Incubi

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Regrets collect like old friends
Here to relive your darkest moments
I can see no way, I can see no way
And all of the ghouls come out to play

Shake It Out - Florence + The Machine

Dopo aver detto quelle parole ad Alice, Max, rimase lì a fissarla mentre lei andava via. Aveva avvertito un senso di vuoto. Dolore. Ma non la seguì, lasciò semplicemente che lei andasse via, via da lui. Si voltò e rientrò a casa.

Sapeva benissimo che quella notte non avrebbe dormito, avrebbe passato la notte a domandarsi se quello che aveva detto fosse giusto. Max faceva così, quando qualcuno si avvicinava più del dovuto lui scappava. Sempre. Quando Alice gli aveva detto di non voler essere una delle tante, si era sentito ferito, perchè non aveva mai pensato che lei fosse una delle tante.

Mentre nella casa di Alice c'erano Charles e Charlotte a farle compagnia e ad assecondare la follia del ballo, la casa di Max era vuota, non c'era nessuno con lui. Silenzio. Quel silenzio che faceva rumore, quel silenzio che faceva più rumore di una domenica di gara con le venti monoposto schierate e i meccanici che correvano in ogni direzione. 

Ma Max, c'era abituato. Amava stare da solo. L'unica persona a cui aveva permesso di avvicinarsi era stato Daniel. Daniel per Max era più di un amico, era il suo confidente, era l'unico che conosceva tutta quell'oscurità che si portava dentro sin da bambino. Max era cresciuto senza l'affetto del padre, era abituato a dover eccellere e nel momento in cui questo non accadeva, uno schiaffo. Non vinceva, uno schiaffo. Arrivava secondo, un altro schiaffo. E per quanto sua madre e sua sorella cercassero di difenderlo, Jos, arrivava sempre a Max. 

Con il tempo si era arreso, si era arreso all'idea di avere un padre affettuoso. Gli era grato per averlo cresciuto come un vincente, ma a volte, a Max questo non bastava. A volte avrebbe voluto solo un abbraccio dal padre. Con il passare degli anni, si era indurito, aveva costruito una corazza e aveva indossato la maschera del ragazzo freddo e calcolatore.

Quando conobbe Daniel, finalmente ebbe un pò di sollievo. Per lui era come un fratello. 

Si fece una doccia e si sdraiò sul letto. Gli incubi e le notti insonni erano ritornati dopo le parole di Alice. Passava le ore nell'attesa che facesse giorno e quando non ci riusciva, prendeva le chiavi della sua Aston Martin e girava per le vie di Monte Carlo fino a quando non spuntavano le prime luci dell'alba.

Quella notte, la passò con l'immagine degli occhi lucidi di Alice impressi nella mente. Avrebbe voluto seguirla e dirle che non pensava quello che le aveva detto. In quella ragazza aveva visto qualcosa che non aveva visto in nessun'altra. Il giorno che si incontrarono su quella panchina, non gli aveva mai chiesto della sua vita da pilota, si era soffermata su altri aspetti di Max. Ad esempio, gli aveva chiesto quale fosse il suo colore preferito. Alice non lo guardava come il resto del mondo, non lo vedeva come Max Verstappen ma solo come Max, il ragazzo che le si era seduto accanto mentre lei piangeva fuori dalla discoteca.

Max aveva visto negli occhi di Alice la sua stessa sofferenza. Per quanto lei ridesse, i suoi occhi, non lo facevano. Chiuse gli occhi per ricordare ogni particolare del viso di Alice. Ricordò i suoi occhi azzurri come il mare, ricordò i suoi lineamenti delicati, ricordò i suoi lunghi capelli biondi e poi ricordò la sua dolce risata, quella risata che per un momento gli aveva riempito l'anima. 

Quando provò a dormire, perchè ormai stanco di ricordare, le immagini nella sua testa erano le stesse dei mesi precedenti. Max bambino e Jos che lo abbandonava alla stazione di servizio nel sud dell'Italia. Max bambino che guarda di nascosto gli altri papà consolare i figli dopo una brutta gara. Max bambino e Jos che gli urla contro. Max bambino senza amici. Solo. 

Concedimi - Max VerstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora