XI. Arma da fuoco

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HARRY

La mattina seguente fummo entrambi svegliati da un rumore insistente. Era il campanello. Tirai un sospiro e mi stropicciai gli occhi per cercare di mettere a fuoco quello che mi circondava: ero ancora sdraiato sul divano, una coperta a coprirmi il busto e dei preservativi con del lubrificante sparsi qua e là tra tappeto e tavolino.

Il tempo di capire dove mi trovassi che notai la figura slanciata di Draco in piedi davanti alla porta, era poggiato allo stipite e indossava solo una maglietta bianca e dei boxer. Ma chi diavolo era?
Mi sporsi un po' e... Blaise. Mi venne voglia di alzarmi da quel letto e andarlo a prendere a capocciate per la sua insistenza.

Guardai la scena davanti a me con la speranza di riuscire a capire qualcosa ma in realtà le voci mi arrivavano lontane. Non si capiva niente, o forse ero io ad essere troppo rincoglionito di sonno per prestare attenzione a quello che si stavano realmente dicendo.

Ad un tratto però gli occhi di Blaise si incrociarono con i miei e la mia reazione fu instantanea: feci un mezzo sorriso soddisfatto e gli mostrai il dito medio. Lo vidi serrare la mascella e posare nuovamente lo sguardo su Draco.

Ti meriti questo e anche di peggio, stronzo.

Non avevo nemmeno aperto gli occhi e il mio petto già si era gonfiato d'orgoglio. Sbadigliai e poggiai di nuovo la testa sul piccolo cuscino quadrato, ora avrei potuto dormire sonni tranquilli per un bel po'.
Successivamente la porta venne chiusa e Draco mi raggiunse. Si sdraiò di nuovo al mio fianco e sorrise dolcemente.

«Buongiorno».

«Buongiorno un cazzo, il tuo ragazzo non conosce la privacy? Sono le sette e mezza del mattino e ha svegliato un'intera casa» borbottai per metà ancora assonnato.

Draco ridacchiò e mi posò un bacio sulla fronte. «Non è il mio ragazzo» disse. «Smettila di dirlo».

«A giudicare da come si comporta, temo proprio di sì».

«Nemmeno lontanamente, Harry» negò ancora. «Toglitelo dalla testa».

Sospirai pesantemente e puntai gli occhi sul soffitto. La mattina precedente era stato al letto con Blaise? Prima che venisse da me era stato da lui?

«Cosa c'è?» Mi chiese piano.

Scossi la testa e decisi di alzarmi dal divano per rivestirmi.

«Che ti prende adesso?» Scattò a sedere.

Mi infilai il paio di pantaloncini sportivi che indossavo la sera prima e lo guardai. Ero ancora a petto nudo.

«Niente, mi sto alzando per andare a fare colazione. Ti dispiace?» Lo punzecchiai.

Lui aggrottò le sopracciglia. «Harry, per una volta riesci a dirmi che cosa succede realmente

Sbuffai. «Non mi piace il modo in cui Blaise si comporta con te».

Lui roteò gli occhi al cielo. «Ancora con Blaise? Cazzo, quante volte devo dirti che non c'è nient'altro che sesso?»

«Ah sì? Perché anche con me c'è solo sesso. Sai solo scopare, Draco?»

«Non provare a paragonarti a lui. È diverso».

«Non credo proprio. Ti scopi lui come ti scopi me» sbottai.

«Tu non c'entri nulla con lui!»

Quasi risi. «E quale sarebbe la differenza tra noi?»

«Di te sono stato innamorato, di lui no» ammise.

Sono stato?

«Sì, ma non mi sembra che ad oggi tu sia ancora innamorato di me quindi valgo tanto quanto lui».

Lui fece per rispondere ma un proiettile tagliò l'aria. Il vetro finì in mille pezzi e il mio corpo cadde a terra scontrandosi con la prima parete che incontrò.

Una macchia rossa si dilagò sul mio ventre e in un attimo l'orlo dei pantaloncini fu ricoperto di sangue. Che cazzo era successo?

«Harry!» Urlò il biondo alzandosi dal divano per venirmi incontro.

Dei passi si fecero sempre più vicini e io sussultai quando mi resi conto di chi fosse.

«Papà!»

«Draco... Draco ti prego, portalo via» dissi mentre mi premevo una mano sulla ferita strapiena di sangue.

«No, non ti lascio qui. Noi-...». Un altro frastuono mi fece sgranare gli occhi, un altro vetro era andato in frantumi.

«Portalo via!» Urlai mentre mi allungavo per afferrare il telefono che giaceva a terra, poco distante da me. «Ti prego Draco, me la caverò, ma tu porta via James da qui. Perfavore» lo supplicai e lui, finalmente, mi diede ascolto.

I due salirono le scale e io trovai la forza necessaria per spostarmi. Mi nascosi dietro il divano e composi il numero di mio padre. L'uomo rispose dopo un paio di squilli.

«Harry ma che-...».

«Papà, sono a casa di Draco. Abbiamo bisogno di voi».

«Arriviamo». La linea venne chiusa e i passi di Draco si fecero più fitti, stava tornando da me.
Si inginocchiò e mi costrinse a guardarlo negli occhi.

«Piccolo» sussurrò appena. L'ultima volta che l'avevo sentito chiamarmi così avevamo sedici anni e si era appena dichiarato per poi dirci addio subito dopo. Erano anni che non sentivo quella parola scivolargli fuori dalla bocca.

«I nostri genitori stanno arrivando» dissi. «James?»

«È al sicuro» rispose. Abbassò lo sguardo sulla ferita. «Non c'è il foro d'uscita» constatò.

«Credo proprio di no» sussurrai. «Sto bene, non guardarmi così».

«Stai sanguinando, al novanta percento dovranno operarti per tirarlo fuori, sei pallido come un lenzuolo e non dovrei preoccuparmi?» Mi disse.

«Non importa» gli risposi. «Sono qui con te e sto bene. Si risolverà tutto».

Lui annuì leggermente. «Mi fido» fece un piccolo sorriso. E incredibilmente, lo feci anche io.

*
1996
HARRY

Una lacrima mi scese lungo il volto quando una sera, Draco rientrò alle tre di notte con uno strano profumo addosso. E sembrava anche ubriaco.
Si stese al mio fianco e mi circondò la vita con le braccia. Solo che io, di sentirmelo addosso, non ne avevo proprio voglia.

Lo tolsi da me e mi spostai di qualche centimetro per evitare che mi raggiungesse. Avrei voluto solo che si allontanasse e mi lasciasse stare.

«Piccolo» biascicò e io chiusi gli occhi per attutire il colpo. Era evidentemente ubriaco. «Mi dispiace». Si avvicinò ancora e io sentii di nuovo quel senso di ribrezzo invadermi. «Non volevo ferirti, io ti amo».

Oh Draco, non hai idea di quanto ti amo io.

Non risposi. Lasciai che a parlare fosse lui.

«Sono stato con Blaise perché volevo dimenticarti ma non ci sono riuscito. Sei ovunque, ti vedo ovunque, ti sento ovunque. Che cosa mi hai combinato?» Sussurrò passandomi il pollice sulla guancia umida.

È stato con Blaise.

Dalle mie labbra uscì fuori un sospiro debole. Mi strinsi di più nel cuscino e lasciai scendere altre lacrime. Perché? Perché lo aveva fatto?

Mi depositò un bacio fra i capelli e mi strinse di più a sé. «Ti amo da morire» sussurrò ancora. «Spero potrai perdonarmi un giorno».

Non avrei mai voluto farlo ma la realtà era che sapevo che sarebbe accaduto. Lo avrei perdonato. E lo avevo fatto anche in quel momento perché aveva un potere immenso su di me e sui miei sentimenti.

Mi girai e lasciai che le nostre labbra si incontrassero. E lasciai che mi spogliasse, che mi prendesse, che mi facesse suo di nuovo, ancora e ancora, senza sosta.

Che poi il giorno dopo ci litigai fino a perdere il fiato, non fu importante. Perché lo avrei perdonato ancora. Fino a dimenticarmi anche chi fossi.

IG: @acciodanjel 🦋

KINTSUGI - 𝒅𝒓𝒂𝒓𝒓𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora