✾ 𝐃 𝐀 𝐈 𝐒 𝐘 𝐀 𝐍 𝐃 𝐌 𝐘 𝐎 𝐒 𝐎 𝐓 𝐈 𝐒

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  𝐃 𝐀 𝐈 𝐒 𝐘  𝐀 𝐍 𝐃  𝐌 𝐘 𝐎 𝐒 𝐎 𝐓 𝐈 𝐒

Anche il fiore più piccolo può avere le radici più resistenti

Busan, 24 aprile 2022
Ore 10:30, sweet coffee

Taehyung:

Sono passati un po' di giorni da quel giorno, quando io e Jungkook eravamo nel tetto dell'università a parlare... o meglio dire, confidarci senza andare nel dettaglio.

I primi due giorni, da quando avevamo deciso di essere amici, erano davvero stupendi, non facevamo altro che incontrarci, uscire insieme e conoscerci meglio.

Se Jungkook mi era apparso strano inizialmente dal nostro primo incontro, ora quella sua stranezza l'avevo iniziata ad apprezzare.

Era un ragazzo divertente e dolce dietro quella corazza d'acciaio che si era premurato di mettersi addosso per nascondersi e difendersi dal mondo.

Poi però, dal terzo giorno non riuscivo più a divertirmi in sua compagnia.

Non aveva niente che non andava, il problema semplicemente ero io.

Ero così deciso mesi fa di lasciare il mondo fuori dalla mia porta per proteggere le persone che amo, che ormai stare da solo mi ero come dire... abituato.

La mia mente aveva iniziato a pensare che non avere nessuno nella propria vita era l'unica soluzione per non far star male le altre persone.

C'erano volte però che la mia stessa mente dubitava di sé stessa. Pensava incessantemente, se rimanere da soli fosse una soluzione giusta.

Poi appunto, ritornava in sé e confermava che si, era la decisione giusta.

Jungkook aveva notato quel mio cambiamento di umore, e questo non fece altro che attaccarlo ancora di più a me.

Mi chiedeva più spesso come stavo, se mi andava di uscire e se c'erano novità nella mia grandiosa vita di merda.

Non avevo il coraggio di allontanarmi da lui, non ora che finalmente l'avevo più vicino.

Stare accanto a lui mi ha sempre reso nervoso, si spiega i miei comportamenti da maleducato nelle prime volte, nei primi giorni in cui l'ho incontrato.

Non lo trattavo di merda perché mi stava antipatico.

Lo trattavo di merda per proteggerlo da me stesso.

Ha già sofferto, lo leggo nei suoi occhi e lui stesso me l'ha confermato.

Non gli serve altro peso, non gli serve il mio dolore.

Gli basta già il suo.

In questo momento, ero proprio con lui, il ragazzo che ormai era diventato in qualche modo il centro dei miei pensieri.

Non importa se era nei paraggi, vicino a me o lontano... l'immagine del suo viso si faceva sempre spazio nella mia mente ogni volta che andavo a dormire, mi svegliavo o frequentavo i corsi.

Da quando l'ho incontrato e beccato all'università, non ho fatto altro che guardarlo dal lontano.

Avevo iniziato a venire ogni mattina allo sweet coffee, proprio per vederlo.

E lui nemmeno lo sapeva.

Non si era mai accorto della mia presenza proprio perché mi limitavo di dargli un'occhiata nelle finestre del bar e poi scappare via dalla mia auto.

"Ti eri addormentato durante la videochiamata." Borbottò mentre mescolava il suo caffè.

Risi, abbassando la testa, guardai la tazza bianca piena di cappuccino.

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