Capitolo 32

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32. Rotta


Rebecca


'Sono rotta' un fil di voce appena ma Matteo ha colto al volo quelle due parole venute fuori roche. Lui sente sempre anche quel che non dico, e stavolta non posso lasciarlo lì a rimuginare senza dir nulla. Inizierebbe ad ipotizzare, provare a trovare soluzioni per dei problemi esistenti solo in senso teorico che non perderebbe tempo ad analizzare in cerca di soluzioni. Andrebbe troppo oltre, a forza di cercare il punto di partenza per applicare formule e teoremi nel vano tentativo di giungere all'incognita, ed io non posso permettermi di perdere la mia unica ancora in questo mare in tempesta che non accenna a placarsi.

Mi sforzo di respirare anche se le lacrime non smettono di scorrere veloci come i pensieri incasinati che non so come districare dai nodi con i quali si sono intrecciati fino a qui, fino alla me che mette insieme le poche informazioni che ha e che trova un quadro più ampio, forse non completo ma ad un buon punto di svolgimento, di quella che è la mia vita, o che è stato fino a prima di ritrovarmi su questo letto, in questa stanza così bianca da essere accecante.

Come faccio a raccontarti il marcio che ho avuto dentro senza saperlo?

Mi guarderai allo stesso modo?

Proverai per me le stesse emozioni pure che hai provato quando occhi negli occhi ci siamo sfiorati l'anima? La mia è sudicia, logora, da rattoppare. Non è giusto. Io nemmeno lo sapevo di essere difettosa, credevo solo mi mancasse qualcosa. Adesso che il pezzo smarrito è li pronto da incastrare io non voglio farlo, non posso, ho troppa paura di perdere anche lui, oltre me stessa.

Ce la faremo?

"Assolutamente si Becca, ce la faremo anche questa volta" Mat ha la voce decisa, non tentenna mentre pronuncia queste poche parole, vuole davvero continuare ad esserci. Immagino quindi di non aver solo pensato l'ultima frase, l'avrò sussurrata abbastanza forte da farmi scavare dentro da quello sguardo di fronte al quale sono a nudo di tutto, sempre. Più che i vestiti Matteo mi ha sempre spogliato dai dubbi, dalle insicurezze, dal dolore. Non ha mai visto il mio corpo completamente nudo, il cuore invece si. È sempre stato suo senza alcun pudore o imbarazzo.

Totalmente nelle sue mani, ancora una volta mi lascio andare a parole appena accennate, discorsi sconnessi, lacrime, brividi e piccoli incastri. Mat non molla mai la presa sulla mia mano, le sue dita stringono le mie a tratti un po' di più ma non mi lascia mai sola. Non fa altro. Non mi interrompe in questo resoconto pieno di dettagli e orrore anche se difficili da mettere in ordine. Il mio migliore amico, prima che il mio ragazzo, è sempre stato questo. E continua ad esserlo adesso, mentre stoico, si lascia scivolare qualche lacrima su quel bel viso che amo da sempre, uno dei pochi sinceri che ho la fortuna sconfinata di avere al mio fianco più o meno da sempre. Non dice nulla. I suoi occhi seguono i miei. Un tremore improvviso mi fa rallentare questo fiume di parole vomitate una dietro l'altra, ed è allora che le sue braccia mi stringono. Le sento ovunque, nel corpo e nell'anima. Si è seduto sul letto accanto a me e mi ha trascinata con lui, sono finalmente a casa e respiro a pieni polmoni cercando di calmare il battito accelerato e il corpo impazzito.

È solo il beep del campanello che suona, ma che io non ho premuto, e l'arrivo dell'infermiera a farmi staccare da lui che con quel mezzo sorriso mi sussurra tra i capelli "Devi lasciarti aiutare Becca, solo così possiamo incastrare tutto e raccontare una storia che non ti definisce, non dimenticarlo mai" ed è di nuovo buio.



Matteo


"Cosa è successo?" è la voce scocciata dell'infermiera che ho chiamato quando la mia ragazza è andata in panico, e che ha dato a Rebecca un calmante in flebo mentre le accarezzavo i capelli cullandola nel mio abbraccio, spero confortante ma sicuramente insufficiente a risolvere tutto l'orrore che si è costretta a tirare fuori. L'ho sentita spezzarsi dietro ogni piccola verità sfuggita a tutti, o quasi, in tutti questi anni. La mia piccola, fragile Becca e i suoi mostri, quelli che io ho provato ad aggirare senza mai chiedere di più. Avrei dovuto indagare, sforzarmi di collegare i punti. È anche colpa mia se si è sentita cosi sola adesso, lei e il suo fardello, quello che ha subito deciso non dovesse pesare su nessuno. Quel cuore così colmo d'amore per gli altri la mia ragazza non può nasconderlo nemmeno in un momento così colmo di amarezza.

"Stava ricordando qualcosa, non so altro" mento convinto di non poter tradire la sua fiducia, non ora. "Ha parlato?" rincara la dose, poco convinta, e accidenti se non la capisco. Becca è la seconda volta che smette di comunicare verbalmente perché è l'unico modo che la sua testa conosce per aggirare, arginandolo, il dolore che non è in grado di affrontare. La prima volta era una bambina, e adesso posso dire che aveva incontrato il suo mostro. Oggi è una giovane donna che cerca di non mischiare le carte e perdere il punto di questo gioco al massacro che è sempre stata la sua vita senza che lei lo sapesse davvero. Ma non posso far altro in questo momento, devo mantenere il segreto, proteggerla anche da se stessa e dalla stronzata che sia sbagliata. Non lo è mai stata ed ho tutte le intenzioni di dimostrarglielo. "Purtroppo non ancora" abbasso lo sguardo e le spalle. L'infermiera sembra convincersene o è quello che mi lascia credere poco prima di lasciare la stanza in silenzio con un sorriso sbilenco sul volto. Ed io inizio a rimuginare su tutto, provando a dare un ordine alle rivelazioni di Becca mentre osservo il suo viso rilassato, sperando lo sia anche il suo cuore. Almeno fino al prossimo urlo che rimetterà in discussione il suo mondo ancora una volta, l'ennesima.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 08 ⏰

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