Capitolo 12

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William Gilbert ha scritto: "È l'amore che fa girare il mondo." E se questo è vero, il mondo girava un po' più velocemente quando c'era Lapo. (Aaron Hotchner)

"Non sono pazzo." O forse lo ero?
Non penso esista una definizione da attribuire alla parola pazzo. In fin dei conti siamo tutti un po' pazzi, ma in quel momento non ero pazzo.
"Mamma ti sto dicendo la verità" mi aggrappai con tutte le mie forze all'unica speranza che avevo: gli occhi da cane bastonato.
Mia madre fece un lungo, lunghissimo respiro. Puó una persona inspirare per così tanto tempo? Mi sarei aspettato una risposta, ma invece ricevetti solo un segno del capo, una negazione per essere chiari.
Non c'era bisogno delle parole, capii; lessi tutto negli occhi di mia madre. Tristezza, stanchezza, pietà. La mia stessa madre, colei che mi avrebbe dovuto supportare sempre non lo stava facendo. Cosa sarebbe successo quando lo avrei raccontato agli altri?
..........

Bussai alla grande porta di legno che avevo di fronte.
Mi aprì il padre di Giada.
"Salve signore" cercai di mostrargli il mio miglior sorriso.
Scosse anche lui la testa in segno di negazione.
"Mi dispiace Francesco. Giada è in clinica, non poteva rimanere in questo stato." Vidi i suoi occhi luccicare e la sua faccia svanire mentre chiudeva la porta.
Pensavo, anzi speravo, che Giada sarebbe tornata a stare bene presto. Mi sbagliavo.
"Bene, da chi vado ora?"
Potevo passare per uno che ha tanti amici, beh, in teoria ce li avevo, ma erano pochi quelli veri. Non mi era rimasto nessuno. Lapo mi era stato portato via e Giada...non volevo pensarci.
Cacciai un urlo isterico. Una bambina si spaventó e corse via.
Era carina quella bambina, mi dispiaceva averla fatta spaventare. Non era di qui, aveva lineamenti così particolari.
Mi venne un'idea.

..........

Fu così che mi ritrovai a bussare ad una seconda porta nel giro di trenta minuti.
Al contrario della figura paterna a casa di Giada, qui mi venne ad aprire una signora bionda, affatto simile a colei che cercavo.
"Posso esserti utile?"
Merda. E ora che le avrei detto? Era stata una pessima idea venire qui. Forse non era nemmeno l'abitazione giusta.
"Cerco Angela" dissi la prima cosa che mi venne in mente "Vado in classe con lei"
"Ma certo, te la chiamo subito."
Fece un grosso respiro per poi urlare il suo nome.
Vidi un'esile figura scendere le scale bianche. Era lei. Indossava una maglietta bianca e dei pantaloncini corti. Dio, che belle gambe che aveva. Forse la stavo fissando troppo.
"Ho bisogno di parlarti, non so a chi altro rivolgermi" cercai di risultare il più distaccato possibile, ma la frase mi uscì fuori come una supplica.
Lei annuì, facendo muovere i suoi bellissimi capelli che le ricadevano mossi sulle spalle.
Camminammo in silenzio per circa cinque minuti prima di sederci su una panchina, nello stesso parco in cui prima avevo spaventato quella bambina.
"Cosa vuoi dirmi?" Aveva fretta di andare via.
Non sapevo da dove iniziare, non sapevo se dirle tutto di un fiato o scappare.
Mi feci coraggio e le raccontai cosa era accaduto quella notte.

"Francesco"
Mi alzai dal letto sentendomi chiamare.
"Mamma?" Nessuna risposta.
"Devo essermi sbagliato"
"Francesco"
Di nuovo quella voce. Non me la stavo immaginando.
Mi alzai di nuovo, e come prima non vidi nessuno.
"Francesco"
Solo alla terza volta lo vidi.
Era Lapo. Lui era in piedi davanti al mio letto, sorrideva.
Provai a sorridere anche io, ma la mia bocca rimaneva a forma di "O".
Ero stupito. Non ci potevo credere.
"Dimmi che non sto sognando."
Lacrime calde minacciavano di uscire dai miei occhi.
"Francesco non c'è tempo. Tu devi aiutarmi."
Non capivo, come potevo aiutarlo?
"Sono bloccato qui, nella terra"
Capivo sempre di meno. Era decisamente un sogno, ma anche se lo fosse stato non potevo voltare le spalle al mio migliore amico.
"Cosa posso fare?" chiesi titubante.
"Scoprire chi mi ha ucciso, solo allora potró passare oltre"
"Ma aspet-"
Se ne era andato, ancora.
Mi svegliai tutto sudato. Era solo un sogno. Eppure sembrava vero...

ANGELA'S POV
Era incredibile quello che mi stava raccontando. Se quello era uno scherzo, era di pessimo gusto.
"Non ti credo" sputai frigidamente.
Non eravamo partiti con il piede giusto e mai avremmo cambiato piede. I suoi occhi verdi incontrarono i miei quasi in una muta supplica.
"Angela devi credermi," la supplica aveva acquistato voce "ho bisogno di te."
Il mio cuore fece un tuffo. In quel momento capii che scherzo o no, io lo avrei aiutato. Non gli avrei voltato le spalle.
Poi mi venne in mente....
"Se tutte queste assurdità hanno un senso, allora devo raccontarti anche io qualcosa" annunciai in tono solenne. Mi prestó attenzione e ricominciai a parlare.
"Ieri mi è arrivato un messaggio, da un numero sconosciuto." Mi fece cenno di continuare, non potevo fermarmi ora.
"Nel messaggio c'era scritto 'Non puoi prendermi in giro, ecco cosa succede se lo fai xx.' All'inizio non capivo, ma dopo ho pensato a Lapo, ed è tutta colpa mia."
Iniziai a piangere. Era tutta colpa mia, Lapo era morto a causa mia. Non potevo crederci.
Vidi Francesco avvicinarsi semprè di più. Pensavo sarebbe scoppiato a ridere, dicendo che era stato lui. Invece mi abbracció.
Fu un abbraccio lungo e intenso.
Quando si allontanó da me disse:
"Ne usciremo insieme."
E suoi occhi incontrarono i miei di nuovo. E mi sentii al sicuro.

Spazio Autrice.
Ci tenevo solo a precisare che la citazione all'inizio del capitolo è autentica, ho solo modificato il nome finale (Lapo)

Forvirring - Resta Con Me (wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora