Parte 3

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"Una volta che il maresciallo Soult avrà preso l'altopiano di Pratzen userà l'ala destra del suo schieramento per andare a supportare Davout e chiudere il nemico in una morsa definitiva tra l'acqua del lago e le nostre truppe. Per questo fine sarà fondamentale riposizionare in fretta le nostre batterie d'artiglieria" disse spostando le torri sulla scacchiera.

"Guiderò la chiusura della trappola personalmente, sire" disse Soult con temeraria decisione.

"No, conosco il vostro coraggio ma conosco altrettanto bene le vostre doti militari: gli uomini avranno bisogno della vostra presenza sul Pratzen quando il nemico contrattaccherà" lo contraddisse subito Napoleone.

"Un contrattacco sire?" chiese perplesso Soult.

"Esatto, credo che useranno la guardia imperiale russa ed una carica di cavalleria per provare a ribaltare le sorti dello scontro e riprendere il Pratzen" rispose l'imperatore mettendo in campo la donna nemica prima di spostare i cavalli austro-russi.

"Li fermeremo noi sire" disse Murat con convinzione.

"Esatto Murat, voi e Bernadotte andrete in aiuto del maresciallo Soult ed affronterete la cavalleria del nemico" assentì facendo avanzare i cavalli.

"Poi sarà il momento di mettere in campo il pezzo migliore del mio esercito" continuò Napoleone prendendo in mano la donna.

"La guardia imperiale" disse poggiandola, quasi con affetto, sul campo di battaglia.

Napoleone rimase in silenzio, fissando la scacchiera ed i pezzi immaginò tutti i movimenti delle truppe proprio come se fosse già sul campo di battaglia.

"Ma sire, se il nemico vede il numero degli uomini del maresciallo Soult al centro dello schieramento non abbandonerà mai l'altopiano di Pratzen per attaccare il fianco destro..." disse Murat interrompendo il flusso di pensieri dell'imperatore.

Napoleone si ridestò in un istante, alzò lo sguardo e sorrise debolmente.

"Nessuno sano di mente lo farebbe mai... proprio per questo motivo la maggior parte delle forze di Soult sarà nascosta dalla depressione naturale presente vicino alla cittadina di Kobelnitz: la fanteria uscirà allo scoperto solo per attaccare. Quando il nemico ci vedrà arrivare di corsa capirà che noi siamo molti più di quanto pensasse ed anche molto più vicini, il morale degli uomini rimasti a difesa del Pratzen ne risentirà gravemente e le posizioni nemiche finiranno per cedere sotto i colpi dei nostri moschetti" rispose Napoleone.

Stavolta furono tutti gli ufficiali a restare in silenzio: il piano era perfetto e se le cose fossero andate davvero come l'imperatore aveva previsto allora quella sarebbe stata, senza ombra di dubbio, la più grande vittoria nella storia della Francia.

Ci fu ancora qualche momento di silenzio, gli occhi di tutti i presenti erano fissi sulla scacchiera ed era come se i loro pensieri fluttuassero all'interno della tenda: in quella quiete carica d'ammirazione essi erano nitidi, quasi palpabili.

"Bene signori, domani abbiamo una partita da vincere perciò cercate di riposare al meglio" disse l'imperatore continuando il parallelo con gli scacchi prima di congedare tutti gli ufficiali.

Non appena tutti furono usciti Napoleone si sedette sulla sua sedia, osservò nuovamente quel campo di battaglia da sessantaquattro caselle e meditò ancora un momento sulla sua situazione.

L'indomani avrebbe giocato la sua partita contro lo Zar Alessandro ed i suoi generali: per la buona riuscita del suo piano tutti avrebbero dovuto fare la loro parte con coraggio, efficacia e tempestività. I soldati avevano piena fiducia nel loro imperatore e lui ne riponeva altrettanta in loro: un connubio che poteva portare soltanto alla vittoria.


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