Capitolo 2

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Apro il getto dell'acqua e la faccio riscaldare, nel frattempo mi libero dei vestiti facendoli scivolare attraverso le mie gambe per poi lasciarli sul pavimento. L'acqua si è riscaldata, così entrando prima un piede e poi un altro chiudo le pareti della doccia e mi godo quello fantastica sensazione. Prendo la spugna con la mano sinistra e applico un po di bagnoschiuma al talco con la destra e massaggiando la passo in tutto il corpo, dopo mi libero della schiuma che avevo accumulato precedentemente con il getto dell'acqua. Mi insapono il viso, ma questa volta ci impiego un po' più di tempo dato che sto tentando di togliermi il trucco della sera prima, senza sfigurare la faccia per tutta la vita, e con mia grande fortuna un Po di sapone mi va a finire nell'occhio,al ché mi dimeno come una foca per tutta la doccia tentando invano di togliermi la saponata. Dopo 5 minuti, esco fuori dalla doccia senza neanche una minima traccia di saponata, mi avvolgono nell'asciugamano e mi sporgo verso il lavandino per prendere lo spazzolino e il dentifricio. Stringo il tubetto del dentifricio in modo tale da metterne un po nello spazzolino, appena riesco, inizio a lavarmi i denti e avendo la bocca piena di schiuma e data la mia intelligenza inizio a fare smorfie e facce strane come un'imbranata, ma in fondo sono da sola quindi non corro pericoli, mettendo le mani a coppa prendo un po di acqua e sciacquo i denti. Mi vesto indossando un paio di jeans*so che in estate si dovrebbero mettere i pantaloncini,ma io non posso permettermi questo lusso* e una maglietta largha bianca,i cappelli li lascio liberi e porto un mollettone con me, in caso il caldo si faccia sentire in modo eccessivo. Cerco di rendermi più presentabile applicando una linea di eyeliner sul mio occhio tentando di farlo risaltare e un po' di Mascara. Bevo una tazzina di caffè, poso chiavi e telefono nella mia borsa, controllando nuovamente il suo contenuto e stando attenta che al suo interno non manchi niente. Esco di casa e chiudo la porta spingendolo con una forza esagerata, scendo le scale,inizio a camminare,fino a quando non mi ritrovo con un dolore lancinante al sedere che ha subito un terribile scontro con il suolo, alzo lo sguardo e i miei occhi si scontrano con un azzurro dello stesso colore dell'oceano e profondo com'esso. Alex.
Ha una canotta bianca che mette in risalto il suo fisico da Dio greco, un paio di Bermuda neri della Nike e un paio di Superga blu. In testa ha una benda rossa che gli tiene fermi i capelli biondo oro.
"Sta attento a dove cammini" dico massaggiandomi il di dietro
"Sei tu che ti sei messa d'intralcio nella mia strada, quindi la colpa è tua." Afferma lui trattenendo una risata
"Spero tu stia scherzando" affermo alzando il tono della voce
"Mi sei venuto addosso, perché non guardavi la strada, dato che eri intento a messaggiare con chissà quale puttana attraverso quel coso" indico il suo cellulare, che credo sia uno di ultima generazione
"Calmati, mi sa che qua qualcuna è gelosa" risponde lui con un ghigno da ebete in faccia, sostenendo il mio sguardo assassino, sto per controbattere, ma lui mi precede.
"Ah e per tua curiosità, quel coso-fa per indicare il suo cellulare- è un iphone 6 plus, vedo che in materia non ne sai nulla, ma non mi stupisco."
"No caro" alzo la mano in segno di stop "è differente la cosa, io non sono una figlia di papà a differenza tua, e per ottenere le cose devo farmi il mazzo cosi- faccio il segno con le dita-"
"La verità è che sei una poveraccia senza famiglia, lo sanno tutti" dice lui per decidermi

La rabbia si irradia in tutto il mio corpo, quasi prendendone possesso, ma nello stesso tempo vorrei piangere qui sul momento, ma non posso, non voglio e non devo.

Alzo il braccio e gli lascio un sonoro schiaffo sulla faccia
"Ma,cos.. sei forse impazzita?-esclama urlando e intento a massaggiarsi la guancia rossa e dolorante- qualcuno qua si sta scaldando. Tieni a bada le unghie gattina" finisce con un tono quasi scandalizzato
"Mi fai schifo. Non so se mi faccia più schifo tu, o il tuo atteggiamento" cerco di tenere un tono fermo ma una lacrima si fa spazio tra le altre che avevo trattenuto prima, così l'asciugo immediatamente con il palmo della mano.
Visto che lui non spaccicava parola, mi alzo dato che non è stato neanche così umile da aiutarmi, lo guardo per l'ultima volta in cagnesco, giro le spalle e me ne vado per la mia strada, lasciandolo indietro, assieme a tutte le cose che avrei voluto urlagli,ma che ho trattenuto.
Mi incammino fino a quando non arrivò a casa di Emi, suono il citofono tre volte, l'ho sempre fatto per farmi riconoscere, così mi apre subito il portone senza scendere le scale a controllare chi sia, salgo e la travo davanti a me, in tutta la sua bellezza. I lunghi capelli ramati le cadono lisci fino alle spalle, gli occhi azzurri sono messi in risalto da un trucco leggero con un po' di ombretto marrone, e il suo abbigliamento..beh, è stupendo, le mette in risalto il suo fisico mozzafiato accompagnato dalla sua altezza, non c'è nulla che lei abbia addosso, che non le metta in risalto qualche sua qualità.
Ricordo che molte volte le avevo consigliato di andare a fare i provini per qualche pubblicità o sfilata di moda, ma lei che è sempre stata cocciuta, quanto me, non mi ha mai dato ascolto, forse è anche questo uno dei motivi per il quale io e lei siamo sempre state migliori amiche.
"Emiii" pronuncio il suo nomignolo con molto entusiasmo
"Caaaaaa" fa altrettanto lei, avvolgendomi in un abbraccio che per poco non mi stritola
"Prontaa?" Dice lei felice come una bambina il giorno di Natale
Per un attimo abbasso lo sguardo.
"Tesoro, tutto okay?" Dice lei con tono caloroso alzandosi il viso
"Si certo sono solo un po' agitata" cerco di sembrare il più credibile e quindi faccio anche un sorriso tirato
"Farò finta di crederci, solo perché non voglio arrivare in ritardo il primo giorno di lavoro e non voglio sembrare ripetitiva o tanto meno ti voglio esausta.
Ma sappi che appena finiremo di lavorare, mi dovrai raccontare tutto nei minimi dettagli, e non è una richiesta con risposta multipla, ma un ordine. Non accetto scuse." "Ma"- non mi fa completare che riprende la parola
"Ti ripeto che non accetto scuse" continua "Sennò utilizzerò la mia arma letale: il solletito" Dice lei scimmiottando la voce e iniziando a muovere le dita proprio come le streghe.
Le lanciò uno sguardo di sfida
"Non oseresti.." dico in fine facendo gli occhi dolci
"Per ora ti risparmio,solo perché mi fai tenerezza, ma ora andiamo,su"
Detto questo mi rivolge un sorriso, poggia le sue mani sulle mie spalle e scendiamo le scale come se stessimo ballando il trenino. Muovendoci da destra a sinistra per le scale con un arrangiamento fatto a voce da noi due in persona.
Emily era così, sapeva renderti felice con poco. Sapevamo essere tanto uguali che opposte. Ma in fondo gli opposti si attraggono e noi ci completavamo, come una tela con i colori.
Non le avrei rovinato quella splendida giornata facendo uscire allo scoperto tutti i mostri che mi logoravano , non le avrei detto cosa provavo ogni volta che mi specchiavo o passavo di sfuggita davanti allo specchio, ne quante volte volte non mi fossi sentita abbastanza o all'altezza, non le avrei detto le innumerevoli volte che mi passavo durante il giorno, ne tutte le volte che mi sono sentita in colpa per aver mangiato, ne di tutte le volte che sono crollata perché ho atteso tanto una svolta nella mia vita che non è mai arrivata, tanto meno dei mie problemi con la scarsa autostima, anzi dei problemi che mi causava il fatto di non avere per niente autostima. Ne di tutte le notti insonni, che ho passato a piangere, o di tutti i complessi che riuscivo a farmi in meno di un secondo, delle svariate volte in cui ho scritto, segnato e contato tutte le cose che non andavo in me o i miei difetti, di tutte le cose che non sono riuscita a fare per la mia paura, per il mio non sentirmi abbastanza, quante volte i miei desideri e speranze siano andati in fumo. Non le avrei spifferato tutte le cose orribili e gli insulti che mi sono urlata davanti allo specchio piangendo, né di tutte le volte che mi sono ripetuta che questo mondo non fosse adatto a me. Tutte le volte in cui la realtà faceva i conti con la mia immaginazione, quando pensavo che il fisico non fosse tutto nella vita, che magari una ragazza come me sarebbe potuta stare con un ragazzo bello, o magari che mi trovasse solamente carina. Ma no. La realtà non era questa. I ragazzi volevano cose che io non sarei mai stata in grado di dargli. Non le avrei detto tutte le cose orribili che mi sono passate per le menti, quante volte mi sono ritrovata a piangere sola, ne di tutto le volte che ho tentato di liberarmi di tutto ciò, cacciandomi due dita in gola, tentando di migliorarmi, di dimagrire, di sentirmi meglio, di liberarmi dalla tristezza, dell'angoscia, da me stessa.
Non le avrei detto tutto ciò, ma non perché non mi fidassi di lei, assolutamente no. Ma ho sempre pensato che tutto ciò fosse un.po' come qualcosa da tenere segreto, come uno scrigno che non si vuole perdere e per questo si protegge e viene tenuto all'oscuro dal resto del mondo. Un po' come il vaso di Pandora, una volta aperto sarebbe successo il pandemonio. Magari un giorno quando sarei riuscita a togliermi questo peso, a raggiungere i miei traguardi, sarei riuscita a raccontare tutto questo, ma ora no. Era ancora troppo presto, ed ero ancora molto lontano dai miei ideali per stare bene con me stessa e dai miei traguardi.
Ricordo ancora quante volte ho visto il fidanzato di Emily guardarla con gli occhi di chi ama davvero, proprio come nell'amore dei film, oppure le occhiate furtive che gli innumerevoli ragazzi le rivolgevano, e ricordo anche, quante volte ho desiderato, anch'io di essere guardata in quel modo. Ma chi avrebbe mai guardato me, quando c'era una ragazza come Emily? Nessuno. E questo pensiero mi lasciava l'amaro in bocca, che non aveva alcuna intenzione di abbandonarmi.
Autrice
Ragazzi scusate se il capitolo è un po corto,solo che questa è la mia prima storia, d'ora in poi cercherò di farli più lunghi.

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