Solitude

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La tua paura cos'è? Un mare dove non tocchi mai
Anche se il sesso non è la via di fuga dal fondo, dai
Non scappare da qui
Non lasciarmi così

Brividi - Mahmood & Blanco

Max non era abituato a perdere, non era abituato a sentirsi dire di no. Ogni cosa che faceva nella vita, per lui, era come correre con la sua monoposto e lui, correva per vincere. Dopo l'incontro con Alice, dopo averla baciata e dopo averle chiesto scusa, lei l'aveva lasciato lì, da solo. 

Rimase immobile, fermo, mentre la città intorno a lui incominciava a svegliarsi. Sentì la rabbia salire, come quando perdeva, come quando suo padre gli urlava contro. Decise di tornare a casa, nella speranza che un pò di quella rabbia sparisse. 

Arrivato a casa, la rabbia invece di sparire aumentò sempre di più. Iniziò dal vaso all'ingresso, buttò a terra le sedie e distrusse il tavolo di vetro nel salone, diventò una furia. Un'ora bastò a devastare la casa, sembrava fosse passato un uragano. Quando la sua rabbia sembrò placarsi, si guardò attorno e quello che vide fu solo distruzione. Max era quello, distruzione, caos. 

Pensò che forse Alice aveva ragione a stargli alla larga, aveva ragione a non volergli concedere un'altra chance. Poi, inaspettatamente, sul suo viso iniziarono a scorrere lacrime, lacrime di dolore. Si rannicchiò in mezzo a quello che rimaneva della sua casa e iniziò a piangere. I cocci delle cose che aveva distrutto erano un pò come quelli della sua anima, quelli che Jos, suo padre, aveva creato. Per la prima volta nella sua vita, aveva incominciato ad odiare la solitudine che per anni aveva tanto amato.

Max non si era mai mostrato debole, teneva quel lato per sé, se fosse uscito non sarebbe mai diventato Campione. Nonostante avesse visto e parlato poche volte con quella ragazza, gli era entrata dentro e con i suoi sorrisi e la sua dolcezza aveva incominciato a rimettere insieme i pezzi di quel Max dolce, gentile e amorevole che era un tempo. Poi come ogni volta, lui aveva mandato tutto a puttane. 

Si alzò di scatto, andò verso la cucina e si scolò la prima bottiglia che trovò nel frigorifero, per poi continuare con un'altra e poi un'altra ancora. Era ubriaco marcio ed erano solo le 11 del mattino. Passò un paio d'ore a fissare il vuoto, quando all'improvviso, di scatto, quasi come se avesse preso la scossa e si fosse risvegliato dallo stato catatonico in cui era finito per colpa dell'alcol, afferrò il cellulare e chiamò il primo numero che trovò davanti, Charles Leclerc. 

D'altro canto, Charles, si trovò impreparato quando ricevette quella chiamata. Stava accompagnando Charlotte a fare un sopralluogo di lavoro. Quando rispose, Max sbiascicava, era chiaramente ubriaco. La coppia si guardò e gli dissero che lo avrebbero raggiunto. 

Charles pensò di chiamare l'unica persona in grado di farlo ragionare, Daniel. Mentre Charlotte, pensò che fosse il caso di chiedere ad Alice se fosse successo qualcosa. Charlotte spiegò a Charles quello che era successo poche ore prima tra Max e Alice e l'unica cosa che la coppia pensò di fare in quel momento, fu quella di andare a prendere Alice e di recarsi a casa di Max. Quando Alice ricevette la chiamata dei due amici, si precipitò fuori di casa, non curandosi dell'aspetto che aveva in quel momento e sentendosi tremendamente in colpa per aver fatto ridurre Max in quello stato.

Quando arrivarono sotto casa di Max, i due monegaschi chiesero se Alice se la sentisse di salire. Charles sapeva bene di cosa fosse capace Max, si conoscevano sin da bambini e conosceva bene la sua rabbia. Alice non rispose, scese dalla macchina e salì velocemente le scale. Non conosceva il piano, non sapeva quale porta fosse, ma lei continuò ad andare avanti, fino a quando non trovò il campanello con su scritto Max Emilian Verstappen. Bussò con timore, quasi come se si aspettasse di trovare l'apocalisse. Così fu, quando Max barcollando aprì la porta, quello che si presentò agli occhi di Alice fu una scena apocalittica. Non pensava che una sola persona fosse in grado di distruggere una casa intera a mani nude. 

Aveva paura, aveva paura che Max potesse farsi del male, aveva paura che la solitudine prima o poi lo avrebbe ucciso. Non disse una parola, lo abbracciò forte, come se con quello abbraccio potesse curargli tutte le ferite. Inconsapevolmente, Alice aveva scelto Max e Max aveva scelto Alice. Si erano scelti la sera in discoteca, nonostante fossero due sconosciuti seduti a terra in un parcheggio, si erano scelti il giorno dopo quando si erano incontrati e avevano passato ore a chiacchierare su quella panchina, si erano scelti quella mattina quando si erano baciati e si erano scelti anche in quel momento.

Nel frattempo, Charlotte accompagnata da Charles e Daniel aveva raggiunto l'appartamento di Max, quando videro i due ragazzi abbracciati, sul viso di Daniel comparì un sorriso sincero e voltandosi verso la coppia disse: « Forse è meglio lasciarli da soli. Max mi aveva parlato di questa ragazza e sembrava un adolescente alle prese con la prima cotta.» E così decisero di andare via e lasciare Max e Alice da soli. Daniel sapeva che non le avrebbe mai fatto del male, perchè a Max quella ragazza piaceva, lo aveva fatto sentire una persona normale dopo anni passati sempre sotto i riflettori. 

Quando i due si sciolsero dall'abbraccio, si guardarono negli occhi come non avevano mai fatto prima. Nonostante Max fosse ubriaco, non riuscì a staccare i suoi occhi da quelli di Alice. Si guardarono per minuti interminabili, si persero l'uno nello sguardo dell'altro. Alice gli fece una carezza per poi prenderlo per mano ed entrare in casa. Sentì uno strano calore sulla sua mano fin quando non si rese conto che la mano di Max stava sanguinando, gli chiese se avesse del disinfettante e delle garze, le prese e incominciò a medicare la ferita. 

Mentre lei medicava la sua mano, lui la osservava, la studiava. Era un pò come se stesse medicando anche le ferite della sua anima, la cura e la delicatezza che Alice ci stava mettendo nel medicarlo lo fecero sentire al sicuro. Con la sua dolcezza Alice gli disse che forse era il caso di fare una doccia, dato che puzzava di alcol e che questa l'avrebbe sicuramente aiutato a riprendersi. Max, annuì, si alzò dal divano e sparì nel corridoio che portava verso il bagno.

Nel frattempo che Max faceva la doccia, Alice, incominciò a sistemare il casino che aveva fatto poche ore prima Max. Iniziò dal vaso, per poi passare ai cocci del tavolo e poi alle sedie, che fortunatamente erano scampate all'uragano Max. Quando Max uscì dal bagno, la casa era tornata come prima, Alice aveva pensato a mettere tutto in ordine. Richiamò la sua attenzione e le chiese: «Perchè sei qui? Forse hai ragione, dovresti starmi lontana, sono un fottuto disastro e ho paura di farti del male.»

Dopo aver pronunciato quelle parole, gli occhi di Alice iniziarono a inumidirsi, la verità era che lei non si era mai sentita più al sicuro come con lui. Sospirò e disse: «Max, quando io sono con te mi sento al sicuro, mi sono sentita al sicuro la sera in discoteca e mi sono sentita al sicuro su quella panchina. Io sono una persona complicata quasi quanto te e la verità è che per quanto io voglia starti lontano, bhè, non ci riesco.» Alice iniziò a singhiozzare e continuò con il suo discorso: «Preferisco allontanare tutte le persone che mi si avvicinano, prima che possano farmi del male come già successo in passato, ma con te, non ci riesco. Ci conosciamo da così poco e ho paura, ho una fottuta paura.» A quelle parole, il cuore di Max smise di battere per un secondo per poi riprendere a battere fuori controllo, quella ragazza portava dentro la sua stessa sofferenza, seppur per cose diverse e l'aveva capito quella sera nel parcheggio. 

Si avvicinò piano alla ragazza, le prese le mani e guardandola le disse: «Io sono un completo disastro, oggi ci sono e domani non lo so, sono fatto così. Ma tu, tu mi guardi come nessuna ha mai fatto, vedi il semplice Max e non il pilota di Formula 1. Non posso garantirti che ci sarò sempre, ma per ora, sono qui e voglio restare, vorrei conoscerti sul serio perchè con te è tutto nuovo, tutto diverso.»

L'unica cosa che i due ragazzi furono in grado di fare, fu quella di abbracciarsi  e di unire le loro labbra in un lungo e dolce bacio che fu in grado di fermare il tempo e lo spazio.

L'amor che move il sole e l'altre stelle.

Spazio Autrice

Non sono sparita, sono stata solo moooolto impegnata. 

Spero vi piaccia! Restate sintonizzat* per scoprire di più.

Vi voglio bene!

ps. mettete una stellina se vi va!

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