Parte 6

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"Fuoco d'artiglieria su quelle postazioni" ordinò l'imperatore ad un portaordini che scattò immediatamente per andare a riferire.

"I nostri pedoni hanno bisogno del supporto delle torri per rendere l'avanzata letale, la nostra reazione al centro spaccherà in due le forze dei nemici e ci darà un vantaggio strategico immediato" disse Napoleone ripensando al piano sulla scacchiera della sera prima.

"Ma sire, il rischio per la fanteria..."

"È accettabile, finché gli uomini saranno lontani è bene far sentire al nemico la letalità dell'artiglieria francese" disse senza neanche far finire di parlare il suo ufficiale.

Non appena i due schieramenti di fanteria furono prossimi al contatto i cannoni cessarono di cantare lasciando spazio agli scoppi dei moschetti.

I soldati a difesa del Pratzen riuscirono a sparare solo due serie di colpi prima di essere investiti dalla foga degli uomini di Soult che caricavano alla baionetta. In men che non si dica l'altopiano diventò tetro teatro di una brutale lotta corpo a corpo senza esclusione di colpi.

Napoleone osservò lo scontro con una calma glaciale e mantenne costantemente l'attenzione su tutte le componenti del suo esercito spostando il cannocchiale sull'intero campo di battaglia.

Nel frattempo, anche l'ala sinistra dell'esercito francese era stata attaccata ma le difese del maresciallo Lanne si stavano dimostrando perfette, neutralizzando completamente l'offensiva nemica. L'ala destra, invece, aveva perso molte unità ed aveva già ceduto tanto terreno ma, grazie al tempestivo arrivo di Davout, le forze francesi dimostrarono, ancora una volta, la loro incredibile tenacia e devozione all'imperatore.

Napoleone si rese subito conto che il generale Kutuzov aveva fatto riorganizzare una parte della sua offensiva per tornare indietro ed attaccare Soult sul fianco scoperto: era vitale che il Pratzen capitolasse prima dell'arrivo dei coalizzati e, vista la situazione, era ragionevole pensare che sarebbe stato così.

"Voi!" disse indicando un portaordini, "cavalcate velocemente ed ordinate al maresciallo Soult di disporre l'artiglieria sul suo fianco destro, che spari a mitraglia contro le forze di Kutuzov."

Il cavaliere scattò sull'attenti, montò a cavallo e si lanciò giù dalla collina.

Fu questione di poco e l'altopiano di Pratzen cadde, il maresciallo Soult distrusse le batterie d'artiglieria dei coalizzati ed eseguì gli ordini riposizionando abilmente i cannoni francesi per poter fronteggiare la minaccia imminente.

Napoleone rimise l'occhio dietro al suo cannocchiale e lo puntò sullo stato maggiore nemico: erano in chiara confusione e lo zar Alessandro sembrava essere molto arrabbiato.

Nel giro di pochi secondi vide gli ufficiali dare una serie di ordini e la guardia imperiale russa avanzare, insieme alla cavalleria, verso il fianco sinistro di Soult.

"Il contrattacco per riprendere l'altopiano di Pratzen, vogliono chiudere i miei uomini in una morsa..." sussurrò osservando il campo di battaglia.

Con l'entrata in campo della donna, in coordinazione con i cavalli, il nemico sarebbe stato capace di riprendere il centro nonostante la difesa delle torri.

"Murat, Bernadotte: è il vostro momento. Supportate il fianco del maresciallo Soult e respingete la loro controffensiva" ordinò ai due comandanti.

I due ufficiali fecero il saluto e partirono immediatamente alla testa delle loro truppe per eseguire gli ordini e cercare di contenere il pesante attacco della guardia imperiale russa.

"È giunto il momento di trasferirsi su quella collinetta: là saremo più vicini all'azione e pronti per intervenire con La Guardia, in caso ci fosse bisogno..." disse Napoleone ai suoi attendenti indicando la direzione con una mano.

La battaglia stava procedendo piuttosto bene: le notizie che arrivavano dai fianchi dello schieramento erano positive e Napoleone ne fu soddisfatto.

Il maresciallo Lanne, sul fianco sinistro, stava gradualmente avendo la meglio sulle forze dei coalizzati e a destra, grazie al supporto di Davout, le difese stavano reggendo bene.

La parte critica del fronte era il centro: era lì dove si giocavano le sorti della partita.

Dalla nuova posizione del quartier generale si poteva vedere chiaramente il devasto che aveva fatto Soult sulla cima del Pratzen; tuttavia, era del tutto impossibile capire il numero degli effettivi a causa della coltre di fumo provocata dal fuoco di tutti i moschetti durante le schermaglie della battaglia.

Era ormai mattina inoltrata quando un messaggero arrivò di corsa al cospetto dell'imperatore.

"Signore, Bernadotte è in difficoltà contro la guardia imperiale russa: stanno perdendo moltissimi uomini ed il maresciallo richiede supporto immediato" disse il portaordini riferendo il messaggio che gli era stato affidato.

Napoleone si girò di scatto per poi prendere il cannocchiale e puntarlo nella direzione delle armate di Bernadotte e Murat senza riuscire a vedere niente di più di ciò che già sapeva.

"Fate attaccare La Guardia, è il momento di vincere questa battaglia" ordinò senza neanche distogliere lo sguardo dalla nebbia di guerra.

L'ingresso in campo della donna francese ribaltò nuovamente le sorti dello scontro assestando un duro colpo all'esercito dei coalizzati che era ormai diviso in due metà e senza la possibilità di comunicare. Lo stato maggiore dello zar Alessandro fu costretto a indietreggiare così come le forze russe a sinistra dello schieramento francese. I soldati dell'alleanza sul fianco destro furono circondati dall'arrivo dei corpi d'armata di Soult che chiusero definitivamente la trappola provocando la morte di numerosi uomini.

Era l'una del pomeriggio quando fu chiaro che ormai la battaglia era definitivamente vinta.

"Lo zar si ritira insieme a tutti i suoi damerini" disse Napoleone osservandolo scappare, "credo che la partita possa dirsi conclusa..."

"D'altronde questo non è altro che uno scacco matto..." sussurrò soddisfatto prima di richiudere il suo fidato cannocchiale.

Gregorio Bechelli


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