Jungkook poteva contare sulla punta delle dita ciò che più odiava: i biscotti che si ammollavano nel latte quando li inzuppava per un tempo superiore ai tre secondi e mezzo e Kim Taehyung.
All'età di ventitré anni, infatti, stava ben attento che la pasta frolla dei suoi cookies preferiti non rimanesse a mollo nel cappuccino per più del tempo necessario e che Kim fottutissimo Taehyung non si avvicinasse a più di dieci metri dalla sua persona.
Hoseok, il suo migliore amico, nonché compagno di stanza e instancabile ladro della sua riserva personale di snack, lo prendeva in giro dalla notte dei tempi per le sue strane ossessioni, ma Jungkook non vi aveva mai dato troppo peso.
Quelle erano le pietre fondanti della sua vita e per quanto la prima suonasse ridicola, la seconda non era di certo da meno.
L'odio nei confronti di Kim Taehyung, il ragazzo semplicemente più stratosfericamente bello dell'università e, Jungkook non se ne sarebbe stupito, probabilmente dell'intera Corea, era nato tanto velocemente quanto era maturata la cotta nei suoi confronti.
Lo aveva visto per la prima volta il giorno in cui, fresco di diploma e di un'estate passata tra risate, mare, litri di birra, aghi sulla pelle e qualche bacio incasinato, aveva messo piede nel corridoio dell'università pronto a iniziare una nuova e promettente fase della sua vita.
In mezzo alla folla di studenti, mentre Hoseok gli spiegava allegro come quella sera ci sarebbe stato un falò di apertura del nuovo anno, i suoi occhi si erano andati a posare sulla più grande sfida all'omologazione dell'ultimo decennio, ovvero dei pantaloni a quadri dal taglio elegante, all'interno dei quali era stata infilata una camicia svolazzante e dalla ridicola stampa anni Sessanta, che si abbinava a un altrettanto stravagante basco giallo. Peccato che, quello che quegli imbarazzanti vestiti coprivano, era semplicemente il ragazzo più bello che Jungkook avesse mai visto.
Non gli fu difficile scoprire il suo nome, era lo studente più popolare e persino Hoseok, felicemente fidanzato con Ko Moon, aveva ammesso di essersi preso una sbandata per Kim Taehyung, prima che la sua adorabile quanto fuori di testa ragazza, non lo minacciasse di un'atroce morte.
Taehyung era al secondo anno della facoltà di arti visive e a detta di tutti, compresi i professori, era lo studente più promettente dell'intera Seoul.
Insomma, un cazzo di prodigio, con un corpo e un viso da sogno e una voce da sciogli budella, perché sì, pure le sue corde vocali si rifiutavano di rovinare quel capolavoro che erano stati in grado di generare due signori X della Corea del Sud, dandogli un tono caldo e ombroso degno di baritono.
Quello stesso giorno in mensa, aveva continuato a guardarlo da lontano con la coda dell'occhio, ma in modo abbastanza esplicito tanto che suo fratello maggiore Namjoon e il suo storico ragazzo Seokjin, lo avevano bonariamente rimproverato.-Cambia obiettivo Kook- gli aveva suggerito Jin, mentre come d'abitudine, spostava nel suo piatto la sua porzione di uova marinate.
-Non ho nessun obiettivo, se non quello di passare gli esami- aveva bofonchiato, mentre si riempiva la bocca.
-Certo e io e Joonie non abbiamo mai fatto sesso- l'ennesimo uovo che atterrava nel suo piatto, gli schizzò il viso di salsa piccante.
-Ascolta lo hyung fratellino, Kim Taehyung non scende tra i comuni mortali e io non voglio vederti farti del male- suo fratello era molto apprensivo nei suoi confronti e lo aveva sempre apprezzato, ma non era più un ragazzino, aveva tutto il diritto di sfracellarsi come meglio voleva contro quel muro inespugnabile di un metro e ottanta e con un tanto adorabile quanto sexy sorriso quadrato.
La sua botta di autostima era velocemente scemata quando alla fine delle lezioni, aveva nuovamente adocchiato quella visione fuori dai cancelli dell'università circondato da uno stuolo di ragazzi e ragazze che sbavavano sui suoi mocassini scamosciati, ma ciò che più attirò la sua attenzione fu il biondino tutto labbra e curve prepotenti che gli stava letteralmente spalmato addosso, come fosse stato marmellata sulla più morbida delle fette di pane.
Hoseok, sempre al suo fianco, gli aveva circondato le spalle con il braccio, cercando di compensare la differenza di altezza mettendosi sulle punte dei piedi, e lo aveva informato che quella marmellata corrispondeva al nome di Park Jimin, migliore amico di Taehyung da quando entrambi erano in grado solo di succhiarsi il pollice e poi ficcarselo nell'occhio a vicenda.
A detta di Hoseok, quei due erano anime gemelle impossibili da separare e irrimediabilmente destinati l'uno all'altro, tanto che Jungkook aveva anche dubitato che quella fosse solo un'amicizia sotto copertura e non qualcosa di più.
La convinzione di avere anche solo una chance con Taehyung aveva iniziato a vacillare, ancora prima che potesse realmente prendere forma nella sua testa, perché dopotutto era solo uno dei centinaia di studenti del primo anno, senza niente che lo distinguesse particolarmente da tutti gli altri.
Ed era proprio perché non possedeva quel qualcosa in più che lo faceva spiccare in mezzo alla folla che quella stessa sera al falò, si era ritrovato in un angolo dello spogliatoio della palestra con la lingua del suddetto Kim Taehyung in bocca, intenta in un'accurata ispezione delle sue tonsille.
Aveva indosso ancora quegli orrendi pantaloni a quadri, i quali scoprì nascondere un sedere tondo e che si adattava perfettamente ai palmi delle sue mani, mentre le restanti sinuosità di quel corpo si pressavano contro il suo, alla ricerca spasmodica di qualcosa di più.
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Enemies to lovers or something else...
Storie d'amore~ Taekook ~ Jungkook ha solo due grandi nemici: i biscotti ammollati nel latte e Kim Taehyung. Per quest'ultimo, un auto-ordinanza restrittiva sembra la soluzione perfetta, se non fosse che la sfortuna è sempre dietro l'angolo pronta a metterci il...