca lasciata aperta, gli addominali scolpiti si intravedevano sotto l'unico indumento che indossava, i capelli erano stati lasciati aperti a mo' di fontana e gli occhi azzurri brillavano sotto la luce della stanza. In mano teneva un calice di vino e un mezzo sorriso divertito gli stava decorando le labbra. Maledetto.

«Tesoro? Tesoro, ci sei? Che succede?» Chiese allarmata mia madre dall'altro capo del telefono.

Mi scossi e cercai di riprendere un minimo di lucidità. Impossibile perché cazzo, Draco mi stava guardando come fossi la sua preda preferita e io avrei solo voluto inchinarmi al suo cospetto per permettergli di farmi tutto ciò che più avrebbe preferito.

«S-Sì mamma, tutto bene. Senti ti richiamo domani, Draco mi sta aspettando. Buonanotte» la liquidai attaccando immediatamente il telefono. Entrai e mi chiusi la porta alle spalle, lasciai cadere la ventiquattrore a terra e lo raggiunsi in pochi passi.

«Beh? Che hai da guardare?» Ghignò il biondo.

Bastardo. Non gli risposi, mi limitai a buttarmi sulle sue labbra e a dare vita a un bacio che mi fece girare la testa. Il calice di vino cadde a terra sporcando la moquette ma non me ne preoccupai. Non mi interessava minimamente dei danni che avremo fatto, in quel momento l'unica cosa che volevo era lui. E basta.

«Nemmeno un 'ciao'?» Sussurrò sulle mie labbra il biondo mentre mi toglieva la giacca e la faceva cadere a terra.

«Vaffanculo, Draco» sbottai. «Chiudi quella bocca e scopami, bastardo».

Draco ringhiò sulle mie labbra e mi fece indietreggiare fino a raggiungere il letto king-size. I nostri corpi caddero su di esso e nemmeno per un momento smettemmo di baciarci, la sua camicia bianca scivolò lungo le sue spalle e raggiunse il pavimento lasciando che i miei occhi potessero saettare sul suo corpo scolpito che mi mandava in pappa il cervello ogni fottuta volta. Dio, avremo dovuto smetterla di comportarci in quel modo, avevano degli affari in sospeso, gente che stava aspettando solo i nostri comodi, i nostri genitori alle calcagna perché non era mai capitato che ci mettessimo così tanto a mandare in porto un affare; e noi, piuttosto di sbrigarci, ce ne stavamo rinchiusi in una camera d'hotel a provocarci come fossimo due bambini e a toglierci i vestiti come i peggio adolescenti.

«Cristo santo, mi fai impazzire» sussurrò sulle mie labbra mentre mi toglieva la maglia. Fortunatamente avevamo avuto la decenza di chiudere le nostre rispettive relazioni quando ancora eravamo in tempo. Io con Ginny avevo avuto solo una storia molto lunga tenuta insieme dalla nascita di James, mentre Draco aveva avuto una situazione più complessa: suo padre aveva desiderato davvero che si sposasse, e per renderlo felice il biondo aveva adempito al suo dovere realizzando il suo sogno. Si era sposato Astoria e poco tempo dopo era nato Scorpius. Peccato poi che Astoria era morta a causa di un danno causato da entrambi. E Ginny le era andata dietro. Un affare andato male, un delinquente che aveva deciso di mettersi contro la peggiore delle bestie: Draco Malfoy. Solo io conoscevo quel lato di lui, usciva fuori solo nel lavoro e sapevo che cosa fosse in grado di fare. Era un manipolatore, a parole sapeva rigirare anche un burattino perché secondo lui, le parole sono l'arma più letale che possediamo... a patto che sappiamo usarle bene. Non aveva mai avuto scrupoli ad uccidere una persona, se doveva premere il grilletto lo faceva e se doveva alzare le mani, le alzava. Era più sfrontato, più attaccato al dovere al contrario mio. Lui era cresciuto in mezzo a quella merda, io ci ero entrato passo passo e molte cose dovevo ancora impararle. Ma questo non significava che non sapessi svolgere il mio lavoro.
C'era da dire una cosa però: in ventisette anni che conoscevo Draco, mai lo avevo visto sporcarsi le mani. Era vero, sapeva adempiere ai suoi compiti ma la violenza era l'ultima cosa a cui ricorreva. Il padre gli aveva insegnato a premere il grilletto ad ogni occasione, lui invece a malapena sapeva impugnarla un'arma. Questo però non voleva dire niente: se doveva sparare, sparava senza 'se' e senza 'ma'. Io invece i 'se' e i 'ma' li trovavo sempre.

Entrò in me con una spinta secca e dalle mie labbra uscì un gemito. Era la perfetta rappresentazione di Apollo e Eros: dio della bellezza, lucente e brillante, che si mischiava con il dio della pulsione erotica. Una combo letale per un povero mortale come me che era vittima della sua bellezza sin da quando ero solo un ragazzino.

Mi baciò ancora, ancora e ancora fino a riversarsi dentro di me e facendomi dimenticare che fuori da quella porta c'era della gente che ci aspettava, gente che — se necessario — ci avrebbe sparato un colpo in testa senza pensarci due volte se non avessimo portato a termine il nostro compito.

Infondo era solo questo il nostro ruolo, no?

IG: @acciodanjel 🦋

KINTSUGI - 𝒅𝒓𝒂𝒓𝒓𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora