Parte 4

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L'imperatore prese la giacca della sua divisa, vi si incartò con cura ed uscì dalla calorosa tenda adibita a quartier generale.

Nel campo c'erano numerosi bracieri che, con il loro scricchiolio ritmato, fornivano ai soldati un posto caldo vicino a cui riposare durante la notte. Ogni bivacco era popolato da poco meno di una decina di uomini: i più anziani sonnecchiavano cercando di far riposare gli occhi il più possibile mentre i più giovani passavano il tempo chiacchierando e facendo piccoli giochetti.

Il sole era tramontato da qualche ora e l'attesa della battaglia era sempre più frenetica, per tutti. Napoleone passò vicino ad alcuni bracieri con l'intento di dare un'occhiata ai suoi uomini prima dello scontro ma non appena il suo volto fu illuminato dalle fiamme un soldato lo riconobbe ed esplose iniziando a gridare festante: "viva l'imperatore, viva la Francia!"

Al primo grido ne seguì subito un secondo e poi un terzo e così via fino a che l'intero esercito non fece risuonare quell'urlo orgoglioso in tutta la valle.

Non era solo un motto, oh no: quello era vero e proprio amore e Napoleone non poté fare altro che sorriderne orgoglioso.

Le grida andarono piano piano scemando ed i soldati tornarono gradualmente a riposarsi al calore dei loro bracieri cercando di trovare la posizione che massimizzasse la comodità ed il tepore, l'unico equilibrio che poteva garantire un sonno decente.

Durante l'acclamazione l'imperatore aveva salutato tutti facendo qualche cenno con la mano, poi aveva semplicemente continuato il suo giro fino ad arrivare all'infermeria.

I feriti che la popolavano non erano molti perché la maggior parte dei mutilati nelle schermaglie precedenti erano stati reputati troppo gravi per sopravvivere ma soprattutto perché l'imminente battaglia ne avrebbe prodotti molti altri.

"Com'è la situazione qui?"

"Adesso va bene, c'è solo uno che probabilmente non supererà la notte ma se tornate domani sera qui sarà certamente tutto pieno..." disse l'ufficiale medico senza nemmeno rendersi conto di chi fosse il suo interlocutore.

"Lo so, non è certo la mia prima battaglia..." sospirò Napoleone sconsolato al ricordo del numero di morti e feriti che aveva visto nella sua lunga carriera militare.

L'ufficiale medico si girò e strabuzzò gli occhi irrigidendosi nel saluto militare.

"Signore, non pensavo foste voi...se avessi saputo del vostro arrivo mi sarei tolto questa roba di dosso" disse l'ufficiale medico indicando la giubba completamente imbrattata di sangue.

"State facendo il vostro lavoro, non vergognatevene: siatene orgoglioso."

"Chi è che non supererà la notte?" continuò Napoleone subito dopo.

"Quello là sdraiato sul lettino ed i bendaggi sul moncone della gamba, signore" rispose l'ufficiale indicandolo.

"Grazie" gli rispose dirigendosi nella direzione che gli era stata indicata.

L'uomo giaceva sopra un lettino da campo ed il suo volto era bianco come le bende che portava su ciò che restava della sua gamba sinistra, quasi certamente in cancrena.

"Come ti chiami?"

L'uomo si girò in direzione della voce che gli aveva parlato ed appena vide il suo imperatore cercò di alzarsi per poter fare un degno saluto militare.

"Riposo soldato, riposo" gli disse Napoleone fermandolo subito.

L'uomo sospirò faticosamente prima di venir preso da un attacco di tosse.

"Claude" disse non appena il suo respirò tornò regolare.

"Hai famiglia, Claude?"

"Una moglie e due bellissimi figli che aspettano il ritorno di loro padre..."

"Parlami di loro" gli chiese Napoleone quasi con dolcezza.

"Lei si chiama Claire ed è la donna più bella e simpatica del mondo, Luis è il maggiore e Charles il minore e penso che siano il dono più bello della mia vita" disse Claude trattenendo le lacrime a fatica.

"Loro sono orgogliosi di te Claude ed anche io lo sono: hai combattuto con coraggio per poter dare ai tuoi figli un futuro migliore in cui vivere, un futuro fondato sulla libertà e l'uguaglianza. Il tuo valore ha contribuito alle vittorie della Francia e ti garantisco che le virtù di coloro che rendono la nostra nazione grande rimarranno sempre legate alla storia di questo paese" disse l'imperatore.

Il soldato strinse i denti e si mise la mano sul cuore.

"Grazie..." sospirò prima che il suo sguardo si annebbiasse.

Napoleone non sapeva se quegli occhi azzurri avrebbero rivisto la luce del giorno ma era certo che la memoria del valore di quell'uomo e dei suoi compagni sarebbe stata ricordata per sempre nel segno dell'uguaglianza, della fraternità e della libertà.


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