Capitolo 6

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Camila guidava con calma, seguendo le istruzioni della ragazza che aveva - o non aveva - accanto. Rimuginava durante il tragitto. Non aveva avuto modo di cercare foto di Lauren da nessuna parte, e quell'immagine che aveva intravisto a casa di Lucy Vives le aveva messo i brividi, oltre a una strana sensazione di disagio alla quale non voleva prestare attenzione.

"Stai bene, Laur?" Si voltò verso l'altra, quasi aspettandosi di vederla nei suoi capelli corvini e con la sua pelle pallida. Naturalmente, non fu così. Sentì un sospiro provenire dal sedile del passeggero.

"Sai, vederla mi ha fatto molto male. Ci amavamo davvero tanto, e ora vederla soffrire per quello che mi è accaduto è... doloroso."

"Mi dispiace dover rivoltare la tua vita in questo modo. Se non te la senti, possiamo fermarci qui, e"

"E cosa?!?" La voce era irritata, più alta del normale. "Restare qui? Bloccata con te? Una perfetta sconosciuta che non vede l'ora di sbarazzarsi di me?"

"È questo quello che credi?" Camila accostò l'auto, voltandosi a cercare le sfere verdi che già sapeva non avrebbe incrociato. "Credi che per me sia facile? Ritrovarmi con un fottuto fantasma che mi segue notte e giorno, e sapere che è solo il primo di una lunga fila? Trovarmi catapultata in questo mondo e non sapere da dove iniziare per cercare di aiutare qualcuno che nemmeno conosci?" I toni delle due erano ormai alterati, la rabbia era intrinseca nelle parole.

"Un fottuto fantasma? È questo che sono per te?"

"Si, cosa dovresti essere, Lauren? Questo è quello che sei. Accettalo. Sei morta, e questo non può cambiare."

"Vaffanculo, Camz!"

"Vaffanculo, tu! Se questo non ti sta bene, tornatene dalle tue cazzo di amiche e vedi di lasciarmi in pace!"

"Perfetto!"

"Stupendo!"

Camila si portò le mani tra i capelli, cercando di ritrovare la calma perduta, e fece alcuni respiri profondi e poi si voltò verso il sedile del passeggero.

"Ok, Laur, scusa. Siamo entrambe alle prese con qualcosa di nuovo, dobbiamo solo adattarci e tutto si sistemerà." Il silenzio fu l'unica risposta che ebbe. "Lauren, dai... parlami..." Un senso di vuoto l'assalì, ma allungò la mano verso il sedile come se avesse la possibilità di toccare qualcosa concretamente, qualcosa di tangibile, rendendosi conto in ritardo del gesto stupido che aveva fatto. "Laur? Ci sei ancora?" Chiese piano. Ma in fondo al suo cuore sapeva già la verità.

Lauren se n'era andata.

"Dannazione!" Urlò, tirando un pugno al volante e scuotendo poi la mano per il dolore provato. "Ahia! Merda!" Continuò frustrata. Cercò un attimo di calmarsi, poi rimise la marcia, fece inversione e tornò a casa, rimuginando su quello stupido litigio che avevano avuto.

Pranzò velocemente, poi approfittò della sua ritrovata solitudine per fare una lunga e rigenerante doccia bollente. Uscì dal bagno con solo l'asciugamano addosso. La sua mente girava in cerchio su un solo argomento, per cui prese il suo portatile, sedendosi sul divano e mettendoselo sulle cosce scoperte, aprì Google e inserì il nome che la stava facendo diventare matta.

Lauren Jauregui.

Apparvero diversi risultati, e senza alcun tentennamento, aprì il primo. Era un account Instagram, e non tardò a riconoscere la ragazza dagli occhi verdi. Senza dubbio la ragazza che aveva sognato, quella nella foto a casa di Lucy e la proprietaria dell'account, erano la stessa persona. Iniziò a guardare i vari post, le foto che la ritraevano insieme alle sue amiche, alcune più vecchie con Lucy. Non poteva negare che Lauren fosse davvero bella. Sexy. Fu la parola che le venne in mente. Non riusciva a smettere di guardare le foto di Lauren. Ad un certo punto si riscosse e tornò alla ricerca principale.

Evitò momentaneamente la pagina Facebook, focalizzando la sua attenzione su alcuni articoli giornalistici che aprì immediatamente, uno dietro l'altro.

Giovane donna scomparsa da più di 48 ore. Partono le ricerche per trovare Lauren Jauregui.

Trovato il corpo senza vita di Lauren Jauregui. La ragazza, scomparsa da più di 72 ore, è stata ritrovata dalla squadra di ricerche che stava battendo i boschi. Ancora nessuna dichiarazione ufficiale dal coroner.

Gli articoli non le spiegavano cosa era accaduto alla corvina, né dava altri dettagli sul ritrovamento o sulle indagini che ne erano seguite; fornivano invece una serie di informazioni personali che Camila memorizzò rapidamente, prima di decidere di lasciar perdere. In fin dei conti Lauren non era più un suo problema, dal momento che era andata via. Evidentemente non aveva bisogno del suo aiuto.

Rovesciò la testa contro lo schienale del divano, non riuscendo a togliersi dalla testa le immagini di quella ragazza morta troppo presto, per mano di una persona che probabilmente nemmeno conosceva. Mentre continuava a pensare al suo 'caso', si appisolò.


Riaprì gli occhi in una stanza sconosciuta, restando un attimo interdetta. L'ambiente era caldo ed accogliente, e una foto di Lauren con DJ, Ally e Mani le fece subito capire dove si trovasse in quel momento. Non poteva che essere la stanza della corvina. Come a confermare la sua intuizione, la familiare voce roca la fece sussultare.

"Che diavolo ci fai qui?"

"Laur... Io... non lo so, mi sono addormentata e risvegliata qui."

La corvina la ignorò, dirigendosi verso la porta.

"Lauren!" La richiamò la cubana con urgenza. "Mi dispiace aver detto quelle cose, sono stata una stupida. Voglio davvero aiutarti, e per me non sei solo un fantasma."

L'altra sospirò, continuando a darle le spalle.

"Ho bisogno di un po' di tempo per riflettere, Camz. Ora devi andare."

"NO!" Disse disperata la minore. "Non voglio andare, non voglio lasciarti andare. Ti prego..."

"Io e te non siamo niente, Camila." La voce di solito calda e roca, in quel momento risultò soltanto fredda. "Non mi devi niente, quindi non sentirti costretta a darmi una mano."

La corvina uscì attraverso la porta, senza scomodarsi ad aprirla. Camila provò a seguirla, ma si scontrò contro il legno duro; provò allora ad aprirla, ma la sua mano non riusciva a chiudersi sulla maniglia.

"Ma che diavoleria è?" Disse frustrata. Aveva bisogno di chiarire con Lauren, e anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, di guardarla negli occhi ancora una volta. "Laur!" Sbatté il palmo aperto contro la porta, sperando di richiamare l'attenzione della ragazza dagli occhi verdi. "Lauren ti prego!" Stava per sbattere di nuovo il palmo contro la porta, quando un rumore la riportò indietro nella propria abitazione.


Il rumore di un bussare deciso la riportò alla realtà. Aveva di nuovo sognato Lauren, aveva potuto vederla, anche se la ragazza le aveva sempre dato le spalle. Si passò una mano tra i capelli, trattenendo il bisogno di fare qualsiasi cosa per rivederla. Si riscosse quando bussarono nuovamente alla porta di casa sua.

"Arrivo, arrivo." Non si curò di avere indosso soltanto un asciugamano, presa dalla speranza che si trattasse delle amiche di Lauren, e magari che la corvina fosse con loro. Aprì la porta, rimanendo immediatamente delusa. Il bel sorriso che le aveva dato quella effimera speranza, svanì all'istante, mentre il visitatore analizzava ogni centimetro della sua pelle scoperta con un sorrisino sul viso che la infastidì più di qualsiasi altra cosa.

"Ciao Mila, ho saputo che sei tornata."



Presenze - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora