Capitolo 22

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22. Rosso sangue


Rebecca

Il mostro è qui. Lo sento che tira la caviglia e prova a trascinarmi con sé. È già tutto buio e nonostante io cerchi di tenere gli occhi aperti non vedo altro che nero. Più tira giù più continuo a non avvertire la fine di tutto. Sto scivolando sempre più in basso ma non riesco mai ad arrivare fino in fondo. Il gelo si è impossessato di tutte le mie ossa, non urlo affatto, l'aria viene meno nei polmoni e scivolo via da me.


'È tutta colpa di Anna' è l'unica cosa che continuo a sentire in loop nella testa, mentre l'uomo che non riesco più a scorgere in questa stanza, che sembra ristringersi su se stessa, ha sussurrato qualcosa con lo sguardo smarrito in un vuoto che conosco bene. Chi è Anna? E perché questa frase credo di averla già sentita?

Sono ancora una volta in quella cucina, con Andrea dietro le mie spalle che singhiozza e non lascia la presa sulla mia mano. La sera in cui tutto ebbe inizio. Da quel momento la mia vita è stata una lotta continua, cercando di riemergere quando pensavo di annegare, mentre i mostri facevano a pezzi ogni brandello di lucidità rimasta. Rebecca bambina è rimasta ai margini di qualcosa troppo grande da assimilare che non è mai riuscita a superare. La me di adesso lo sa, ma non è ancora risalita abbastanza da mettersi in salvo, sta ancora annaspando tra i detriti di una nave che si sta inabissando. Il mio Titanic senza romanticismo, solo dramma ovviamente.

Lo vedo di fronte a me, mantengo alto lo sguardo anche se mi mette i brividi. Mi sta parlando di Anna e di quanto stia soffrendo a causa sua. Litigi, una bomba esplosa e lei che gli nasconde qualcosa. Io non ho idea di cosa voglia dire gran parte di ciò che lascia la sua bocca, in un ragionamento complesso e sicuramente reso quasi vano da come devo essermi sentita quella sera in preda ad un destino ignobile che mi ha voluta nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Non sto rivivendo il momento, non lo sto nemmeno ricordando. È come se lo stessi guardando scorrere davanti alla me di oggi, una brutta copia di un film trasmesso in tv, mentre quella bambina con le trecce che sono stata, con gli occhi lucidi mi fissa in attesa di un aiuto che non so darle.

Il mio cervello ci mette un attimo a capire che è lo stesso mostro di tutti gli incubi che mi hanno tenuta sveglia per intere notti, quelli che mi han tormentata di giorno quando affrontare la quotidianità con quel peso sconosciuto addosso era quasi impossibile. Gli stessi per i quali Mat ha creato le sequenze colorate venendo in mio soccorso come solo lui è mai riuscito a fare.

Lo osservo senza fretta e scopro una connessione strana quanto inopportuna. Mi perdo nei suoi occhi. Sento che da qualche parte remota un filo sottile ci unisce e non so spiegarlo, ma lo sto vivendo, in uno strano mix tra presente e passato. Sono Rebecca di adesso anche se lui si sta rivolgendo alla me bambina. Le sputa addosso verità scomode che lei non sa gestire, io invece si. Ed è quando i pezzi trovano il loro posto che torno nel presente, troppo spaventata per rendermi conto che da adesso tutto è irrimediabilmente mutato.

Mi ridesto all'improvviso, all'udire il chiacchiericcio della mamma di Matteo che si fa sempre più vicino. Non ho una buona visuale ma basta una frazione di secondo e il luccichio di quella pistola ha già raccontato una storia che non ero ancora pronta ad ascoltare. Quel 'Nooo' non fa in tempo a lasciare le mie labbra che tutto si frantuma. Quell'uomo è a terra in una pozza di sangue, Roberta si è gettata ai suoi piedi ed ha messo fine a ciò che non riusciva più a trascinarsi dietro.


Roberta


Ho aspettato questo momento per troppo tempo, non so se sia giusto o solo la mia idea di quel che è lecito, ma so che non posso lasciarlo vincere anche oggi. È tornato per Anna. Quando l'ha sussurrato guardandomi, il dolore è stato lo stesso del primo giorno in cui ha deciso che quel fardello mai del tutto raccontato era troppo grande e pesante per trascinarselo dietro senza coinvolgermi. Andrea era piccolissimo e l'alcool aveva preso posto alla nostra tavola una sera qualunque che aveva dato il via a tutto lo schifo che ho sopportato, difeso, giustificato. Anna che era sparita, Anna che l'aveva privato di qualcosa che nemmeno era sicuro di volere. Sempre quel nome, quel fantasma ancora tra di noi. Ed ancora una volta è tutto troppo da gestire. Sento le lacrime salirmi agli occhi, non faccio in tempo a pensare ad Andrea che non aveva alcuna colpa se non quella di essere suo figlio, vedo la pistola ed agisco con un attimo di ritardo. Un attimo di troppo. La punta su se stesso e sento lo sparo nell'esatto momento in cui crollo vicino ai suoi piedi facendogli perdere l'equilibrio. Sento l'odore del sangue e avverto la nausea di quei ricordi ferrosi mai dimenticati, ma ho una missione e devo portarla al termine. Recupero la pistola e tutto smette di fare male.


Rebecca


Fisso il tappeto tingersi di scuro, quel rosso sangue che non ho mai dimenticato, lo stesso che tingeva i capelli di Roberta allora ed i miei sogni più oscuri. Smetto per un attimo di torturare la mia mente con altre domande, abbandonandomi tra le braccia di mio padre che non ha mai smesso di stringermi, cercando di proteggermi a costo della sua stessa vita come ha sempre fatto da che ho memoria.

'Becca mi senti?'

Apro un occhio ed è tutto troppo chiaro, quel bianco accecante che non sopporto e so già dove mi trovo senza doverlo chiedere.

'Becca tesoro' e poi Ludovica scoppia a piangere continuando a stringere la mia mano. La sento, la vedo, ma non riesco a dirle che sto bene. O almeno credo. Anche il lenzuolo è bianco e mi ricopre tutta. Non vedo altro che una distesa lucida di fronte a me. Forse sto ancora sognando.

'Non si è ancora svegliata Giacomo' si dispera mentre mio padre non dice nulla e fissa la flebo seguendo il percorso di una goccia e perdendosi in chissà quali pensieri. Io muovo appena le dita della mano libera cercando di restare ancorata al presente.

'Sono quì' è appena un sussurro ma so che si tratta di Mat senza nemmeno scorgerlo nella stanza asettica in cui ci troviamo.

Lui è qui e sono improvvisamente consapevole di poter affrontare anche tutto questo spargimento di sangue, l'ennesimo e forse non l'ultimo, prima di incastrare ogni pezzo del puzzle che racconta questa che è la mia storia.

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