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— ESME —

I miei genitori mi avevano chiamata Esmeralda per un motivo e questo andava oltre il significato effettivo del nome.

Mia madre aveva scelto di chiamarmi così, in onore di una donna forte e determinata, astuta e piena di risorse nonostante tutto.
Chi era? Il personaggio di una fiaba: Esmeralda. La protagonista del celebre musical "Notre Dame De Paris."

Paulina amava follemente quella storia, lo testimoniava una lettera che papà m'aveva mostrato dopo la sua morte.
Era una pagina di diario in cui descriveva l'immensa gioia che provava durante la gravidanza, nel periodo in cui stava incinta di me.

Scriveva una sacco di frasi dolci...ma la mia preferita fin da subito fu la spiegazione che stava dietro alla scelta del mio nome. Era estremamente romantica.
In parità, lei e Felipe uscivano insieme già da qualche anno e un giorno lui decise di farle una sorpresa per il compleanno.

La portò a Parigi, all'opera e lì misero in scena -per l'appunto- il musical da lei prediletto. Dalle sue parole era evidente fosse al settimo cielo.

Allora, arrivò il momento in cui la protagonista -una donna dai capelli corvini, smeraldi al posto degli occhi e vestita di camicia e gonna viola- si ritrova rinchiusa nella celebre cattedrale in seguito a una festicciola finita in rissa.

Quindi cominciò a cantare e disse: so che sono una gitana...e non oserei di più [...] Dio fa' qualcosa...per quelli che un gesto d'amore non sanno cos'è.

In quell'istante a mia madre dev'essersi accesa una lampadina.

Ricordo che il diario diceva: "di colpo volli che la mia bambina diventasse tosta come quella donna, che seppur poverina, sempre pronta ad affrontare il mondo con speranza, saggezza e un pizzico di eleganza. É così che decisi di chiamata Esmeralda, in onore di un grande personaggio e in memoria della magnifica gita trascorsa insieme all'uomo della mia vita."

Faceva male constatare che la sua fiducia risiedesse nella persona sbagliata, ma io ero ugualmente sua figlia e per tanto avrei fatto del mio meglio per lei.
Per Esmeralda, la mia omonima.
Per diventare ciò che Paulina desiderava.

Comunque, passò qualche settimana dall'ultima volta in cui vidi Andres e nessuno dei due si era più azzardato a chiamare l'altro. Nemmeno per sapere come stesse.
Io ero ancora sotto shock.

Lui probabilmente stava ad allenamento e test su strada, troppo impegnato per pare di aver quasi scopato una quasi ex-puttana.

Era meglio così, lui riscuoteva in me troppe emozioni contrastanti tra loro e al momento non mi sentivo né fisicamente, né emotivamente pronta a tale passo.

Era ancora troppo grande per me nonostante sapessi lui fosse davvero importante.
Dopo la scomparsa di Felipe, l'appartamento era diventata talmente vuota che cercavo di star fuori il più possibile.

Il mio solo obiettivo era portare a casa lo stipendio del mio secondo -che ora era il solo- lavoro.
I miei turni erano gli stessi di prima e l'odiavo, ma purtroppo il proprietario non poteva permettersi di aumentarmi le ore o il salario.

Senza contare che momunque, a me stavo lì solo nei giorni di estremo afflusso, quelli in cui avevano più bisogno.

A parte questo però, il lavoro andava bene. Il problema era Ramon. Ci avevo parlato per capire che fosse successo con Riva, una volta uscita dal suo negozio.

Lui non rispose impuntandosi in silenzio e mordendosi un labbro, come mi nascondesse qualcosa oltre al motivo della sua visita a Riva.

Chissà che lo turbava...non l'avevo mai visto così sulle sue.

CRASH | Errore di PercorsoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora