Capitolo 11

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"Che diavolo ti dice la mente? Far entrare un'estranea in casa, senza chiederle dei documenti, delle credenziali... E se fosse stata lei ad uccidere Lauren?"

"Chris, ma cosa stai dicendo? L'hai vista? Credi davvero che quella ragazza minuta avrebbe potuto avere la meglio su tua sorella, che è sempre stata allenata?"

"Non puoi sapere cosa è successo, quella notte. Magari l'ha drogata, o avrà aperto un po' le cosce per far cadere quella stupida di Lauren tra le sue braccia, e poi l'ha ammazzata. Dovremmo denunciarla." Lauren si sentì un po' offesa dalle parole del fratello, ma rimase silenziosamente ad osservare i due.

"Chris, stai dicendo una serie immensa di stupidaggini."

"Stai zitta!" Il ragazzo sbatté il bicchiere pieno di acqua sul tavolo, facendo versare un po' del contenuto tutto intorno. "Quella fottuta lesbica ci stava provando anche con te. Ti rendi conto di quello che avrebbe potuto farti?"

"Chris, tesoro, ti prego. Siediti e fai dei respiri profondi. Lo sai anche tu che non hai nessun motivo di sospettare di quella ragazza."

"Non dirmi cosa devo fare!" Urlò ancora il ragazzo, afferrando il bicchiere dal tavolo e lanciandolo in direzione della madre. Si infranse dietro di lei, che sconvolta continuò a fissare il figlio. Lui le diede le spalle e salì in camera sua.

Lauren osservò sua madre reggersi al tavolo, prima di scoppiare in lacrime. Prese uno straccio e si asciugò le gocce che le erano schizzate addosso, poi iniziò a raccogliere i vetri che erano schizzati in tutta la cucina, fortunatamente senza ferire nessuno dei due.

"Mamma, mi dispiace tanto." Mormorò la corvina, osservando la disperazione della donna.

"Oh, Lauren." Mormorò la donna, come se l'avesse sentita. "Mi manchi tanto, figlia mia. Perdonami. Perdonami per tutto." Inginocchiata, la donna iniziò a singhiozzare. La corvina si avvicinò a lei, accarezzandole la guancia.

"Ti perdono mamma, perdono tutti voi. È stata anche colpa mia. Mi dispiace di avervi mentito, se vi avessi detto subito la verità forse tutto questo non sarebbe successo."

Clara si portò una mano al cuore, colpita da un'insolita leggerezza. Quel peso che aveva avuto da molto tempo a questa parte era sparito.

L'attenzione di Lauren fu catturata da un rumore al piano di sopra; un attimo dopo essersi concentrata, si ritrovò in camera con suo fratello, che era ancora furioso e stava lanciando cose in giro per la sua stanza.

"Chris, cosa sta succedendo?"

"Quella puttana, se la trovo l'ammazzo, lo giuro."

"Lascia stare Camila." Intimò seria, nella speranza che qualcosa delle sue parole arrivasse in qualche modo al fratello. "Non è stata lei a farmi questo, nemmeno la conoscevo fino a pochi giorni fa."

"Lesbica del cazzo." Lanciò una pallina da tennis contro la parete, fissandone il rimbalzo fino a che scomparve sotto al letto. Lanciò un sospiro frustrato, poi si lasciò cadere sul letto, passandosi le mani tra i capelli e tirandoli un po'. Finalmente si calmò. Lauren lo osservò a lungo, cercando di capire la reazione del fratello, che credeva di conoscere. Evidentemente non lo conosceva più. Rimase ancora un po' a curiosare in casa sua, perdendo un po' di tempo per il semplice fatto di voler vedere anche sua sorella e suo padre, che ritornarono a casa per pranzo. Fu davvero felice di vedere che la sua sorellina, che ormai l'aveva superata in altezza, era diventata una giovane donna. Suo padre invece, rimaneva l'uomo dolce che l'aveva cresciuta. Gli erano mancati tutti. Ma in quel momento una sola persona gli mancava più degli altri. Pensò a lei, chiudendo gli occhi. Camila.

Si ritrovò immediatamente nella sua cucina. Sorrise alla vista della ragazza sexy che stava cucinando con indosso solo un paio di mutandine e un top largo, i capelli raccolti in una crocchia disordinata, con alcuni ciuffi che le scivolavano via dall'elastico. La cubana si voltò verso di lei, con un gran sorriso sul volto.

"Lolo, sei tornata!"

"Ciao, Camz. Come hai fatto a capire che ero qui?"

"Li vedi questi brividi sulla mia pelle?" Le mostrò le braccia, che avevano la pelle d'oca. "Solo tu riesci a procurarmeli."

"Mh... vedo... anche se devo dire che la mia attenzione è concentrata su altro in questo momento." Le fissò i capezzoli che si ergevano fieri contro il tessuto della maglietta.

Camila in un modo o nell'altro intuì cosa avesse attirato lo sguardo dell'altra; arrossì leggermente e cercò di darle uno schiaffetto, anche se non cercò di coprirsi.

"Colpa tua, Lolo." 

Risero entrambe, mentre Camila le dava le spalle per finire il suo pranzo. Mentre continuava a cucinare, e poi mentre mangiava, interrogò la corvina, interessata a sapere cosa fosse accaduto in casa Jauregui dopo la sua frettolosa fuga. Al sentirlo, ebbe un brivido di paura, e i suoi sospetti divennero più forti.

Doveva stare attenta a Chris, si disse pensierosa. Ma allo stesso tempo non poteva concentrare tutti i suoi sospetti su una sola persona. Doveva continuare ad indagare. Mentre era persa nei suoi pensieri, qualcuno bussò alla porta del suo appartamento. I nervi di Camila si tesero, visto che non aspettava nessuno in quel momento.

Si avvicinò lentamente alla porta, cercando di non fare nessun rumore mentre scopriva lo spioncino e dava un'occhiata fuori. Fece un sospiro di sollievo quando vide di chi si trattava.

"Sai che avrei potuto dirtelo io che si trattava di DJ, vero?"

Camila lanciò un'occhiataccia a Lauren mentre apriva la porta alla bionda familiare, lasciandola entrare dopo di lei. Non si accorse dello sguardo prolungato alle sue cosce scoperte, ma Lauren si, e commentò con un tono lievemente acido.

"Potresti anche vestirti prima di aprire la porta."

"Gelosa, Lolo?" Sussurrò piano la cubana, per non farsi sentire dalla nuova ospite che si stava accomodando.

"N-no, lo dico per te..." Sbruffò l'entità, lanciandosi sul divano accigliata, accanto a una delle sue migliori amiche.

"Allora, Dinah, cosa ti porta qui?" Camila si accomodò accanto a Lauren, senza saperlo. La corvina era in mezzo alle due ragazze, e voltava la faccia a destra e sinistra per studiarle.

"Uhm... non lo so, mi andava di passare. Ho pensato che magari ti sarebbe potuta servire una mano con le indagini."

"Un confronto imparziale mi sarebbe molto utile. Senza offesa Lo." La corvina grugnì, ma non rispose. "Cosa ne pensi di Chris?"

"Chris? Chris Jauregui?" Chiese, stupita. Dopo l'annuire della cubana, rifletté un po', prima di rispondere. "Beh, era un ragazzino molto simpatico e socievole, era affezionatissimo a Lauren. Poi si allontanò con il resto della sua famiglia."

"Pensi che sia capace di fare del male a qualcuno? O addirittura a sua sorella?"

"No, Camz, non me ne avrebbe mai fatto."

"No, il Chris che conoscevo non lo farebbe. Ma è trascorso un po' di tempo da allora..."

"Già, è questo che mi preoccupa." Camila raccontò alla polinesiana quello che era accaduto mentre era in casa Jauregui, e anche dopo che ne era uscita. La bionda la fissava intensamente, sentendo anche lei una fitta di preoccupazione per la cubana. Si ritrovò a poggiarle una mano sulla coscia scoperta, e i loro sguardi si incrociarono improvvisamente. Erano entrambe confuse dal contatto, quanto la terza presenza che era in mezzo a loro non vista. Il momento fu interrotto da Lauren che si schiarì la gola (sentita solo da Camila, che sussultò), e dal cellulare di DJ che squillava. Sul display, il nome di Normani lampeggiava, e alla polinesiana sembrò quasi minaccioso.

Presenze - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora