Capitolo 1

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Il campanello svegliò Camila dal suo riposino pomeridiano. Era crollata sul divano dopo aver pranzato, stanca dopo giorni in cui cercava di dare una ripulita a quel posto. Si strofinò gli occhi, pensierosa, non aspettava nessuno in quel momento. Non aspettava nessuno in generale. Un altro scampanellio la costrinse ad alzarsi, mentre mormorava:

"E ora chi diavolo è?"

Aprì la porta, incontrando gli occhi curiosi di tre ragazze della sua stessa età, che la squadrarono dalla testa ai piedi. Un brivido le fece increspare duramente i capezzoli, ricordandole di aver aperto a delle sconosciute solo con dei comodi pantaloncini della tuta, e un semplice top. Incrociò le braccia sul seno, imbarazzata, senza lasciar entrare le ragazze.

"E voi sareste?"

La più alta, una bionda molto carina, si schiarì la voce prima di risponderle.

"D-Dinah Jane Hansen, e loro sono Allyson Brooke e Normani Kordei." Le ragazze le sorrisero in segno di presentazione. "Avevamo un appuntamento con lei, signora Cabello."

Camila alzò gli occhi al cielo, infastidita ma non sorpresa. Era tutta la settimana che si presentava lì gente con appuntamenti del genere.

"Beh, mi dispiace che non sia stato annullato, ma mia madre, la signora Cabello, non usava tenere un'agenda, o almeno io non ne ho trovata una. Anche se devo dire che in tanti anni non ha mai mancato un appuntamento, o sbagliato un orario. Sono Camila comunque. Arrivederci." Cercò di richiudere gentilmente la porta, ma la ragazza di colore la bloccò.

"La prego, siamo disperate. Abbiamo bisogno di parlare con la signora Cabello." Le chiese quasi con le lacrime agli occhi. Camila si fece intenerire da quegli occhi lucidi, e sospirando riaprì la porta, ma soltanto per cercare di liquidarle con un po' di gentilezza in più.

"Lei non è qui. Mi dispiace, ma io non posso aiutarvi. E nemmeno mia madre lo avrebbe fatto." Sospirò, improvvisamente innervosita. "Sapete cosa? Nessuno può aiutarvi, vi prenderanno soltanto in giro, vi ruberanno i vostri soldi, e si prenderanno gioco del vostro dolore. Mi dispiace, ma è la verità."

Stava per chiudere la porta, già voltata verso l'interno, quando sentì una voce diversa.

"Avete sentito la ragazzina? Andiamocene, è solo tempo perso."

"Esattamente." Rispose in automatico.

"Esattamente cosa?" Le chiese la ragazza più bassa, che aprì la bocca per la prima volta, sorpresa.

Camila la guardò scioccata, l'unica voce che non aveva sentito fino a quel momento, era la sua. Aveva collegato quella voce roca a lei, ma ora i fatti la smentivano. Scosse la testa.

Ora ho anche le allucinazioni sonore. Non devo farmi suggestionare. No! Assolutamente.

"N-nulla. Ora se non vi dispiace, ho... ho bisogno di bere qualcosa." Si stava girando quando sentì di nuovo quella voce provenire dalle ragazze.

"Ottimo, rivolgersi ad una ragazzina alcolizzata e ad un'imbrogliona! Complimenti!"

"Non sono..." Si voltò velocemente. Le tre ragazze la guardavano incuriosite. Si bloccò, prendendo fiato. "A-avete detto qualcosa?" Chiese loro. Le tre negarono.

"Dai andiamocene, voglio vedere la tv."

Camila fissò lo spazio vuoto dietro di loro, impallidendo. Aveva sentito perfettamente quella voce per la terza volta, e ora era sicura che non provenisse dalle ragazze che aveva di fronte. Le sembrava quasi... No! Si disse, scuotendo la testa.

"Si sente bene?" Chiese la più bassa, facendo un passo in avanti.

"S-sono ss-sono solo stanca, e e" ingoiò un fiotto di saliva. "ho bisogno di riposare."

Allyson entrò in quella casa senza essere invitata, prendendola per la vita e accompagnandola al divano. Camila si sentiva svenire. Era impallidita di botto.

"Ecco, ora vi farà la solita scenetta e vi scucirà tutti i vostri soldi."

Ok, devo ignorarla. La ignoro e lei andrà via. È solo suggestione, il mio cervello sta immaginando tutto questo.

"Mi dispiace che siate venute qui inutilmente, non so quando tornerà mia madre, si è resa irreperibile anche per me. Se proprio ci tenete lasciatemi il vostro numero e vi farò richiamare."

"Oh, eccola che si procura le clienti."

Camila scoccò un'occhiataccia nel vuoto, nella direzione della voce sarcastica che stava cominciando ad irritarla. Distolse poi lo sguardo, puntandolo in quello delle ragazze, che si scambiavano occhiate incuriosite.

"Ok, ti lascio il mio numero." Dinah cercò e finalmente trovò un fogliettino di carta e una penna, iniziando a scrivere il suo numero di cellulare.

"Dai, andiamo DJ, non starai seriamente pensando di dare corda a questa truffatrice? Sarà anche carina, non nego che le avrei lasciato anche io il mio numero, ma per ragioni diverse... Non credo che tu voglia infilarti nelle sue mutandine come piacerebbe a me!"

La ragazza sul divano passò dal pallido all'arrossato in pochi istanti, attirando l'attenzione della più grande.

"Le prendo un po' di acqua? Sembra averne bisogno." Chiese gentilmente Ally. La cubana annuì e l'altra si alzò per procurarne un po'.

"Grazie mille..." Lasciò la frase in sospeso, non ricordando il suo nome finché la solita voce roca glielo suggerì.

"Allysus."

"...Allysus." Ripeté in automatico. Le tre donne presenti nella stanza con lei si voltarono a fissarla, visibilmente sconvolte.

"C-come? Come ha fatto?" Disse la biondina più bassa con un filo di voce.

"C-come ho fatto... cosa?" Chiese lei, non capendo cosa avesse fatto.

"Come fai a sapere come mi chiamava Lauren?" La bionda aveva gli occhi lucidi, e la voce le traballava.

"C-chi è Lauren?"

"Sono io." Rispose la voce, ora concentrata su di lei per motivi diversi da quelli di prima. "Tu mi senti?"

Camila voltò il viso verso lo spazio vuoto dietro di sé, nel punto da dove aveva sentito provenire la voce. Non sapendolo, collegò gli occhi con l'entità in questione, che per la prima volta dopo tanto tempo si sentì di nuovo vista. Ma non era così. Camila scosse la tessa e riportò l'attenzione alle tre donne, reprimendo il brivido che le aveva fatto venire la pelle d'oca su gran parte del corpo.

"Lauren è il motivo per cui siamo qui. Lei è... è.... venuta a mancare poco tempo fa, in..."

"È stata uccisa, ma non sappiamo da chi, e vorremmo il tuo aiuto per trovare il colpevole." Concluse Normani al posto di Ally. Si era seduta accanto alla cubana, prendendole la mano che era sulla sua coscia. "Ti prego, aiutaci."

"Io... io..." Camila scosse la testa. "Mi dispiace, io non posso aiutarvi. Non sono una medium, quella è mia madre, e sinceramente non ho mai creduto a tutto questo." Camila si alzò, dirigendosi verso la porta e aprendola per le sue ospiti, che la guardarono con tristezza. "Vi farò comunque chiamare da lei, se e quando tornerà, ma fossi in voi risparmierei questi soldi."

Le tre si avviarono alla porta con indugio. Allyson si fermò per prima.

"Tu puoi aiutarci, Camila, lo so. Il mio soprannome, non so come hai fatto, ma... hai un qualche tipo di connessione con Lauren e"

"Ti avrà chiamata così la tua amica quando sei entrata." La cubana tenne ancora aperta la porta per loro. "Mi dispiace per la vostra amica, per quanto possa essere utile."

Le tre uscirono dall'abitazione di Camila con il morale a terra, non sapendo cosa fare per convincerla, o per trovare l'assassino di Lauren.

Presenze - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora