Capitolo 3

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Camila si risvegliò con la sensazione di una leggera carezza sul viso. Il suo cuore prese a battere più veloce per lo spavento, fin quando non ricordò il suo ultimo... 'incontro'.

"Laur." Mormorò aprendo gli occhi, senza trovare nessuno accanto a lei. "Lauren, ci sei?" Forse è andata via... o forse è andata via la voce nella mia testa. O magari ho soltanto sognato tutto, certo, era un sogno vivido ma...

"Buongiorno, Camz." La voce la risvegliò dai suoi pensieri, mettendola di fronte alla realtà, o almeno, a quella che credeva fosse la realtà.

"Buongiorno... Quindi... Tu, tu sei... reale?"

"Beh, credo di si, anche se sei l'unica che può sentirmi."

"Merda."

"Oh, beh, suppongo sia una reazione del tutto legittima, a questo punto..."

"Oh Dio, scusa, scusa. Non volevo, non intendevo... non sei un fastidio o una cosa del genere." Camila rispose balbettando alla voce ironica, e forse un po' delusa, che aveva sentito alla sua destra. "Ma... è solo..." Si passò le mani tra i capelli, frustrata, mentre si alzava dal letto, abbassandosi poi la maglietta a coprire le cosce nude. "non so come comportarmi, ok? Cosa dovrei fare? Per aiutarti, intendo... Io, io non so da dove partire."

"Ok, ti capisco." Lo spirito sospirò, riflettendo. "Magari puoi provare a parlare di nuovo con le mie amiche."

"Non sembra male come idea. Si, possiamo partire da lì." Si chinò per raccogliere le ciabatte che erano finite sotto al letto. La maglietta risalì, scoprendole gran parte del sedere, e le sue mutandine rosa con ricami di pizzo.

"Neanche questo sembra male." La voce di Lauren ora la prendeva in giro.

"Questo cosa?" Chiese la cubana, acciuffando la prima delle due ciabatte senza prestare realmente attenzione alle parole dell'altra.

"Il tuo splendido culo in quelle favolose mutandine." Camila sobbalzò, le guance arrossate dall'imbarazzo, mentre cercava di coprire il proprio fondoschiena con le mani e la maglietta corta, guardando ansiosamente a destra e sinistra senza trovare qualcuno su cui sfogare la sua rabbia e il suo imbarazzo.

"T-tu... tu! Non guardarmi il culo, ok?" Alla fine mormorò tra sé e sé. "Maledizione, non avrei mai pensato di dover sgridare un fantasma perché mi guardava il culo."

"Beh, non è colpa mia, è... tipo, ENORME!"  Camila sentì Lauren ridacchiare, mentre le sue guance andavano ancora di più a fuoco. "Ok, ok la smetto."

"Bene!" Urlacchiò Camila, afferrando un paio di pantaloncini e infilandoli velocemente. Uscì dalla stanza a piedi nudi, non avendo più recuperato la seconda ciabatta, e Lauren sentì una forza trascinarla dietro la cubana.

"Dai, Camz, non fare così... è enorme, ma è davvero, davvero un bel culo! E anche le tue mutandine, sono molto... interessanti!" Cercò di scusarsi Lauren.

"Ok, queste non sono esattamente delle scuse, Lauren. E potresti evitare di seguirmi dovunque?"

"Va bene, va bene. Alzo le mani. Mi dispiace, Camila, non ti prenderò più in giro per il tuo culo, lo prometto. Per quanto riguarda l'altra questione, non credo di potere."

"Perché?" Le chiese la ragazza, confusa.

"Non so perché, ma credo di non potermi allontanare da te. In effetti, ne sono quasi sicura. Stanotte, ad un certo punto ho provato ad uscire per andare a vedere che cosa combinavano le mie amiche, ma non sono riuscita ad uscire dalla porta. Così sono tornata sul divano e ho chiuso gli occhi... sai, tipo dormire, ma non è proprio uguale. Sembra tipo... saltare avanti nel tempo, non te lo so spiegare. Comunque... quando li ho riaperti, non ero più sul divano, ma sul letto, con te. E ora, quando sei uscita dalla stanza... è come se tu mi avessi trascinata di qua con te."

"Oh... questo vuol dire... merda, non avrò mai più privacy? Oh mio Dio, mi perseguiterete per il resto della mia vita! Sarete lì a guardarmi quando farò sesso, o quando andrò in bagno, o quando mi farò la doccia? Mio Dio, come un branco di pervertiti."

"Oddio, è abbastanza inquietante, sinceramente spero di no. Ci sarà una scappatoia! Chiedi a tua madre, appena la senti... e comunque per ora ci sono solo io, o almeno credo."

"Credimi, lo farò. E si, lo chiederò a Sinuhe appena possibile."

Camila si accasciò al tavolo della cucina con una tazza di caffè bollente finalmente tra le mani.

"Quanto ne vorrei uno anche io."

"Uh, un caffè?"

"Già, sentirne il sapore, l'odore... sentire il calore della tazza tra le mani. Lo adoravo, era uno dei miei momenti preferiti della giornata. Mi dava la carica per affrontare il resto."

"Un gesto così semplice, che per noi è così scontato." Annuì Camila. "Mi dispiace, Lauren."

"Non dispiacerti, non puoi cambiarlo."

"No, non posso, ma posso aiutarti in altri modi. O almeno, ti prometto che ci proverò. Chiamerò le tue amiche, ci incontreremo e vedremo da dove partire."

"Sembra... fantastico."

Camila si alzò, portando la tazza di caffè con sé nel salotto, iniziando a cercare. "Dove diavolo è? Doveva essere qui..."

"In mezzo a quel casino dubito che troverai nulla. Cosa stai cercando comunque? Magari posso aiutarti a trovarlo. Si sa mai che io sviluppi dei super poteri da super fantasma, tipo la vista a raggi X."

"Beh, abbiamo bisogno del numero che mi hanno lasciato le tue amiche ieri, a meno che non lo ricordi a memoria."

"Oh, andiamo, nessuno conosce il numero di qualcun altro a memoria. Io a stento ricordavo il mio."

"Ok, un punto per te. Ma se non lo trovo, siamo bloccate."

"Non ricordo i numeri di DJ, Mani o Ally a memoria, ma... ricordo perfettamente dove abitiamo."

"Non credi davvero che mi presenterò davanti alla loro porta così all'improvviso?"

"Io credo di si, se vuoi liberarti di me. Quindi ora... vestiti e andiamo."

"Ti prego, dimmi che non sono dall'altra parte del paese!"

"No, sei fortunata... Abitiamo qui a Miami."

"Abitiamo, eh? Vivi con loro?"

"Si... beh, lo facevo. Avevamo affittato una grande casa sulla spiaggia, quattro camere da letto, cinque bagni, un salone e una cucina enormi. Un portico che si affaccia direttamente sulla spiaggia, e la vista da lì è paradisiaca."

"Ehi, Laur? Per caso facevi l'agente immobiliare? No, perché mi hai quasi convinta a comprarla! Avessi i soldi, farei un'offerta." Lauren ridacchiò. "Comunque... aspetta qui, io faccio una doccia, mi cambio e andiamo dalle tue amiche." La corvina provò a seguire la cubana per continuare a chiacchierare, ma si rese conto di non riuscire a farlo.

"Ehi, che diavolo? Non riesco a venire di là! Cosa mi hai fatto?"

"Uh, sembra che basti darti un ordine per avere un po' di privacy. Scoperta stupenda." Disse Camila, soddisfatta, prima di allontanarsi.

"Beh, forse lo è per te, non per me." Le urlò Lauren, rilegata nel salotto, mentre Camila apriva la doccia per far scaldare l'acqua. La corvina si accomodò sul divano, incrociando le braccia imbronciata, mormorando tra sé e sé: "Questa cosa non mi piace per niente!"

Presenze - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora