Parte 5

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Austerlitz, 2 dicembre 1805

Il sole non aveva ancora fatto il suo solito ingresso trionfale, ma dietro le montagne si poteva chiaramente vedere la sua ingombrante presenza.

Napoleone ed i suoi generali erano già in sella e passarono velocemente in rassegna tutti gli uomini dell'esercito prima di dirigersi sulla cima di una piccola collinetta da cui l'imperatore avrebbe potuto godere di una visuale privilegiata su tutto il campo di battaglia.

La folta nebbia che avvolgeva ogni cosa riduceva la visibilità quasi a zero e lo stato maggiore francese appariva, ai soldati più vicini, quasi come una divinità: sospesa in cielo, sorretta dalla sua potenza e capace di sovrastare qualsiasi nemico.

"Nebbia da cani, sire..." disse Murat guardandosi intorno.

"Benedetta nebbia: siamo noi quelli che stanno tendendo una trappola al nemico ed in questo modo i nostri uomini del corpo centrale sono del tutto invisibili."

La bruma, infatti, era molto più intensa nelle zone depresse in cui si nascondeva la maggior parte degli uomini del maresciallo Soult rispetto al resto del campo di battaglia: questo non faceva altro che giocare a favore della trappola francese.

"Attaccheranno?" chiese il capo di stato maggiore, il maresciallo Berthier, rimasto sempre in silenzio fino a quel momento.

"Lo Zar Alessandro è quello che ha la maggiore influenza ed il maggior numero di uomini: è giovane, inesperto ed impulsivo... darà l'ordine di attaccare" rispose Napoleone con sicurezza.

Come da previsioni, non dovettero attendere molto prima che i coalizzati iniziassero a muoversi proprio in direzione della debole ala destra francese.

Napoleone imbracciò il suo cannocchiale, lo puntò sul nemico e sorrise debolmente.

"Che la partita di Austerlitz abbia inizio."

"Quando arriverà il sole la nebbia lascerà il campo, sarà allora che attaccheremo" continuò Napoleone riponendo il cannocchiale.

"Ma non avevate detto che ci serviva la nebbia?"

"La nebbia era per la trappola, il sole di Austerlitz incoronerà la nostra vittoria."

Molte delle forze dei coalizzati lasciarono l'altopiano di Pratzen per unirsi alla massiccia offensiva sull'ala destra e le deboli difese francesi iniziarono a sparare con l'artiglieria creando scompiglio nei ranghi della fanteria nemica, costretta a districarsi in mezzo alle difficoltà di un terreno fangoso ed impervio.

Napoleone osservava con attenzione l'avanzata del nemico e sorrise orgoglioso alla vista delle prime fiammate dell'artiglieria francese: "è sempre bello quando comincia..."

"Dobbiamo attaccare sire?" chiese il maresciallo Soult.

"Non ancora" rispose Napoleone senza distogliere il suo sguardo attento dall'avanzata nemica.

"Se vi vedessero adesso un buon numero di uomini riuscirebbe a tornare indietro e la nostra offensiva verrebbe neutralizzata" continuò spostando la visuale del suo binocolo verso la coda della colonna d'attacco nemica.

Quando le nuvole mattutine lasciarono spazio al sole, la nebbia si diradò e Napoleone si girò verso il maresciallo Soult: "è il momento, fatevi valere."

Il corpo centrale suonò l'avanzata e tutti gli uomini si diressero verso l'altopiano di Pratzen con il tricolore sventolante, orgogliosamente in prima fila.

Quando i coalizzati videro uscire dalla nebbia i soldati francesi si resero conto di ciò che stava accadendo ed ebbero l'esatta reazione che Napoleone aveva previsto: la loro confusione ne fu la prova schiacciante.


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